Milano, 5 febbraio 2011 - La Cgil torna a chiedere che il governo convochi un tavolo sulla Fiat dopo le dichiarazioni dell'a.d., Sergio Marchionne, che ha prospettato l’ipotesi di una fusione della Fiat con la Chrysler e il trasferimento della sede a Detroit nel giro di 2-3 anni

"Mi pare che questa dichiarazione confermi tutte le preoccupazioni che avevamo. Non possiamo che continuare a chiedere che il Governo faccia una volta tanto il suo mestiere, ovvero convocare Marchionne, e che si discuta finalmente del piano industriale e delle cose vere invece che di come trattare male i lavoratori", ha dichiarato Susanna Camusso a margine dell’iniziativa di Libertà e Giustizia.

"E’ da tempo - ha detto ancora il numero 1 della Cgil - che diciamo che bisogna fare una discussione di politica industriale e che il governo doveva chiedere delle garanzie a Fiat perché l’operazione ci pareva essere il trasferimento negli Stati Uniti". "Mi pare - ha sottolineato - che questa dichiarazione (di Marchionne, ndr) confermi tutte le preoccupazioni che avevamo".

Le parole dell'amministratore delegato del Lingotto sono state al centro anche dell'intervento conclusivo del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, all'assemblea nazionale. "Dopo averci spiegato come si facevano i turni - ha detto Bersani - ora Marchionne vuol dirci precisamente cosa sta succedendo nelle prospettive della Chrysler? Dobbiamo aspettarci il regalo che dopo 150 anni Torino diventa la periferia di Detroit? Noi non siamo d’accordo. Vogliamo risposte precise".

IL SINDACO DI TORINO - Dal canto suo il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, giudica "inaccettabile" a fronte "degli sforzi fatti dagli enti locali" l’ipotesi, avanzata dall’ad di Fiat, Sergio Marchionne, che la governance del gruppo sia trasferita negli Usa.

"Spero sia stata una battuta decontestualizzata - ha detto Chiamparino durante la registrazione del programma 'Che tempo che fa' di Fabio Fazio -. Per questo, assieme al presidente della Provincia e della Regione ho chiesto di avere un incontro". La scelta ipotizzata, a suo avviso, sarebbe anche "contraddittoria con i risultati del referendum", in quanto "sarebbe contraddittorio fare un investimento da un miliardo su Mirafiori e poi spostare il cosiddetto headquarter altrove".

"Non ne so di più rispetto ai lanci d’agenzia - ha detto Chiamparino -, ma non è accettabile soprattutto alla luce dei risultati di Pomigliano e Mirafiori e degli sforzi fatti dagli enti locali, meno, lo devo dire, dal governo". "Credo che sarebbe utile che scendesse un po’ in campo anche il governo, perché il gruppo Fiat non è solo una questione torinese", ha detto Chiamparino, il quale spera "di avere notizie sia da Marchionne che dal Governo".

GLI ALTRI SINDACATI - "Il rincorrersi di queste ultime notizie su Fiat di certo non rasserena gli animi, anzi genera ancor più tensione e rende poco costruttivo il dialogo tra il sindacato e l'azienda", ha dichiarato in una nota Giovanni Centrella, segretario generale dell'Ugl.

"Siamo convinti - continua la nota - che Fiat non voglia e non possa spostare la produzione in altri paesi, però è necessario che il Lingotto ora metta tutte le carte sul tavolo e dica chiaramente cosa vuol fare, presentando il proprio piano industriale per tutti gli stabilimenti italiani, in maniera esaustiva e definitiva. Ora è il momento di lasciare da parte ogni forma di polemica e tornare a discutere seriamente del futuro del Gruppo".

"Le dichiarazioni di Marchionne non sono una novità, se si leggono attentamente le sue dichiarazioni passate, e sono anche piene di condizionali, dunque la partita è aperta". E' invece quanto afferma il segretario della Fim-Cisl di Torino, Claudio Chiarle. "Certo l’atteggiamento del Governo che è privo di una qualsiasi politica industriale capace di attrarre capitali e imprenditori stranieri, anzi si lascia sfuggire anche quelli italiani non contribuisce a porre le condizioni affinchè la testa di Fiat rimanga in Italia", sostiene il Segretario dei metalmeccanici torinesi della Cisl.

D’altra parte, prosegue, "anche la vasta opposizione politica all’accordo prima di Pomigliano e poi di Mirafiori, insieme al fronte del NO sindacale, coordinato dalla Fiom, che persegue una conflittualità permanente, disincentivano qualsiasi investimento industriale in Italia".

"E' straordinario che la politica del Governo e quella della Fiom che sono contrapposte raggiungano lo stesso scopo, impoverire industrialmente il Paese, danneggiare i salari dei lavoratori - e conclude il Segretario della FIM, Claudio Chiarle - La Fim di Torino, insieme al fronte del SI continuerà a lavorare affinchè si consolidi la base produttiva in Italia, attraverso la contrattazione, perchè solo così si difende la nostra capacità produttiva e progettuale, gli investimenti e il lavoro per dare un futuro di occupazione. Questo è essere progressisti altrimenti si è conservatori dell’esistente che è già passato".

 

 

MARCHIONNE A SACCONI:  "NON SI SPOSTA LA SEDE" - "Il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maurizio Sacconi, ha avuto un colloquio telefonico con l’amministratore delegato di Fiat nel corso del quale Marchionne ha spiegato il senso delle ipotesi formulate con esclusivo riferimento a futuri e possibili, ma assolutamente non decisi, assetti societari, senza alcun riferimento nè per l’oggi nè per il domani a una diversa localizzazione delle funzioni direzionali e progettuali della società". È quanto si legge in una nota diffusa dal Ministero.