Roma, 18 giugno 2012 - Una settimana in meno di ferie per aumentare il Pil. E' la proposta buttata lì dal sottosegretaio all'Economia, Gianfranco Polillo, che non mancherà di far discutere. Aumentare cioè il tempo di lavoro per far ripartire la produttivita'. . ''Nel brevissimo periodo, per aumentare la produttivita' del Paese - ha spiegato - lo choc puo' avvenire dall'aumento dell'input di lavoro, senza variazioni di costo; lavoriamo mediamente 9 mesi l'anno e credo che ormai questo tempo sia troppo breve''.

Secondo Polillo, ''se noi rinunciassimo ad una settimana di vacanza avremmo un impatto sul pil immediato di circa un punto''.  Il sottosegretario, parlando a margine di un convegno a Roma,non vede particolare difficolta' ne' da parte dell'industria, ne' da parte dei sindacati. ''Da parte dell'industria - ha precisato Polillo - questo non deve essere un accordo generalizzato ma puo' essere fatto per le aziende gia' ristrutturate che hanno mercato e quindi puntare principalmente sui contratti di secondo livello. Per quanto riguarda i sindacati, ha continuato Polillo, ''e' una fase di riflessione, ma devo dire che non sono contrari a questa ipotesi, almeno la parte piu' avveduta del sindacato che sta riflettendo per conto suo su questo; all'interno di tutte le sigle, compresa la Cgil, ci sono settori illuminati e riformisti che vi ci stanno ragionando''.

A giudizio di Polillo "stiamo vivendo sopra le nostre possibilità perché abbiamo un deficit delle partite correnti della bilancia dei pagamenti che è di circa 3 punti di Pil e che è un dato un po' sottovalutato". Questo deficit delle partite correnti, ha proseguito Polillo a margine della presentazione del rapporto annuale Assolowcost, "significa che noi ogni anno per sostenere i nostri consumi interni abbiamo bisogno di prestiti esteri che negli ultimi 2 anni sono stati pari a 50 miliardi l'anno e quindi se non chiudiamo questo gap, non possiamo continuare a usare prestiti esteri per sostenere i nostri consumi. Questo gap possiamo chiuderlo in due modi: o riducendo ulteriormente la domanda interna, cosa che mi sembra inaccettabile per il Paese, oppure aumentando il potenziale produttivo producendo di più e meglio". Nell'attuale crisi economico e con gli attuali tassi di interesse, "non possiamo più permetterci questo andamento con gli spread attuali", ha concluso.