La nipote di Kruscev: Putin dittatore. "Mio nonno avrebbe salvato l’Ucraina"

"I russi non odiano l’Occidente. Però è vero che il mondo è dominato dalle certezze anglo americane. Cosa ha scatenato l’invasione? Un sentimento imperialista, la voglia di contare come ai tempi dell’Urss"

Nina Kruscev col nonno Nikita e la nonna (anche lei di nome Nina) nel 1967

Nina Kruscev col nonno Nikita e la nonna (anche lei di nome Nina) nel 1967

Lei lo aveva detto fin da subito: "Mio nonno e Kennedy non sarebbero mai arrivati a un’escalation così. E l’Ucraina sarebbe stata salvata". Suo nonno era l’ex leader sovietico Nikita Kruscev. E lei, per essere precisi, è la sua pronipote, perché figlia della nipote di Kruscev, Julia, adottata da lui come una figlia. Ora, dall’America, dove vive e insegna, spiega che cosa sia l’Ucraina per la Russia e quale sarebbe la via d’uscita dalla guerra.

Putina. "Russia più forte grazie alle sanzioni"

Nina Krushcheva, da russa e da studiosa di Storia, cosa pensa delle ultime mosse di Putin?

"Putin sta dicendo che l’”operazione militare speciale in Ucraina” sarà portata a termine. È stato coerente. Gli obiettivi in Donbass possono già essere spacciati come una “vittoria”".

Una vittoria, dice?

"Mariupol è sotto il controllo russo, Kherson e le repubbliche auto-proclamatesi di Donetsk e Luhansk sono prossime all’esserlo. Il Cremlino ha impiegato più tempo del previsto, ma ci sta arrivando. La domanda ora è se andrà ancora avanti".

In America, ma anche in Germania, si è sollevata la questione se Putin sia malato o squilibrato. Lei, che lo contesta da anni, come lo considera?

"Non ci sono prove della sua malattia. Rumors simili in Russia sono circolati per anni. Ma il desiderio altrui che lo sia o che accada non rende ciò vero. Putin è un autocrate, anzi un dittatore ora, e tutti i dittatori soffrono di un malessere simile: sono paranoici, sospettosi, pervasi dall’idea che solo loro sappiano qual è il bene della nazione. Questo descrive in qualche modo anche Putin".

Qual è la vera ragione per cui ha voluto riaccendere le ambizioni imperialiste sovietiche?

"Non è questione di ambizioni imperialistiche sovietiche. È una visione limitata, ignorante, di una parte politica soprattutto americana, che l’Europa tende a ripetere a pappagallo. Viviamo in un mondo americanocentrico: bassa comprensione dei fatti ma opinioni a non finire".

Ci spieghi lei, allora…

"Gli interessi di Putin affondano nella storia profonda, quando la Russia era davvero una grande potenza imperiale. Il suo riferimento ideale all’Urss sta nel fatto che durante la Guerra Fredda la Russia era tenuta in grande considerazione e lui vorrebbe lo stesso tipo di rispetto oggi".

Esiste per Putin un culto della personalità alla Stalin?

"Non ancora. I russi non tremano quando è pronunciato il suo nome. Non ci sono strade o aziende a lui intitolate, niente statue. Se la Russia è una dittatura, lo è in modo moderno".

L’ideologo di Putin, Aleksandr Dugin, ha detto al nostro giornale che la "cultura europea è tossica, decadente e Lgbtq". Da dove ha origine l’odio per l’Occidente?

"I russi non odiano l’Occidente. Mi perdoni, ma è una strana affermazione se proviene da italiani che avranno visto quanti russi visitano ogni anno l’Italia con affetto. Si tratta di nazionalismo radicale. Tra l’altro le idee di Dugin non sono poi tanto originali: rigurgita quelle di filosofi immigrati russi come Nicolas Berdyaev e Ivan Ilyin. La maggior parte del mondo anglo-americano è militante nel decidere come e perché le persone dovrebbero credere in qualcosa e in che modo".

Cosa intende?

"Siamo oltre il politicamente corretto, cancellando la cultura che infastidisce, e questo fa arrabbiare molti, non solo in Russia. Molte culture più tradizionali hanno problemi, diciamo, con il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Mi chiedo se in effetti molti ucraini sostengano le persone Lgbtq, ma questa domanda non sarebbe mai rivolta a loro se la risposta non fosse di gradimento dell’Europa. Anche l’Italia è stata lenta sui diritti. Quindi evitiamo generalizzazioni nell’affrontare sommariamente la questione degli “odi” russi".

Cosa pensa dei pacifisti che tendono ad accusare la Nato invece della Russia?

"Putin è da condannare senza attenuanti: l’ordine di invadere l’Ucraina l’ha dato. Ma una Nato in decadimento ha avuto interessi nell’attuale situazione: la guerra gli ha ridato una nuova vita. Detto questo, l’approccio della possibile espansione a Est non sarebbe mai andato bene alla Russia. Negli anni ‘90, George Kennan avvertì che ciò che sta accadendo ora sarebbe successo".

Suo bisnonno visse e lavorò in Donbass, giusto?

"Sì, lavorò in Donbass come minatore del carbone e operaio metallurgico negli anni intorno al 1910. E, certo, lavorò in Ucraina per la maggior parte della sua vita".

Fyodor Burlatsky riportò che Kruscev faceva “il tonto” davanti a Stalin ballando una danza ucraina, il Gopak, affinché il dittatore georgiano non vedesse in lui un serio avversario.

"Burlatsky era un collaboratore di Kruscev, ma inventò molte storie per darsi importanza. Quello del Gopak è un aneddoto mitologico, può essere accaduto come no. E anche se lo avesse davvero fatto, Stalin non avrebbe pensato che il mio bis nonno fosse debole per il ballo. Stalin credeva che tutti fossero più deboli di lui".

Ma l’aneddoto è interessante: gli ucraini e la cultura ucraina erano e sono considerati dai russi provinciali, o, detto in altri termini, inferiori?

"Per quanto riguarda l’essere ucraino connotato come “provinciale”, la Russia fu il centro dell’impero di cui faceva parte l’Ucraina. Si diceva Impero russo, non ucraino. Poi la Russia fu la principale repubblica in Urss e Mosca era il centro. Quindi sì, l’Ucraina era una provincia come lo erano le altre 13 repubbliche. Lo scrittore del Novecento Nikolai Gogol non si considerava uno scrittore ucraino e arrivò a San Pietroburgo per diventare famoso. Poi si trasferì a Roma dove scrisse di San Pietroburgo, non di Kiev. Sì, c’è differenza tra centro e periferia".

Kruscev e Kennedy nel 1962 concordarono di smantellare i missili da Cuba e fu evitata l’invasione dell’isola. Ritiene che Putin potrebbe accettare di ritirare le truppe russe?

"Gli Usa smantellarono i loro missili anche dalla Turchia e Kruscev fece un grande accordo. Putin potrebbe accettare il ritiro delle truppe russe se Zelensky tornasse a quanto entrambe le parti fissarono in Turchia il 31 marzo".

Sergei Kruscev chiese la cittadinanza americana. Lo stesso fece Svetlana Stalin. Lei insegna in una famosa università americana. Come mai i discendenti dei famosi leader russi scelgono gli Usa come Paese?

"I discendenti, come chiunque, hanno le loro ragioni per vivere dove vogliono. Svetlana Allilueva volle lasciarsi alle spalle l’Urss temendo che non avrebbe avuto un futuro dopo che il mio bisnonno denunciò Stalin. Ma la sua vita fu difficile in America e, chissà, forse se fosse rimasta nella Russia di Brezhnev – uno stalinista – la sua esistenza sarebbe stata meravigliosa. Mio zio Sergei chiese la cittadinanza americana quando l’Urss si era già dissolta e le persone potevano scegliere dove vivere. Perché non avrebbe dovuto farlo? Io sono un’espatriata. Vivo dove lo ritengo interessante, fintantoché lo sarà".