NON È UN MITO: esiste. Punto e basta. Quindi facciamola finita con tutte le presunzioni maschili che ritengono un mistero oscuro la genesi dell’orgasmo femminile (vaginale). Non avendo i più disarmati assimilato i semplici meccanismi dell’utilizzo partecipato, liquidano da decenni la faccenda con la storia del mito. Sessualità femminile? Ahhh, un mistero (ma quella maschile di misterioso nulla deve avere). Col risultato che, stando ai sondaggisti, il 60 per cento delle signore si rassegna a fingere pur di non ledere lo smisurato ego del maschio alfa.
Dopo trattati filosofici sulla questione, ricerche e smentite, oggi la scoperta è inconfutabile: il punto Grafenberg (a menzione delll’illuminato ginecologo che mezzo secolo fa lo individuò), meglio noto come punto-G, esiste ed è stato anatomicamente isolato. Citando Luciana Littizzetto, la «mappa di navigazione» verso l’oggetto misconosciuto è stata disegnata in realtà nel 2008 da Emmanuele Jannini, docente di Sessuologia dell’Università dell’Aquila. Jannini è stato il primo in effetti ad avvistare il misterioso “pulsante del piacere” osservando un campione di donne con una semplice ecografia transvaginale.
Ostrzenski però oggi ha pubblicato il suo lavoro di isolamento del tessuto ed è questa la prima conferma anatomica dell’esistenza del punto-G.

DOVE STA? Il tenero angoletto è situato sulla parete frontale della vagina a un’altezza di circa 2 centimetri e mezzo (e fin qui anche Grafenberg ci era arrivato), ma ora se ne conosce anche l’ingombro: lunghezza 8,1 millimetri, larghezza da 3,6 a 1,5 mm, altezza 0,4 mm; non solo, Ostrzenski ha visto che una volta estratto, il reperto è estendibile fin’oltre i 3 centimetri e somiglia al tessuto erettile (il tessuto cavernoso) dei genitali maschili e del clitoride. Resta da chiarire se questo ispessimento sia presente e nella stessa posizione nel corpo di tutte le donne, spiega Ostrzenski in un’intervista; ma Jannini nel suo studio ne documentava la presenza solo in una parte del suo campione, non a caso quelle donne capaci di orgasmo vaginale. (Tutte le altre fingono: ne prendano atto lorsignori). Questa prova anatomica potrebbe avere ovviamente implicazioni cliniche, ma quel che inquieta noi comuni mortali è Ostrzenski medesimo il quale teme futuribili applicazioni commerciali. Oddio, quali potranno mai essere? Discriminazione sociale fra le diversamente G-dotate e non? Plastica additiva non più solo per zigomi e tette ma specializzata nell’innesto del prezioso lembo? Per ora limitiamoci a ipotizzare qualche sexy-toy con gps incorporato che conduce direttamente sul target.
Clic. Wow. Ahhh.