Neonato morto soffocato: c'erano una volta i nidi. Ora la mamma subito sola col bebè

La scelta del ‘rooming in’ per facilitare il rapporto col neonato. Ecco come nei punti nascita ha avuto inizio la rivoluzione. "Le morti improvvise? Eventi che possono esserci sempre"

L'Ospedale Sandro Pertini di Roma (Ansa)

L'Ospedale Sandro Pertini di Roma (Ansa)

Roma, 25 gennaio 2023 - La tragedia del Pertini di Roma ha sconvolto l’Italia. Serviranno, però, altri due mesi per avere evidenze scientifiche coi risultati dell’autopsia sulle cause del decesso del neonato di tre giorni, morto presumibilmente schiacciato dalla madre addormentatasi dopo averlo allattato nella sua stanza. Per ora c’è solo una certezza: la donna è risultata negativa a tutti i test tossicologici e quindi è stata accantonata l’ipotesi che quella notte avesse assunto dei farmaci o altre sostanze. Le indagini per omicidio colposo proseguono, ma nel Paese è montato il dibattito sulla situazione delle donne al momento del parto e nei giorni subito successivi, soprattutto sul tema del rooming-in.

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Cos'è il rooming in

Collasso neonatale

Illustri pediatri ritengono che questo episodio sconcertante, la morte improvvisa a poche ore dal parto, potrebbe rientrare nel capitolo del collasso neonatale, una sindrome rara, improvvisa, inspiegabile e imprevedibile, che può verificarsi nei primi 7 giorni di vita. Le cronache di questi giorni ripropongono tuttavia anche il tema degli organici del sistema sanitario, ormai ridotti all’osso.

Linee guida

Ma come è cambiata l’organizzazione dei reparti maternità? Occorre precisare che fino a qualche anno fa tutti i bebè venivano riuniti insieme e sorvegliati, nelle ore successive al parto, in una unica sala. Oggi la regola è denominata rooming-in , ogni madre può cullare la sua creatura da subito, se è in condizioni fisiche per farlo, averla accanto giorno e notte. "Tenere il neonato nella stessa stanza della mamma – ha spiegato Annamaria Staiano, presidente della Società italiana di pediatria – significa rafforzare un legame e al tempo stesso incentivare l’allattamento al seno. La stanchezza dopo il parto può colpire tutte le puerpere, in misura variabile, ma all’occorrenza si può sempre chiedere l’aiuto della nursery, se c’è bisogno di riposare".

Conquiste

Adagiare il neonato sulla pancia della mamma, o attaccarlo subito al seno, sono conquiste alle quali è arrivati per gradi. "La vicinanza anche fisica, già a partire dai primi istanti di vita – afferma Elsa Viora, past president degli ostetrici ginecologi ospedalieri italiani – è uno degli obiettivi dei punti nascita indicati dall’Oms, e dal ministero".

Nidi addio

Quella del rooming-in è una pratica ormai diffusa nei punti nascita italiani. "Dobbiamo però fare i conti anche con la crisi del servizio sanitario nazionale – riprende la dottoressa Viora –, inutile nasconderlo. Alludo alla carenza di personale più o meno marcata in tutta Italia, difficoltà di cui si discute in questi giorni, e che interessano tutte le specialità, non solo l’ostetricia". Di certo è scomparso il nido come lo intendevamo anni addietro, ma è anche cambiata la dimensione sociale della maternità. "Viene meno quella rete familiare di nonni e suocere che davano una mano con tutti i pro e contro del caso. La mamma, la coppia, una volta fuori dall’ospedale si trova sola ad affrontare tanti problemi, e andrebbe sostenuta in vari modi, ad esempio attraverso corsi di avviamento alla genitorialità".

Criticità

Un reparto ospedaliero deve rispondere a requisiti tecnici, esistono parametri da rispettare ma anche deroghe, c’è da perdersi in una selva di calcoli sugli organici, che è difficile sintetizzare. Un documento congiunto dell’anno scorso, diramato dalle società scientifiche dell’area ostetricia e pediatria (Sigo, Aogoi, Sin, Agui, Siaarti, Sip) ribadisce ad esempio che bisognerebbe chiudere quei punti nascita attivi con meno di 500 parti l’anno, se privi dei requisiti indicati come garanzia di sicurezza delle cure. "Eventi sfavorevoli inattesi e imprevedibili, seppure infrequenti, possono verificarsi durante il travaglio, o nelle prime ore dopo il parto, e in questi casi – ribadiscono i medici specialisti – è vitale intervenire tempestivamente con risorse adeguate, per scongiurare conseguenze drammatiche".