ArchiveVaccini Covid, analisi su trecento decessi. "Il legame è solo in quattro casi"

Vaccini Covid, analisi su trecento decessi. "Il legame è solo in quattro casi"

Il report dell’Aifa dopo 32 milioni di iniezioni. "Indagine medica accurata, poi a decidere è l’algoritmo Oms"

Camilla Canepa, 18 anni di Sestri Levante, è morta dopo il vaccino AstraZeneca

Camilla Canepa, 18 anni di Sestri Levante, è morta dopo il vaccino AstraZeneca

In Italia le morti correlate ai vaccini anti Covid – dopo oltre 32,4 milioni di dosi somministrate – sono soltanto quattro. Le segnalazioni di effetti avversi sono invece 66.258 (204 casi su 100mila dosi), per 89,4% non gravi e solo per il 49% correlabili alla vaccinazione. Il quinto rapporto sulla sorveglianza sui vaccini Covid stilato dall’Aifa (la nostra agenzia regolatoria sui farmaci) fa chiarezza dopo che su vari siti No Vax e anche via WhatsApp era tornata a circolare una lista (comparsa per la prima volta a fine marzo) di presunte morti ’da vaccino’ che era ricca di 54 nomi. In realtà l’Aifa dà numeri molto più alti per le morti avvenute nelle due settimane dopo una vaccinazione Covid, ma chiarisce che in solo quattro casi c’è una correlazione. Non sono quindi morti ’da vaccino’ ma ’dopo il vaccino’ e questo fa un’enorme differenza.

I casi si susseguono a ritmo regolare. Il Policlinico di Bari ieri ha segnalato all’Aifa "un sospetto evento avverso di tipo ischemico" su un uomo che era stato vaccinato il 26 maggio con J&J, nei giorni successivi ha avuto un malore e dal 12 giugno è ricoverato in rianimazione al Policlinico. Spetterà all’Aifa valutare se c’è correlazione con il vaccino. E questo vale a maggior ragione per i decessi.

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"La morte dopo la vaccinazione – si osserva in Aifa – è un evento solo coincidente con la somministrazione del vaccino perché le cause del decesso sono dovute ad altre patologie concomitanti o eventi già in atto al momento della vaccinazione. La morte per la vaccinazione, invece, avviene a seguito di una sequela di eventi identificati come correlabili alla vaccinazione che, sfortunatamente, non è stato possibile arginare con opportune terapie e interventi specialistici". In Italia, al 26 maggio 2021, osserva l’Aifa nel suo quinto rapporto, "sono state inserite 328 segnalazioni con esito ’decesso’ con un tasso di segnalazione di 1100.000 dosi somministrate, indipendentemente dal nesso di causalità". Il rapporto evidenzia il numero di segnalazioni di decessi per tipologia di vaccino: 213 sono stati segnalati dopo PfizerComirnaty, 58 dopo il vaccino Moderna, 53 dopo Vaxzevria e quattro dopo il vaccino Janssen. "Il 68,6% delle segnalazioni (225 su 328) – sottolinea ancora l’Aida – ha avuto una valutazione di causalità con l’algoritmo utilizzato nell’ambito della vaccinovigilanza. L’età media del decesso è di 78,6 anni". Nei 225 decessi su cui è stata terminata la valutazione, prosegue Aifa, "il 57,8% dei casi è non correlabile, il 36,9% indeterminato e il 3,6% inclassificabile per mancanza di informazioni necessarie all’applicazione dell’algoritmo. In quattro casi (1,8% del totale), la causalità risulta correlabile".

Il dato è comparabile con quello di altre agenzie. L’Agenzia regolatoria del Regno Unito (Mhra) ha riscontrato un tasso di due decessi correlabili ogni 100mila dosi somministrate il Vaccine Adverse Event Reporting System (Vaers) negli Stati Uniti parla di 1,7 decessi ogni 100mila dosi, il rapporto di Swissmedic riporta 2,3 casi ogni 100mila vaccinazioni. Da sottolineare che la mortalità riscontrata è largamente inferiore a quella attesa in due settimane in un gruppo così vasto di popolazione.

"La valutazione di una segnalazione di sospetta reazione avversa – osserva la dottoressa Anna Rosa Marra, dirigente del servizio di farmacovigilanza di Aifa – viene effettuata dai Centri Regionali di Farmacovigilanza in collaborazione con Aifa, dando priorità ai casi a esito fatale e ai casi gravi, e consta di diverse fasi. Innanzitutto viene verificata la quantità e qualità di informazioni allegate alla segnalazione. In particolare per i casi con esito fatale è necessario reperire relazioni cliniche, esito autoptico e cartella ospedaliera per le quali spesso ci sono tempi tecnici o difficoltà legate a procedimenti giudiziari che ne rallentano la disponibilità. Pertanto i casi ’non valutati’ sono in realtà in corso di approfondimento".

Raccolto il materiale per i singoli casi, viene analizzato con l’algoritmo dell’Oms. "L’algoritmo – prosegue Marra – tiene conto del tempo intercorso tra vaccinazione e reazione segnalata, coesistenza di possibili cause alternative, dati noti sull’associazione della reazione e la vaccinazione, frequenza dell’evento nella popolazione generale, plausibilità biologica. Sulla base delle informazioni disponibili si valuta la probabilità per cui un vaccino e quel certo evento siano legati da un rapporto causale. Le interpretazioni di tale algoritmo possono portare a escludere (’non correlabile’) o a ritenere plausibile (’correlabile’) l’associazione tra i due eventi. Qualora l’associazione temporale sia compatibile, ma le prove non siano sufficienti a supportare un nesso di causalità, il caso viene definito ’indeterminato’".

Il risultato è solo di quattro casi correlabili. "Nei quattro casi descritti nell’ultimo rapporto – osserva la dirigente della Farmacovigilanza ’post market’ – il vaccino era l’unica spiegazione plausibile per gli eventi che hanno condotto al decesso. Il vaccino può aver agito come causa scatenante, o come causa primaria dando luogo a un evento avverso molto grave che non è stato possibile arginare con le attuali terapie disponibili".

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