Contributi a fondo perduto 2021: istruzioni e requisiti. Quando arrivano i soldi

L'Agenzia delle Entrate ha aperto il canale online: guida alla misura prevista dal Decreto Sostegno

Il contributo a fondo perduto sul sito dell'Agenzia delle Entrate

Il contributo a fondo perduto sul sito dell'Agenzia delle Entrate

Roma, 31 marzo 2021 - Via libera alle domande per i nuovi contributi Covid a fondo perduto. Ieri mattina alle 10 l’Agenzia delle Entrate ha comunicato l’apertura del canale online sul portale Fatture e corrispettivi per trasmettere le richieste per il contributo a fondo perduto previsto dal Decreto legge n. 41/2021 (Dl Sostegni).

Il nuovo decreto Covid: le notizie di oggi

Sommario

Cosa sono i contributi a fondo perduto

In pratica il quinto decreto per gli aiuti a partite Iva e imprese che hanno subito i danni economici provocati alle loro attività da pandemia e lockdown. I nuovi contributi dovrebbero, secondo le previsioni del governo, ampliare a oltre 3 milioni la platea dei beneficiari di un sostegno che andrà da un minimo di mille euro fino a un massimo di 150mila per chi fattura fino a 10 milioni di euro e ha subito nel 2020 almeno un calo del fatturato del 30% rispetto al 2019, con l’eccezione delle start up, le aziende nate dal 1° gennaio 2019 per cui l’Agenzia delle Entrate ha corretto l’altro giorno la norma del decreto Sostegni.

Come fare domanda

Da ieri, quindi, fino al 28 maggio i contribuenti interessati potranno presentare la loro domanda mediante il desktop telematico o trasmettendo online, tramite il servizio web presente sul portale Fatture e Corrispettivi, l'apposito modello disponibile sul sito dell’Agenzia (www.agenziaentrate.gov.it). Per accedere bisogna essere in possesso delle credenziali Spid, Cie o Cns o quelle rilasciate dall’Agenzia.

L’invio delle istanze è anche possibile tramite gli intermediari delegati per il Cassetto fiscale o per il servizio di consultazione delle fatture elettroniche o specificatamente incaricati per la richiesta di contributo. A quanto ammonta. Il contributo a fondo perduto 2021, previsto dal decreto Sostegni, che ha visto ieri mattina l’invio già di oltre 2mila domande, e per il quale il governo conta di accreditare sui conti correnti l’importo dovuto già dall’8 aprile - in alternativa si può utilizzare la somma spettante come credito di imposta - vale da un minimo di 1.000 euro (2.000 per i soggetti diversi dalle persone fisiche) a un massimo di 150mila euro.

Spetta a tutti i titolari di partita Iva e alle imprese, compresi i forfettari, i professionisti iscritti agli ordini, le aziende agricole, gli enti non commerciali e le associazioni sportive dilettantistiche (Asd). A chi spetta il contributo e a chi no.

Requisiti

Come spiega la guida "Contributo a fondo perduto del decreto "Sostegni"", consultabile sul portale dell’Agenzia delle Entrate, per poter chiedere il contributo a fondo perduto 2021 bisogna aver subìto un calo del fatturato e dei corrispettivi di almeno il 30% tra il 2020 e il 2019. Senza calo di fatturato, non si ha diritto al contributo. Sono esclusi anche tutti i soggetti che nel 2019 hanno avuto ricavi oltre i 10 milioni di euro. È escluso, inoltre, chi non aveva una partita Iva attiva alla data del 23 marzo, giorno di entrata in vigore del decreto Sostegni. Perciò, chi ha cessato l’attività per colpa del coronavirus, non ha diritto ad alcuna somma.

Come si calcola il fatturato

Il calo di fatturato tra il 2020 e il 2019 considera tutte le fatture attive (immediate e differite) al netto dell'Iva relative a operazioni tra il 1° gennaio e il 31 dicembre. Vanno incluse anche le cessioni dei beni ammortizzabili. Il calo del 30% va misurata rispetto al fatturato medio mensile. In questo modo, anche chi ha aperto l’attività nel corso del 2019 potrà effettuare un confronto omogeneo (ricardatevi che nel conto della media mensile 2019, va escluso il mese in cui è stata aperta la partita Iva). Chi ha aperto la partita Iva dal 2020 in avanti, invece, non ha un parametro di riferimento per calcolare il calo di fatturato. In questo caso, spetta il contributo nella misura minima (1.000 o 2.000 euro).

La stessa cosa vale per le "start up" nate con l’apertura della partita Iva dal 1° gennaio 2019 che, in base alle modifiche apportate al decreto dall’Agenzia delle Entrate, potranno beneficiare dei maggiori ristori qualora la perdita del fatturato fosse maggiore del 30% (calcolando la media mensile) ma comunque se il calo dei ricavi non dovesse arrivare al 30% o dovessero addirittura registrare un aumento degli affari, avranno diritto al contributo minimo.

Come si calcola il contributo

Il contributo si calcola in percentuale sul calo di fatturato medio mensile, secondo cinque fasce. Indennizzo pari al 60% del calo di fatturato, per chi nel 2019 aveva ricavi o compensi fino a 100.000 euro, 50% per i soggetti con ricavi oltre 100.000 e fino a 400.000, 40% con ricavi oltre i 400.000 euro e fino a 1 milione, 30% da 1 a 5 milioni e 20% da 5 fino a 10 milioni.

Per prima cosa, quindi, va calcolato il calo di fatturato, poi si applica la percentuale di contributo spettante. Il contributo non può mai essere inferiore a 1.000 euro (per le persone fisiche) o 2.000 euro (per gli altri soggetti), né superiore a 150.000 euro.

Controlli, sanzioni, revoca

Per l’erogazione del contributo, le sanzioni e i controlli sono gli stessi già previsti per gli aiuti concessi dal governo Conte. L’Agenzia delle Entrate farà controlli preventivi prima di erogare il contributo ma chi riceverà un sostegno economico non spettante potrà essere chiamato a restituirlo con le sanzioni e gli interessi. Chi si accorge di aver ricevuto un contributo non spettante può comunque sempre rinunciare restituendo, se già incassata, la somma con il modello F24 e con l’aggiunta di sanzioni e interessi scontati grazie al ravvedimento operoso.