Roma, 3 luglio 2013 - La Consulta ha dichiarato oggi illegittimo l’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori, nella parte che consente la rappresentanza sindacale aziendale (Rsa) ai soli sindacati firmatari del contratto applicato nell’unità produttiva. La decisione è stata adottata nell’ambito del ricorso della Fiom, esclusa dalla Rsa, contro la Fiat.
La Consulta, si legge in una nota, nella camera di consiglio di oggi, ‘’ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 19, 1 c. lett. b) della legge 20 maggio 1970, n. 300 (cosiddetto ‘Statuto dei lavoratori’) nella parte in cui non prevede che la rappresentanza sindacale aziendale sia costituita anche nell’ambito di associazioni sindacali che, pur non firmatarie di contratti collettivi applicati nell’unità produttiva, abbiano comunque partecipato alla negoziazione relativa agli stessi contratti quali rappresentanti dei lavoratori dell’azienda’’.
La questione di legittimità costituzionale, discussa ieri, è stata sollevata e rimessa alla Consulta dai giudici dei tribunali di Torino, Modena, Vercelli, a seguito dei ricorsi presentati dai metalmeccanici della Cgil, esclusi dalle Rsa per non aver firmato il contratto specifico della Fiat, che richiama l’articolo 19 della legge 300 del 1970. Il sindacato aveva sollevato il contrasto con gli articoli 2, 3 e 39 della Costituzione, ossia sulla lesione del principio solidaristico, la violazione del principio di uguaglianza e del principio di libertà sindacale.
“La Costituzione rientra in fabbrica. E’ una vittoria di tutti i lavoratori. Non ci sono più alibi: il governo convochi immediatamente un tavolo con la Fiat e tutte le organizzazioni sindacali per garantire l’occupazione e un futuro industriale. E’ ora che il Parlamento approvi una legge sulla rappresentanza”. Queste le prime parole, affidate al sito del sindacato, del segretario della Fiom, Maurizio Landini.
La Fiom ha poi diffuso un comunicato del collegio difensivo, in cui si spiega che “è stata neutralizzata la strategia della Fiat che aveva disconosciuto tutti gli accordi collettivi, compreso quello che istituiva le Rsu, contando in una interpretazione dell’art. 19 dello Statuto dei Lavoratori che le consentisse di tenere la Fiom fuori dalle proprie aziende, unicamente perche’ il testo della norma prevedeva il requisito dell’essere firmatari della contrattazione collettiva applicata in azienda”.
La Fiom, continua la nota, “aveva promosso una serie di procedimenti per condotta antisindacale, mentre alcuni giudici avevano proposto la lettura ‘costituzionalmente orientata’, oggi accolta dalla Corte e altri avevano invece respinto i ricorsi, i Tribunali di Modena, Vercelli e Torino avevano rimesso la questione alla Corte Costituzionale che è stata discussa nella giornata di ieri, 2 luglio, e decisa nei termini di cui alla nota della Consulta”.
Il collegio difensivo della Fiom-Cgil esprime “la sua piena soddisfazione per l’intervento dei giudici delle leggi che ha ripristinato un principio di democrazia nei luoghi di lavoro che tiene conto della effettiva rappresentatività delle organizzazioni sindacali, senza condizionare l’agibilita’ sindacale alla firma del contratto collettivo applicato, in armonia con lo spirito del recente accordo interconfederale del 31 maggio 2013”.
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