La ricetta dei presidi. "I concorsi hanno fallito. Sì alla chiamata diretta"

Giannelli (Anp): facciamo assumere i prof alle scuole, è l’unica soluzione "Il dirigente seleziona e il comitato di valutazione vaglia le competenze"

Antonello Giannelli

Antonello Giannelli

Professor Antonello Giannelli, presidente Anp, il ministro Bianchi sostiene che la scuola riapre "con tutti i docenti al loro posto", mentre i sindacati parlano di 150-200mila precari: chi ha ragione?

"Avere numeri precisi è sempre difficile. Diciamo che probabilmente si sta parlando di cifre diverse. Quando il ministro afferma che sono state coperte tutte le cattedre credo che faccia riferimento a quelle messe a concorso. Che, però, sono solo una parte del tutto. L’anno appena finito avevamo, su un monte di circa 800mila cattedre, 200-250mila affidate a personale non di ruolo. Quando i sindacati dicono che ne mancano 200mila penso facciano riferimento al fatto che mancano 200mila docenti di ruolo".

Inizio scuola, mancano ancora 150mila prof: "Troppi ritardi nelle assunzioni"

Ma è mai possibile che in Italia non si riesca a trovare un sistema per avere sostanzialmente solo docenti di ruolo?

"Diciamo le cose come stanno. Il meccanismo che utilizziamo in Italia non è in grado di assicurare la copertura delle necessità. Il meccanismo di assunzione basato sui concorsi centralizzati non funziona e non ha mai funzionato. Ogni anno il personale che va in pensione assomma a circa 30mila unità, e la verità è che non riusciamo a organizzare ogni anno un concorso da 30mila unità. Risultato: si danno supplenze, passa qualche anno e il precariato cresce, dopo tre anni si matura il diritto alla stabilizzazione e a quel punto, quando possibile, si organizzano dei concorsi-sanatoria, più semplici, con i quali stabilizzare i docenti che hanno un certa anzianità. Così, da un lato non ci si garantisce di aver selezionato le persone competenti, e dall’altro non si riesce ad assumere le persone che servono. È una perenne, frustrante, inefficiente rincorsa...".

Quindi è il sistema di reclutamento che è strutturalmente inadeguato?

"Proprio così: è un sistema strutturalmente inefficace, e non da qualche anno: sono 50 anni che andiamo avanti così. Non funziona, non può funzionare. In un Paese moderno bisognerebbe dire: questo meccanismo non va, troviamone un altro".

Tipo? Lei è favorevole alle assunzioni dirette, giusto?

"L’unico meccanismo che può funzionare è quello delle assunzioni dirette da parte delle scuole, non a caso così si fa in quasi tutti i Paesi europei. Non c’è altro sistema. Invece in Italia si sospetta che i presidi non aspettino altro di mettere in carica chi non sa lavorare, dimenticando che se un docente non è capace, se ne accorgono tutti dopo due giorni. È una difficoltà ideologica, che pare insuperabile. E a torto. Parafrasando il noto detto: scuola che vince non si cambia, ma se perde...".

Lei immagina l’assunzione su chiamata diretta del preside?

"Io penso che potrebbe anche farle un organo collegiale, già oggi esistente in ogni scuola, che si chiama ’Comitato di valutazione’ e che è incaricato dalla legge di dare una valutazione su coloro che sono stati assunti con concorso e dare un parere sulla loro conferme in ruolo. È un organo eletto dal collegio dei docenti e quindi democratico. Ora, se può dare un parere su quelli che sono stati assunti per concorso, parere che porta a una loro conferma o meno, quindi rilevante, non può darlo prima dell’assunzione? A mio avviso potrebbe eccome. Solo in Italia ci raccontiamo la leggenda che i concorsi sono oggettivi e riuscirebbero a risolvere ogni problema, e invece, come è sotto gli occhi di tutti da 50 anni, non ci riescono. Naturalmente si può anche ipotizzare un sistema misto, con il preside che fa la selezione e il comitato di valutazione della scuola che le vaglia. Ma diamoci una mossa".

Lei immagina un sistema nel quale tutte le assunzioni passino dalla chiamate dirette?

"Secondo me sì. E non sarebbe un problema. Le scuole sono 8mila, se ognuna facesse quattro assunzioni, numero ampiamente gestibile, si arriverebbe a 32mila assunzioni, che è grossomodo la quota di docenti che vanno in pensione ogni anno".

Altro tema. Le famiglie sono preoccupate per l’ennesimo aumento dei costi. Che ne pensa del ricorso a tablet e libri digitali?

"Io sono decisamente favorevole, ma c’è un certo tradizionalismo diffuso. I testi elettronici sarebbero più economici e oltretutto non costringeremmo i nostri ragazzi ad andare a scuola con chili di libri sulle spalle. Mi pare una strategia win win. Tra l’altro, abbiamo le scuole che stanno ricevendo tanti finanziamenti Pnrr: usiamoli anche per fornire tablet gratuiti agli studenti".