Referendum Cannabis Legale: quante firme raccolte e come funziona negli altri Paesi

Tutto quello che c'è da sapere sulla campagna referendaria. L'Agenzia mondiale antidoping valuta se rendere legale l'assunzione di cannabis nel mondo dello sport

Riccardo Magi, deputato +Europa

Riccardo Magi, deputato +Europa

Roma, 15 settembre 2021 - L'obiettivo sono le 500.000 firme necessarie all'abrogazione totale o parziale di una legge, previste dall'articolo 75 della Costituzione. In soli 4 giorni, la campagna sul referendum sulla Cannabis Legale coordinata dall'Associazione Luca Coscioni e promossa sia Meglio Legale, Forum Droghe, Antigone e Società della Ragione sia da rappresentati di +Europa, Possibile e Radicali italiani ha già raccolto oltre 491.000 sottoscrizioni. Vediamo dove si può firmare e rispondiamo a tutti gli eventuali dubbi sul referendum.

Referendum Cannabis Legale: superate le 500mila firme. Pro e contro

Come firmare

La mobilitazione popolare è stata ampia fin da subito: in 48 ore erano già state raccolte 220.000 sottoscrizione. Merito anche della possibilità di firmare online sul sito www.referendumcannabis.it tramite Spid, firma digitale o TrustPro, cosa impossibile prima del Decreto Semplificazioni varato ad agosto dal Governo. Il tempo massimo per raggiungere il quorum di 500.000 firme è fissato al 30 settembre, solo 20 giorni in totale dall'inizio della campagna (11 settembre). Poi, secondo la normativa vigente, entro il 30 ottobre le firme raccolte andranno certificate e consegnate in Corte di Cassazione e a quel punto, se tutto sarà regolare, si voterà nella primavera 2022.

Su questo tema Riccardo Magi, prima segretario dei Radicali e ora presidente di +Europa, ha lamentato un trattamento disparitario del Referendum sulla Cannabis. "Per gli altri - ha dichiarato - il termine per il deposito delle firme è il 31 ottobre di quest'anno. La norma che impone a questo referendum la consegna entro il 30 settembre è discriminatoria". A dare manforte alla campagna di sensibilizzazione si è unito anche da Elio Vito di Forza Italia, che si è rivolto direttamente al Presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai, il senatore Barachini: "Occorre che il servizio pubblico agisca per trasmettere una corretta e completa informazione ai cittadini anche su questa iniziativa referendaria".

Cosa dice il quesito

Il quesito del referendum interviene sugli aspetti penali e amministrativi relativi alla coltivazione e alla detenzione della cannabis, riferendosi agli articoli 73, 74 e 75 del Testo unico in materia di stupefacenti e sostanze psicotrope (d.P.R. 309/1990). Per prima cosa, chiede di depenalizzare il reato di coltivazione di qualsiasi sostanza per l'uso personale. Secondo, chiede di rimuovere le pene detentive per qualsiasi condotta illecita legata alla cannabis, fatta eccezione per l'associazione finalizzata al traffico illecito. La terza richiesta è invece quella di cancellare la sanzione amministrativa riguardante il ritiro della patente legata all'uso personale della cannabis.

Motivazioni alla base del referendum

La nota esplicativa dell'associazione Luca Coscioni sul perché sia stata fatta questa proposta referendaria è chiara e diretta. "Quello della coltivazione, vendita e consumo di cannabis è una delle questioni sociali più importanti nel nostro Paese. Un tema che attraversa la giustizia, la salute pubblica, la sicurezza, la possibilità di impresa, la ricerca scientifica, le libertà individuali e, soprattutto, la lotta alle mafie" si legge.  E prosegue: "Sono 6 milioni i consumatori di cannabis in Italia, tra questi anche moltissimi pazienti spesso lasciati soli dallo Stato nell'impossibilità di ricevere la terapia, nonostante la regolare prescrizione. Questi italiani hanno oggi due sole scelte: finanziare il mercato criminale nelle piazze di spaccio o coltivare cannabis a casa rischiando fino a 6 anni di carcere. Un dibattito che non può più essere rimandato e deve essere affrontato con ogni strumento democratico". Il punto fondamentale è togliere il terreno sotto i piedi della Mafia, laddove la domanda di cannabis sul mercato è evidentemente alta.

Dall'eutanasia alla cannabis

L'ultimo importante precedente in tema di campagne referendarie è quello sull'eutanasia legale, il primo a poter adottare la firma digitale. In quel caso, le adesioni raccolte hanno ampiamente superato le 500.000, decretando un successo assoluto dell'iniziativa coordinata sempre dall'associazione Coscioni. Se anche il referendum sulla Cannabis Legale dovesse continuare a raccoglierne così tante e passare alla fase successiva, la rivoluzione apportata dalla firma online in materia di espressione democratica della volontà popolare sarà un dato di fatto.

E nel resto del mondo?

Uso e detenzione della cannabis sono da sempre un argomento di dibattito in tutti i paesi del mondo. Attualmente, oltre all'Italia, ad averne legalizzato l'uso terapeutico sono  Australia, Canada, Cile, Colombia, Germania, Grecia, Israele, Paesi Bassi, Perù, Polonia, Regno Unito e 31 stati federali degli Stati Uniti. Ognuno di questi ha la propria normativa a riguardo, cui l'Italia e i suoi cittadini possono guardare per avere un riferimento in più e decidere se prendere o meno parte alla raccolta firme.

Nello sport

Il referendum arriva in un momento particolarmente caldo per il tema droghe leggere: l'Agenzia mondiale antidoping (Wada) ha reso noto che prenderà in esame la possibilità di togliere la cannabis dall'elenco delle sostanze proibite in ambito sportivo. La decisione arriva dopo il caso scoppiato poco prima dell'inizio dei Giochi Olimpici di Tokyo. La velocista statunitense di 21 anni Sha'Carri Richardson era "la donna più veloce d'America", aveva 100 metri in 10,84 secondi ai trials pre-olimpionici ed era la favorita per la medaglia d'oro: risultata positiva al THC della marijuana, non è stata più convocata dalla squadra nazionale per partecipare alle Olimpiadi. Lei, alle accuse, rispose prima con un tweet: "I am human", poi con la spiegazione estesa: aveva assunto marijuana dopo aver appreso all'improvviso la notizia della morte della madre biologica, in un momento di difficoltà emotiva. Inoltre, l'atleta, al momento del consumo, si trovava nello stato dell'Oregon dove la cannabis è legale sia in ambito terapeutico sia ricreativo. La questione, quindi, oltre a toccare l'ambito sportivo e sanitario, ha toccato anche quello legale. La Wada, a seguito di sollecitazioni pervenute da numerose "parti interessate", ha avviato la procedura di riesame: il punto è capire se, effettivamente, la performance di un atleta è in qualche modo favorita dall'assunzione di cannabis. Ad ogni modo, attualmente rimane in vigore il divieto, e lo sarà fino al 2022. La modifica, se arriverà, non entrerà in vigore prima del 2023.