Variante Xj isolata in Italia: equivale a Xe. Più contagiosa di Omicron 1 e 2

Una sottomutazione di Omicron individuata in Calabria. Secondo le ultime analisi la BA.2 rappresenta a oggi l'80% dei casi di Covid in Italia

Covid, analisi su campione in laboratorio

Covid, analisi su campione in laboratorio

Roma, 8 aprile 2022 - Isolata per la prima volta in Italia la variante Xj del Covid, nuova sotto-mutazione di Omicron che è considerata equivalente alla "variante Xe" di cui si parla da giorni e che è comparsa in Gran Bretagna. A individuarla un laboratorio dell'Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria, diretto da Maria Teresa Fiorillo. Al momento sappiamo che sarebbe una ricombinazione delle sotto varianti di Omicron BA1 e BA.2, finora era nota solo per un numero limitato di casi registrati in Finlandia a fine marzo. La variante Xe, considerata alla pari di Xj, è ritenuta il 10% più trasmissibile rispetto alla già contagiosissima BA.2.

Covid, sequenziata la variante Xf, mix di Delta e Omicron. Cosa sappiamo

La Xj è stata isolata in due casi di soggetti positivi al coronavirus, e i risultati sono stati inviati all'Istituto superiore di sanità che li ha validati. Da quanto si appreso, "la sequenza isolata nei due casi rilevati di Xj, equivalente di Xe non fa seguito ad una mutazione del virus ma, più precisamente, ad una fusione di componenti genetiche di Omicron" e non è stata depositata nelle banche dati internazionali. In particolare a carico di Xj è stata rilevata anche una maggiore contagiosità. Oltre a quelli riferiti alla Finlandia altri due casi, analogamente a quanto avvenuto a Reggio Calabria, sono stati riscontrati in contemporanea anche in Thailandia.

Nel frattempo, oggi le analisi di Ceinge-Biotecnlogie hanno rivelato che Omicron 2 è di gran lunga la variante Covid dominante in Italia. La ricerca, basata sui dati delle banche Gisaid e Ncbi Virus in cui sono deposte le sequenze genetiche, mostra come la sotto mutazione BA.2 rappresenti al momento l'80% dei casi di Coronavirus nel nostro Paese. "Le stime degli ultimi 15 giorni indicano che, in Italia, Omicron rappresenta quasi il 100% delle sequenze pubblicate, con BA.2 attestata a circa l'80%", osserva Angelo Boccia, che ha elaborato i dati e che lavora nel gruppo di Bioinformatica del centro, coordinato da Giovanni Paolella. Secondo Ceinge non è ancora riportata nel nostro Paese nessuna sequenza della variante Xe. 

Variante Xe, il confronto con le altre mutazioni Covid: cosa dicono gli esperti

La variante Xe

Ancora poche le informazioni sulla mutazione Xe che si considera equivalente alla Xj individuata in Italia. Si sa che è comparsa il 19 gennaio scorso in Gran Bretagna, come conferma l'Oms, quando sono state osservate 600 sequenze. Troppo pochi i dati per poter tracciare un quadro dei sintomi di Xe. Ci si ferma alle prime impressioni degli esperti che, pur senza sbilanciarsi, cercano di non usare toni allarmanti. "Non sembra più aggressiva, più mortale e più patogenetica - diceva qualche giorno fa Matteo Bassetti - . Il ciclo completo vaccinale (con booster) funziona nel prevenire forme gravi". Invita a non sottovalutare la mutazione Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto farmacologico Mario Negri. "Si tratta di una variante ricombinante, ovvero che ha unito in sé parti di Omicron BA.1 e di Omicron BA.2. Al contrario di altri ceppi ricombinanti, come Xd e Xf (mix tra Delta e Omicron), che non hanno grande diffusione, Xe sta prendendo piede in Inghilterra (dove l'attività di sequenziamento è molto intensa) e ci aspettiamo che possa essere già presente anche in Italia". 

A proposito della variante Xe, qualche giorno fa era intervenuto il professor Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana malattie infettive (Simit) e primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma.  "Se parliamo in termini di virulenza, cioè di aggressività, di capacità da parte della Xe di dare patologia grave, direi che questa nuova variante del Covid-19 non sembrerebbe essere particolarmente più severa rispetto alle precedenti", le parole di Andreoni. Che predicava cautela in attesa di dati definitivi.  "Quello che si sta vedendo - aggiungeva  - è che man mano che queste varianti si generano si perde un po' di capacità da parte dell'immunità di difenderci dall'infezione, che diventa sempre più frequente anche nei soggetti vaccinati".

Circa la protezione dai casi gravi, invece, "l'immunità sembrerebbe ancora funzionare bene". Secondo il primario la Xe potrebbe essere quindi in grado di superare la protezione del siero a livello di infezione in maniera maggiore rispetto alla variante "che stava circolando precedentemente". Variabile da considerare anche la distanza tra una dose e l'altra, con "i famosi 120 giorni" al termine dei quali il "vaccino inizia a perdere la sua capacità di proteggere dall'infezione".  Oggi, intanto, è stato isolato in Brasile il primo caso di variante Xe. Infettato un paziente di 39 anni che ha riportato sintomi lievi