Maturità dimezzata. "Ma è un traguardo più duro, tutta colpa della Dad"

Anna Maria Ajello, presidente Invalsi: prova semplificata che crea maggiore stress. "I ragazzi si sentiranno sottostimati. In tanti hanno già abbandonato gli studi"

Esame di maturità

Esame di maturità

Professoressa Anna Maria Ajello, domani inizia la maturità. Che cosa vuol dire per i ragazzi, quest’anno?

"Si tratta di una prova complicata, motivo di grande stress per i giovani. Ma quest’anno lo è ancora di più: dopo circa due anni di Dad e di reclusione in casa, la situazione è diventata molto pesante per loro – spiega la presidente dell’Invalsi e professoressa di Psicologia dell’educazione – E quello che succederà con questa maturità semplificata, peggiorerà ulteriormente la cosa".

Che cosa intende con "maturità semplificata"?

"La semplificazione deriva dal fatto che avranno un’ora di colloquio. Non ci saranno le due classiche prove scritte. I ragazzi fanno solo una prova orale, che riguarderà una tesina assegnata dai docenti, preparata dai ragazzi in un solo mese, da fine aprile a fine maggio".

Poco tempo per preparare una grande prova. Ulteriore stress dunque.

"Sì, ma il problema principale è che i ragazzi si sentiranno molto sottostimati quando avranno finito tutto. In tempi di guerra ai giovani che prendevano la maturità si diceva: “gliel’hanno regalata”. E molti studenti, oggi, pensano la stessa cosa con questa prova orale".

Un altro problema è che molti ragazzi non ci arrivano nemmeno alla maturità. Tanti hanno già abbandonato.

"Questo tema dovrebbe preoccupare gli adulti e la società. Molte famiglie in questo periodo hanno avuto grandi difficoltà, dalla salute al lavoro. I ragazzi hanno dovuto subire enormi disagi stando chiusi in casa con le famiglie. E questa situazione ha spinto molti ad abbandonare gli studi e gli impegni presi".

Le famiglie dunque non sono state in grado di aiutare i ragazzi. Se non ci sono riuscite loro, chi può riuscirci allora?

"Beh, non è solo colpa loro. Io mi chiedo quanta fiducia e quanto peso per il futuro sia stato dato alla formazione, se le scuole sono state tra le prime a chiudere dallo scoppio della pandemia. Questo è un grave messaggio di sfiducia che è arrivato, vuoi o non vuoi, alle istituzioni scolastiche".

E adesso si parla di ripresa, di innovazione, di piani per il futuro. Con la scuola in questo stato, come potrà verificarsi tutto ciò?

"Ai giovani stiamo dando un enorme debito da saldare. Molti di loro non hanno le competenze per crescere e affrontare le sfide che il mondo gli ha riservato. E noi ci troveremo con un Paese molto più ignorante. Si parla molto dell’irresponsabilità dei ragazzi, della loro ignoranza, ma molto poco dell’irresponsabilità degli adulti nei loro confronti. Se noi non riusciamo a dare la giusta attenzione a questi aspetti, rischiamo un vero e proprio allarme sociale".

Che cosa vuol dire “allarme sociale“?

"Ripeto che molti hanno già abbandonato la scuola. Sono tantissimi gli inattivi. Molti cercano lavoretti, ma in molti casi si tratta di vero e proprio sfruttamento".

Solo l’Italia è messa così male?

"Non direi. Il problema dei giovani riguarda un po’ tutti i Paesi, anche quelli che noi consideriamo più avanzati di noi. In Olanda, dove le connessioni Internet funzionano e i dispositivi non mancano, i giovani sono molto peggiorati nei risultati scolastici e molti, anche lì, hanno abbandonato la scuola".

E adesso?

"Ora bisogna capire come recuperare i nostri ragazzi persi. Ma il problema non è solo loro, è nostro. Noi adulti dobbiamo capire prima di tutto la gravità della situazione che si è creata. L’allarme sociale è reale, e tutti dovremmo comprenderlo".