Marche, nei paesi fantasma. Senza luce e acqua, il buio ora fa paura: "Non dormiamo"

Calma dopo la tempesta: scenari apocalittici come set cinematografici. L’odore dell’argilla e del gasolio, le porte sbarrate contro gli sciacalli

Il fango ha fermato il tempo

Il fango ha fermato il tempo

Pianello d'Ostra (Ancona), 18 settembre 2022 - Nella prima notte dopo il disastro dell’alluvione i centri maggiormente colpiti sono paesi fantasma. Da Cantiano a Barbara, da Trecastelli a Bettolelle fino a Casine e Pianello d’Ostra. Qui l’impossibile silenzio del mondo troverebbe uno scorcio di speranza se non fosse per il costante brusio dei generatori di corrente che la Protezione civile ha montato in fretta e furia. Il buio, per la prima volta dopo l’alluvione, torna a riprendersi dei paesi mezza vuoti, mezzi evacuati. Lo scenario è surreale, a tratti cinematografico. È la calma dopo la tempesta, il silenzio del lutto, la fastidiosa quiete dopo la tragedia. Manca la corrente, sia nelle case che per strada. Non c’è acqua, se non quella che le autoclavi della Protezione civile stanno risucchiando dai garage allagati, dalle cantine inondate. Ai secondi e terzi piani resta chi non se la sente di abbandonare casa nemmeno per una notte, i più fortunati hanno la luce, gli altri si accontentano delle candele. Quei pochi lampioni rimasti (chissà come) intatti sono spenti, piegati, ricoperti di detriti. A terra ci sono migliaia di impronte quasi già fossilizzate nel fango. Non si contano, ma basta seguirle con l’occhio per ricostruire quell’instancabile via-vai di chi, per tutto il giorno fino all’ultimo minuto di luce, ha provato a fare il possibile per salvare l’impossibile.

Le porte delle case sono sbarrate, qualcuno nemmeno ce l’ha più e ha provato a serrare l’ingresso con tavoli, sedie, credenze. Qualsiasi cosa possa, in un certo senso, scongiurare l’avidità degli sciacalli. Il riflesso dei lampeggianti, durante le ronde della polizia e dei carabinieri, illumina per qualche secondo cumuli di detriti e rovine mentre sembra di sentire, ancora, il rimbombo delle urla disperate d’aiuto. A Pianello d’Ostra, dove l’alluvione ha causato quattro vittime, l’odore che si respira è quello dell’argilla, il rumore che si sente quello dello stivale che affonda nel fango e fatica a uscirne. Nel centro del paese i volontari del turno di notte della Protezione civile di Montelabbate (Pesaro) lavorano al buio sulle spalle, trascinano per metri una pompa di plastica. Staccheranno alle 8 del mattino "perché qui c’è tantissimo lavoro da fare – spiega il volontario Gualtiero Fraternari – e se non si lavora anche di notte allora non si finisce mai". Gualtiero ricorda l’alluvione del 2014: "Nulla in confronto a questo, è stato devastante". Parla col fiato corto, sta facendo avanti e indietro dal seminterrato dove l’autoclave sta risucchiando l’acqua da ore. Il suo collega, Marco Pacini, vuole mostrarci la situazione da vicino.

Ci muoviamo lungo il perimetro di una palazzina semi abbandonata fino a raggiungere una scalinata. "Affacciatevi – ci dice Marco – e poi ditemi cosa vedete". Le immagini sono raccapriccianti, la luce del nostro faretto s’infrange su uno specchio di acqua marrone che copre quasi per intero cinque garage. "Tocca stare qui e aspettare che l’area non si svuoti del tutto – aggiunge Marco –: verso le 5 del mattino, quindi tra circa 7 ore, ce l’avremo fatta".

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A pochi metri da qui un rettilineo porta dritto alla sede della croce verde. È il posto dove c’è più casino perché i motori di un’autobotte parcheggiata davanti all’ingresso sono sotto sforzo. Nell’aria c’è puzza di gasolio, un enorme tubo attraversa l’ingresso, scende le scale e si perde nell’oscurità del seminterrato. "Non vi consiglio di entrare, è scivoloso, pericoloso e non si respira – ci avvisa Fabrizio Discepoli, presidente della Croce verde di Ostra –, l’alluvione ha allagato tutto il piano terra della sede operativa, è inagibile. Per fortuna il primo piano è intatto e possiamo restare operativi". Dietro di lui solo un’ambulanza è disponibile ma, soprattutto, funzionante. Le altre otto non possono essere utilizzate senza che prima non vengano sottoposte a dei controlli meccanici. "L’onda di fango ha colpito le vetture, potrebbero anche accendersi, ma per sicurezza non possiamo utilizzare". Fabrizio, durante la tragedia, non era in centrale ma fuori per un servizio: "Avrei tanto voluto essere qui e dare subito aiuto a chi era in difficoltà. Soprattutto in questa casa di fronte". L’indice di Fabrizio punta dritto al seminterrato nella casa dall’altra parte della strada. Lì, ancora allagato e nel caos dell’arredamento rigettato ovunque, viveva una delle vittime di Pianello. "Quello è il punto esatto in cui è morto l’84enne Nando Olivi – Marco non toglie lo sguardo dall’ingresso sventrato di quella casa –, è rimasto intrappolato nel suo appartamento completamente sommerso dall’acqua".

All’altezza del campo sportivo di Pianello, dove le case non sono state colpite dall’onda, quelle poche persone rimaste qui faticano a dormire. "Abbiamo paura ora – racconta Sofia Tosi –, come si può tornare a dormire se il pensiero che possa ricapitare da un momento all’altro ci tormenta. Noi siamo stati fortunati, ma il pensiero che i nostri compaesani abbiano perso la casa e i sacrifici di una vita ci getta nella tristezza". A qualche passo dalla case superstiti i vigili del fuoco hanno montato un accampamento provvisorio, qui ci accoglie l’ispettore Lorenzo Marcelli: "Adesso inizia una nuova fase dei lavori, si passa dalle operazioni di salvataggio e messa in sicurezza a quelle di bonifica e pulizia del territorio. Quando finiremo? Potrebbe volerci più di una settimana".

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