Ucraina, la Nato vuole blindare i confini. Un esercito stabile nell’Est Europa

Il segretario Stoltenberg annuncia un vasto piano per accrescere la linea di difesa vicino alla Russia

La disperazione di una madre ucraina: è stato ritrovato il corpo del figlio a Buzova

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L’attacco di Putin all’Ucraina fa ripiombare l’Europa agli Anni Cinquanta, ai tempi più drammatici della Guerra Fredda. "Comunque finisca in Ucraina ci sono già state conseguenze a lungo termine per la nostra sicurezza, siamo ora di fronte a una nuova realtà", ha annunciato in un’intervista al Telegraph, Jens Stoltenberg, il segretario generale dell’Alleanza Atlantica. "Siamo in un periodo di transizione e dobbiamo ripensare le strutture della Nato, creeremo un esercito comune sul confine orientale".

Ucraina, svolta Nato. Quando potrebbero entrare Svezia e Finlandia

Al vertice dell’Alleanza in programma da tempo a Madrid il prossimo giugno, si dovrà discutere su come rifondare la Nato, continua Stoltenberg, per la prima volta i Paesi membri dovranno giungere a un nuovo concetto strategico. La difesa va intesa su una dimensione globale, non solo europea, per far fronte alla minaccia di Russia e Cina… adesso il mondo sta cambiando e anche la Nato deve cambiare".

L’Alleanza era nata subito dopo la fine della guerra per contenere il gigante sovietico, che aveva occupato mezza Europa. Nella Germania Est stazionava mezzo milione di soldati dell’Armata Rossa, e migliaia di panzer, il più grande esercito di tutti i tempi mai concentrato su un’area così piccola. Secondo le previsioni degli strateghi Nato, in caso di attacco, le divisioni sovietiche sarebbero potute giungere in Belgio in tre giorni.

Oggi i rapporti di forza sono cambiati, come dimostra l’andamento del conflitto in Ucraina, non è stata una guerra lampo, ma non bisogna abbassare la guardia. E Putin potrebbe essere tentato di aprire nuovi fronti locali, per evitare una crisi al Cremlino.

La minaccia di Mosca ha già spinto la Finlandia a volere abbandonare la storica neutralità. Helsinki ha chiesto di entrare nella Nato, e la capitale finlandese si trova a meno di 200 chilometri da San Pietroburgo, meno che tra Bologna e Roma. Un confronto ravvicinato. Nelle ultime settimane Helsinki ha intensificato le consultazioni con quasi tutti i 30 membri dell’Alleanza. Assieme a Stoccolma, la Finlandia ha ottenuto chiare rassicurazioni dal segretario generale Jens Stoltenberg sul fatto che le porte sono aperte. Di fronte alla tragedia ucraina, l’opinione pubblica finlandese – tradizionalmente scettica – spinge adesso per una rapida adesione all’Alleanza con una percentuale di favorevoli del 60%, il doppio rispetto agli ultimi mesi (solo il 20% continua a dirsi contrario). E anche in Parlamento, sebbene non tutti si siano espressi, sta emergendo una netta maggioranza atlantista.

L’esercito comune della Nato avrebbe la base più forte in Polonia, il più grande e fedele alleato, al confine con Russia e Bielorussia. In territorio polacco si trova l’enclave russa di Kaliningrad, che era la Königsberg di Kant, città che i polacchi rivendicano, e che i tedeschi rimpiangono. Domani potrebbe essere un nuovo pretesto per un conflitto con Mosca. Attualmente in Polonia si trovano stazionati poco più di 4mila militari statunitensi, e da tempo Varsavia chiede che il contingente venga almeno triplicato. Ma il nucleo delle forze Nato sarebbe costituito da militari tedeschi, e ciò potrebbe essere motivo di tensioni con la Polonia, che non ha dimenticato il passato nazista, e chiede ancora risarcimenti a Berlino. Sono problemi che saranno sul tappeto a Madrid.

Le forze Nato in questi anni erano andate diminuendo, dal record i 440mila uomini al tempo in cui venne eretto il Muro a Berlino, ai 70mila militari di oggi. Ma un nuovo esercito comune presuppone anche una revisione del comando. E su questo punto a Madrid sarà difficile giungere a un’intesa.