{{IMG_SX}}La fantasia al potere. Anche nel calcio è quasi un'utopia, specie nel modello agonistico degli anni Duemila, dove l'esasperazione atletica schiaccia la luce del genio. Eppure sono proprio le giocate dei fantasisti, quei colpi d'ala che riscattano la muscolare monotonia di una partita a illuminare il calcio, a trasformare il rettangolo verde in una palestra di magie. E' per questo che Sandro Picchi, maestro di giornalismo e consumato conoscitore del mondo del pallone, ha deciso di dedicare un libro ai fantasisti: questa specie rara che è sopravvissuta, a dispetto di tutto, alle mutazioni tattiche e strategiche e alle esasperazioni fisiche che il calcio ha vissuto nella sua storia centenaria.


Ed è piacevolissimo leggere ''Quando il pallone si indiavolò'' (Editoriale Olimpia, 12 euro). E' bello farsi condurre per mano da un narratore così esperto e colto attraverso le diverse ere del pallone: dal metodo al sistema, dal calcio totale alla zona, dai primordi del gol fino allo spettacolo planetario di oggi. Il percorso di snoda da Cevenini a Meazza, da Gino Cappello a Sivori fino agli eterni Pelè, Maradona, Cruyff, Platini, agli idoli degli anni Novanta e Duemila, sbozzati con tratti brevi ed efficacissimi nella loro personalità tecnica e nel carattere. Il saggio, che somiglia in realtà a un romanzo breve, non può trascurare la generazione degli abatini (Rivera, Mazzola, Corso), nè i fantasisti che hanno occupato ruoli insolti come i portieri Sentimenti IV e il kamikaze Giorgio Ghezzi. Ma il racconto si fa ancor più vivo e acceso quando Picchi concentra i riflettori sulla grandezza incompresa di Baggio, inviso a quasi tutti i suoi tecnici e sul riscatto inglese del fenomeno Zola, il sardo di ferro, campione di calcio e di umanità.


E c'è una tesi che alimenta e sostiene la narrazione: i fantasisti non sono mai morti, nonostante il calcio corra verso una dimensione atletica sempre più marcata. Sono cambiati, si sono adattati: una vera e propria mutazione della specie, che ha condotto ai grandi fantasisti di ieri e di oggi: da Zidane fino Kakà, da Cristiano Ronaldo a Ronaldinho. Intuito, fantasia, magie balistiche si sposano oggi a tempi di esecuzione infinitamente brevi, quasi istantanei. Combinando finte e dribbling alla rapidità i fantasisti del Duemila si sono assicurati la sopravvivenza, ci hanno garantito la gioia di uno spettacolo puro, capace di eternare la leggenda del calcio. E non soltanto di superman fisici parla Sandro Picchi, anzi il suo racconto culmina nel fantasista argentino Lionel Messi, il più vicino a Maradona per naturalezza di tocco, genialità delle giocate, per l'istinto animale che sembra percorrerlo. Proprio Messi, che la natura aveva schiacciato a terra fino ad affliggerlo con lo spettro del nanismo, rappresenta la rivincita più clamorosa della fantasia sul calcio fatto di schemi, di stereotipi e di titani invincibili. O quasi.