Odifreddi e l'Italia delle pensioni: "Giovani, niente paura il futuro non invecchia"

Il matematico: "La vita media si è alzata e il sistema non regge: era prevedibile". La soluzione? "Non è fare più figli, ma accettare di ridurre le ricchezze. Siamo cittadini del mondo, andare a lavorare all’estero non è un esilio"

Una manifestazione per le pensioni del sindacato Spi-Cgil (Ansa)

Una manifestazione per le pensioni del sindacato Spi-Cgil (Ansa)

Il futuro non invecchia. L’Italia invece sì. Con 72 pensionati ogni 100 lavoratori e un tasso di natalità ai minimi storici siamo già un Paese decrepito da cui i giovani, frammentati e inquieti, scappano appena possono. Il matematico Piergiorgio Odifreddi non cerca di fermarli. Li incita anzi a partire come ha fatto lui, che per decenni ha insegnato fra l’America, l’Unione Sovietica e l’Australia. Per non lasciarsi schiacciare dall’idea di avere sulle spalle i dilemmi dell’Inps, o anche solo il nonno. E perché il problema, dice, va guardato da una prospettiva più larga.

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Professore, ma se i ventenni ci abbandonano la barca affonda.

"La barca affonda se non prendiamo atto che siamo tutti cittadini del mondo. E che non solo l’Italia, ma la specie umana nel suo insieme sta invecchiando, aggiungo per fortuna. Perché andare all’estero è considerato una condanna, un esilio, un tradimento? La grande mobilità, la circolazione di idee e persone, potrebbe suggerire soluzioni di ampio respiro, non il lancio affannoso di un bonus in più o in meno. C’è tutto un mondo da ridisegnare".

Ha una bozza pronta?

"Due figure geometriche su cui riflettere. Fino al Dopoguerra la distribuzione della popolazione italiana era un triangolo con la punta in alto: man mano che si saliva c’era sempre meno gente. Oggi siamo dentro a un rettangolo, tutti equamente suddivisi in fasce d’età con vita media sugli 80. Secondo il rettangolo possiamo considerarci un paese di vecchi. Ma anche un paese di giovani o di gente di mezza età, in quanto ci troviamo spalmati in modo uniforme. Diciamo che ci sono tanti vecchi perché oggi si vedono. La stessa impressione che si ha con gli immigrati: cinque milioni sono un dodicesimo della popolazione totale e qualcuno parla di invasioni barbariche. Io ho 72 anni. La statistica può prevedere la data della mia morte, anzi due: marzo 2035 o giù di lì se resto dove sono, molto meno se scappo in Nigeria, dove sono ancora disposti a triangolo".

Lei la butta in geometria, ma una nazione dove i pensionati sono più dei lavoratori è sotto la minaccia di una bomba sociale. Quanto siamo nei guai e quanto lo saranno le prossime generazioni?

"È andata bene finché uno o due lavoratori sostenevano un pensionato: non rubo i tuoi soldi, li prendo in prestito e a te provvederanno le prossime generazioni. Un sistema sensato in cui, se ricorda, le donne potevano andare in pensione dopo 14 anni di lavoro. Basato però sull’ipotesi fatale che la proporzione tra giovani e vecchi sarebbe rimasta la stessa. Ma la vita media si è alzata, il triangolo si è allargato e il sistema non regge più. Oggi dovrebbe funzionare così: do all’Inps parte del mio stipendio che lo mette in banca e me lo restituisce dopo 40 anni. Di qui quota cento e tutti gli sforzi per cambiare le cose, compresi quelli della Fornero che ha pianto e fatto piangere. Non è che sia cattiva. Sono cambiate le condizioni. L’ho incontrata di recente e le ho detto: sai che sono un pensionato quota 95? A momenti sveniva".

Lei ha figli, nipoti?

"Essendo un razionalista e pur avendo avuto tre mogli mi sono sempre rifiutato di diventare padre. Negli anni ’70 bastava studiare attentamente il Rapporto sui limiti dello sviluppo per capire che non era il caso, riprodursi sarebbe stata una scelta scellerata. In un pianeta con 8 miliardi di persone il Papa dice che dobbiamo fare più bambini e da lui si può anche accettare. Ma chi riflette sulla crisi economica e climatica causata proprio dal fatto che siamo troppi e tutti vogliamo vivere il meglio possibile ha il dovere di astenersi".

Ma come professore, così stronca chi supplica di applicarsi per compensare. E siamo da capo.

"Avevo premesso che il problema delle pensioni andava inquadrato in uno scenario più vasto. Sarò brutale: se non si abbatte la popolazione non c’è soluzione. Ci hanno provato in Cina. E in India con la sterilizzazione forzata. Invece sa qual è la strada? Aumentare il tenore di vita nei paesi poveri. Perché è matematico: più cresce la ricchezza e meno figli si fanno. L ’Occidente sazio di consumi eppure vuoto lo prova: si sta estinguendo. Il futuro non invecchia".

Che direzione intraprendere?

"Dobbiamo scegliere fra la vita e l’economia, rinunciare radicalmente a tre quarti delle nostre ricchezze e riversarle sulle nazioni povere. Significherebbe tornare a vivere come negli anni ’70, che in tanti rimpiangono. Invece facciamo esattamente il contrario, siamo ancora alle prese con le guerre per il gas dei russi. Il pianeta è uno solo, è necessaria una visione globale. Mi rendo conto che la Fornero faceva meno paura".