Piano vaccini da aggiornare, nuove grane. "Astrazeneca poco efficace sugli over 65"

Dalla Germania: la copertura è solo dell’8%. E la maxi campagna in Italia slitta di due mesi, a Varese primo caso di variante brasiliana

Covid, una donna riceve il vaccino (Ansa)

Covid, una donna riceve il vaccino (Ansa)

Dopo Pfizer, anche contro AstraZeneca cresce il malumore dell’Europa. E fosse solo questo il problema del vaccino che entro venerdì potrebbe essere autorizzato dall’Ema. Secondo l’autorevole quotidiano tedesco Handesblatt, che cita fonti governative, il vaccino di AstraZeneca avrebbe un impatto estremamente ridotto sugli ultra 65enni: fornirebbe una copertura solo dell’8% a fronte del 60-90% sugli adulti sotto i 55 anni. Considerate le dosi acquistate dall’Europa – 40 milioni delle quali finiranno all’Italia – è una ipotesi che cambierebbe tutto. Al momento negli uffici del Commissario straordinario si fanno gli scongiuri e si ritiene che sia opportuno "navigare a vista". "Non perderei la speranza di riuscire a raggiungere alla fine dell’autunno l’immunità di gregge, possiamo recuperare in corsa questi ritardi insopportabili, inaccettabili e imprevisti" ha detto ieri Domenico Arcuri. Ieri l’Avvocatura dello Stato ha inviato a Pfizer una diffida "ad adempiere ai propri obblighi contrattuali relativi, anzitutto, alla mancata consegna di dosi destinate alla campagna di vaccinazione". Si sta anche valutando se inviare un esposto alla magistratura e una lettera all’Europa, mentre l’eventualità di una azione legale contro AstraZeneca resta per ora molto oltre l’orizzonte.

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Da parte sua l’Europa sembra muoversi finalmente con un po’ di maggiore decisione. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha telefonato al Ceo della casa farmaceutica AstraZeneca, Pascal Soriot, per "ribadire che si aspetta che la società rispetti gli accordi". Ma con scarsi risultati. "Il nuovo calendario delle consegne – ha detto la Commissaria alla Salute, Stella Kyriakides – non è accettabile. L’Ue ha prefinanziato lo sviluppo del vaccino e la produzione e vuole vederne il ritorno. Vogliamo sapere esattamente quali dosi sono state prodotte da AstraZeneca e dove esattamente finora, e se o a chi sono state consegnate". "Le risposte dell’azienda non sono state finora soddisfacent", ha annunciato la commissaria.

Il sospetto da chiarire è che i vaccini acquistati dall’Europa finiscano ad altri Paesi, che li pagano di più. Per questo la Commissione ha proposto ai 27 Stati membri di istituire quanto prima un meccanismo di trasparenza delle esportazioni. "In futuro – ha annunciato la commissaria alla Salute – tutte le aziende che producono vaccini contro Covid-19 nell’Ue dovranno fornire una notifica tempestiva ogni volta che desiderino esportare vaccini in Paesi terzi". Certo è che con i ritardi di Pfizer e AstraZeneca la strada verso l’immunità di gregge si allunga in maniera preoccupante. Senza contare che i problemi son dietro l’angolo. A Varese è stato individuato il primo caso in Italia della insidiosa variante brasiliana in un uomo rientrato dal Brasile. L’Iss è in attesa del campione per poter completare la sequenza dell’intero genoma per confernare l’identificazione. Al ministero della Salute non si medita al momento di riscrivere la strategia vaccinale.

I criteri restano quelli indicati al Parlamento dal ministro Speranza, con la differenza che i tempi saranno legati all’effettiva disponibilità di vaccini. La (ufficiosa) tabella di marcia delle vaccinazioni parla di un ritardo di due mesi, con slittamento del completamento della campagna vaccinale da fine settembre a fine novembre 2021. Tra fine febbraio e inizi di marzo si completerà la vaccinazione di sanitari, parasanitari, ospiti e personale delle Rsa (mancano 935.387 persone), dopodiché si passerà agli ultraottantenni, che sono 4 milioni e 442mila. Al ritmo "sostenuto" di 180mila vaccinazioni al giorno servirebbero 25 giorni per la prima dose. Considerando la seconda dose si arriverebbe tra la metà e la fine aprile. Da allora dovrebbe partire la vaccinazione di 13.434.025 persone tra i 60 e i 79 anni d’età e di 7 milioni e 400mila malati con patologie croniche. Se se ne si vaccinasse solo il 70% (ipotesi molto realistica) ci vorrebbero 80 giorni. Quindi, metà luglio. Dopo dopodiché toccherebbe agli altri. Considerando sempre un tasso di vaccinazione del 70% della popolazione, servirebbero 4 mesi. E si arriverebbe a fine novembre. Con un problema ulteriore, si va al 2022.