Long Covid: sintomi e quanto dura. Cosa c'è da sapere

Le conseguenze a lungo termine del Coronavirus: in alcuni casi guarire richiede tempo e pazienza

Reparto di terapia intensiva (Ansa)

Reparto di terapia intensiva (Ansa)

Roma, 16 maggio 2021 – Le infezioni da virus Sars-Cov2, varianti comprese, possono dare filo da torcere anche a quanti sono guariti. Migliaia di persone, una volta superata la fase acuta, continuano a lamentare stanchezza, difficoltà a concentrarsi, nausea. Si chiama Long Covid la sindrome che assilla quanti (non vaccinati) hanno contratto il Covid-19 in forma sintomatica, vorrebbero uscirne ma sono infastiditi dalle conseguenze a distanza. Guarire, in questi casi, richiede tempo e pazienza. Vediamo come i medici affrontano il problema, ricordando l'importanza di vaccinarsi (ovviamente per quanti non sono ancora entrati a contatto con il coronavirus) senza dimenticare (per tutti) la raccomandazione di mantenere le normali cautele quando si incontrano persone estranee, o si percorrono luoghi affollati.

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Le terapie

In Italia mezzo milione di persone hanno sperimentato la fatica cronica, e una spallata arriva dal Covid. Ne ha parlato Umberto Tirelli, direttore della Clinica Tirelli Medical Group di Pordenone, ospite al Maurizio Costanzo Show. Al momento si ignorano terapie risolutive per il Covid a lenta risoluzione, la strategia consiste nell'impiego di farmaci sintomatici, ausili, ozonoterapia, modifiche agli stili di vita. Importante rivolgersi al medico specialista con una specifica competenza.

I sintomi

I sintomi più comuni sono: spossatezza, nebbia nella testa, problemi di concentrazione e memoria, difficoltà del sonno, cui si sommano a seconda dei casi disturbi gastrointestinali, capacità vitale polmonare compromessa con dolore retrosternale e affanno, perdita del senso dell'olfatto e del gusto, con anomalie nella percezione di odori e sapori. Particolare cautela è richiesta nei pazienti con patologie croniche neurologiche, oncologiche, respiratorie, endocrinologiche, metaboliche, cardiopatici, nefropatici e ipertesi.

Chi è più a rischio

Mentre le forme letali affliggono prevalentemente la popolazione adulta e anziana, il long Covid può colpire tutti indistintamente, indipendentemente dal dato anagrafico. In età pediatrica ad esempio, solo il 5% dei si ammala di Covid e di questi il 6% presenta un quadro sintomatologico. Nonostante sia una malattia a decorso benigno per la maggior parte di loro, alcuni manifestano segni e sintomi come cefalea, tosse, affanno anche a distanza di settimane e mesi dopo essersi negativizzati.

Le cause

I casi di Long Covid potrebbero dipendere dal sistema immunitario, secondo quanto riferiscono gli specialisti dal Coronavirus Immunology Consortium e della British Society for Immunology. In un articolo sul New Scientist è stato pubbblicato uno studio dell'Università di Birmingham, Regno Unito, nel quale si è analizzato il logoramento del sistema immunitario di 46 persone che erano state ricoverate in ospedale con una grave forma di Covid-19. Tre mesi dopo le dimissioni, un numero significativo di questi ha mostrato segni di immunosenescenza prematura, dovuta allo stress subito a carico del sistema di difesa immunitaria.

L'indagine ha preso in considerazione pazienti Covid tra i 30 e i 68 anni, il sistema immunitario è stato confrontato con un gruppo simile che non aveva avuto Covid-19. L'immunosenescenza di solito inizia intorno ai 60 anni, ma in questi casi si è ipotizzato che l'attacco del virus fa invecchiare prematuramente il motore che regola la produzione di anticorpi. L'apparato che ci protegge dalle infezioni e dai tumori può avere un'età biologica diversa da quella anagrafica, un quarantenne potrebbe avere un'età immunitaria compresa tra 20 e 60 anni. Studi iniziati dal patologo Claudio Franceschi, professore emerito dell'Università di Bologna, avevano identificato nel sangue degli ultracentenari marcatori tipici dei giovani, mettendo in relazione la longevità con l'efficienza del sistema immunitario, una felice intuizione che torna attuale in tempi di pandemia.

Check up

Debolezza, affanno, dolori alle articolazioni, tachicardia, senso di ottundimento, difficoltà del linguaggio, sono i sintomi che di solito colpiscono chi è guarito (negativizzato tecnicamente) ma ha avuto un'alta carica virale. Malesseri che potrebbero avere conseguenze sull'apparato respiratorio, cardiocircolatorio e sulle funzioni renali. La sindrome da Long Covid richiede periodici check-up, come si è visto nel caso di Silvio Berlusconi, che anche dopo la completa guarigione viene sottoposto a periodici accertamenti, con ricoveri ospedalieri per controlli al San Raffaele di Milano.

Come si cura

Evitare il fai da te, evitare di cadere nelle trappole commerciali, affidarsi allo specialista che, dopo attenta anamnesi, test ed esame obiettivo, sarà in grado di formulare le opportune prescrizioni, a seconda degli organi e apparati interessati (farmaci e integratori vanno presi seguendo l'indicazione del medico curante).

Spossatezza

L'astenia (stanchezza) con difficoltà a riprendere le normali occupazioni è uno dei sintomi spesso lamentati anche dai giovani, a distanza di mesi, forse uno degli inconvenienti più diffusi nel Long Covid. L'approccio talvolta è empirico, si provano a seconda dei casi farmaci, integratori titolati (purché siano prescritti dal medico), tecniche biofisiche, ripetiamo qualunque terapia deve essere sempre seguita dallo specialista, dal medico di famiglia e dal farmacista, per le rispettive competenze.

Neuropatie

Carlo Ferrarese, direttore Neuroscienze (Università di Milano–Bicocca, Ospedale San Gerardo di Monza) ha presentato uno studio multicentrico, denominato Neurocovid, patrocinato dalla Società Italiana di Neurologia (SIN) registrando tutte le possibili complicanze neurologiche insorte sia nei pazienti ospedalizzati nella fase acuta della malattia, sia nei pazienti trattati a domicilio, e mettendole in relazione alle alterazioni dei parametri respiratori, circolatori, dei valori del sangue.

Sclerosi multipla

La sindrome da Covid-19 cronicizzata, riscontrabile talvolta nei soggetti con sclerosi multipla, comporta una ripresa più lenta, con tendenza alla facile affaticabilità. In genere si consiglia di proseguire la terapia impostata dal neurologo, e un consulto polispecialistico che comprenda, nel caso, un ciclo di riabilitazione.

Alzheimer

In genere si sommano le conseguenze legate al prolungato lockdown e lo stress dovuto alla virosi. Le persone con deterioramento cognitivo (Alzheimer) alle prese con il Covid-19 accusano un calo della memoria più pronunciato, un aggravamento marcato con difficoltà alla vestizione, incapacità di riordinare le cose, mancanza di iniziativa. Molto difficoltoso il ritorno alle condizioni di partenza.

Emicrania

I mal di testa che dovessero ripresentarsi dovranno essere studiati a livello specialistico rivolgendosi al centro cefalee di riferimento per capire se si tratta di una manifestazione preesistente recidivata (cioè riacutizzata) o insorta come complicanza dell'infezione: il trattamento cambia a seconda della diagnosi differenziale.

Ansia e insonnia

Alessandro Padovani, Direttore Clinica Neurologica, Università di Brescia, riferisce che a seguito della prima ondata sono stati segnalati sintomi persistenti, soprattutto di natura neurologica, tra i sopravvissuti al Covid-19. In molti casi si tratta di una reale persistenza (Long Covid) mentre in altri casi si tratta di sintomi o disturbi postumi (Post Covid). Nello studio Covid-Next la percentuale di malati precedentemente ospedalizzati con disturbi a distanza riferiti risulta superiore al 70% dei casi. Tra i sintomi ricorrenti l’astenia (debolezza), i deficit cognitivi e di concentrazione, i disturbi del sonno, le mialgie (dolori muscolari) cui seguono disturbi depressivi, perdita dell’autonomia, disturbi della vista e formicolii. Nei soggetti ospedalizzati con decorso meno impegnativo i sintomi più frequenti a 6 mesi dall’infezione sono risultati i disturbi depressivi/ansiosi, insonnia, fatica a concentrarsi, presenti in oltre il 30% del campione.

Odori e sapori

A distanza di tempo possono persistere percezioni tipo nausea, sapori strani, odori sgradevoli, probabilmente legati alla persistenza del virus nei rami nervosi periferici del trigemino. In genere dovrebbero estinguersi dopo sei mesi senza bisogno di terapie specifiche.

Problemi respiratori e diabete

Uno studio pubblicato sul British Medical Journal, incentrato sul lavoro nei reparti di medicina interna (internisti) rivela che il rischio di sviluppare problemi respiratori in chi è stato ricoverato una prima volta per Covid rispetto alla popolazione generale risulta moltiplicato per 6 (il 30% dei dimessi sviluppato deficit polmonari), quello di sviluppare diabete per 4,8, problemi importanti cardio-vascolari per 4,8, malattie renali 1,5, epatiche 0,3. I medici della Fondazione De Gasperis raccomandano controlli a distanza, in particolare ai cardiopatici.

Quanto dura

Durante il webinar “Organopatia da Covid-19” organizzato da Motore Sanità si è visto che fino al 10% dei pazienti soffrono di sintomi che durano più di un mese, un paziente su 45 (2,2%) sviluppa sintomi che perdurano per più di 3 mesi. Attualmente nel mondo sono segnalate circa 4 milioni di persone con sequele e malattia con sequele croniche. Sono colpiti sia pazienti che hanno avuto una infezione grave sia lieve e/o moderata. Una parte di questi pazienti hanno una permanenza del virus annidata che determina una pioggia citochinica continua con stato infiammatorio e, se si giunge ad immunodepressione, anche alla riattivazione della malattia con aggravamento.