"La libertà è rispettare le regole. E vaccinarsi è un dovere sociale"

Il costituzionalista Celotto: i sindacati non parlino di imposizione. "Non possiamo permetterci rischi a scuola"

Gente in strada nel 1973 per chiedere i vaccini

Gente in strada nel 1973 per chiedere i vaccini

Il Green pass come questione di libertà non solo individuale, ma soprattutto collettiva. "Ci sono i doveri oltre ai diritti". Si tratta di avere senso dello Stato. E molto altro ancora. Alfonso Celotto, professore di Diritto costituzionale a Roma 3 affronta i temi caldi su vaccini e certificati. Lui, che, tra l’altro, è stato capo di uffici legislativi di politici di prima fascia e capo di gabinetto di ministeri chiave. Insomma, uno che di leggi se ne intende. "Un momento – attacca – la questione vaccini e Green pass non è solo di diritto, ma sociologica e culturale".

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Ma perché tutto questo can can? Non sono logici Green pass e vaccinazione?

"Per anni, noi Paese in sviluppo, ricco e con tutte le “comodità“ tecnologiche, abbiamo parlato solo di diritti. Meno di doveri. Diritti praticamente senza confini. Diritti infiniti. Il che non è stato un male, sia chiaro. Ma vorrei sommessamente ricordare che ci sono anche i doveri. E non lo dice il professor Celotto, bensì l’articolo 2 della Costituzione".

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale…

"Bravo. In sostanza quanto ha detto, con sobria efficacia, il Capo dello Stato: vaccinarsi è un diritto e un dovere perché bisogna pensare alla collettività. E anche qui mi soccorre l’articolo 32 della nostra Carta: 'La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività...'".

Però i sindacati si infuriano sul Green pass.

"È un bilanciamento complesso: il Green pass per chi sta nella scuola è una questione di libertà non solo individuale, ma anche collettiva. Non si vede perché far correre un rischio a mio figlio con un operatore che non vuole vaccinarsi. Chi vuole fare determinati lavori deve rispettare di più gli altri".

Limitazioni della libertà?

"Limitazioni che servono a vincere una guerra. Non di libertà. 1973: colera a Napoli e Bari. Fu vaccinato un milione di persone. Nessuno fiatò".

Questione di regole.

"Certo. Il grembiule a scuola, quello nero e poi quello blu, te lo dovevi mettere. Punto. Non c’era discussione. È questione di evoluzione culturale, di senso dello Stato".

Eccesso di mediazione o imposizione del potere?

"I sindacati mediano e fanno il loro mestiere. Attenzione, però. Io non parlerei di imposizione illiberale. Esempio: in Texas vige una legge che, se non vuoi portare il casco in moto, l’assicurazione aumenta. Ecco, io non ti dico di andare per forza col casco, ma poi ne subisci le, diciamo così, conseguenze. Altro esempio. Un indiano sikh vinse un concorso per fare la guardia inglese. Ma non voleva mettersi il cappello. Andò in Tribunale. Perse. Nessuno ti impone il cappello, ma se non lo metti fai un altro lavoro. Chiaro?".

Chiarissimo, professore. Però i ristoratori non sono pubblici ufficiali...

"Quando uno studente mi pare... 'sospetto', oltre al libretto gli chiedo la carta d’identità... è la stessa cosa. Al ristorante voglio andare nel modo migliore possibile. Ennesimo esempio: io ricovero in una Rsa mio padre. Se gli succede qualcosa perché c’è un non vaccinato faccio causa alla Rsa stessa, all’infermiere, allo Stato. Conviene? Direi di no".

Ma non sarà che qualcuno strumentalizza la paura?

"Di sicuro. Però mica mi meraviglia. L’animo umano è così".

Filosofico...

"Noooo. Realista, basta rileggere Salvemini nel suo Il ministro della malavita".

Forse manca il famoso senso dello Stato...

"Di sicuro il ’fare gli italiani’ di risorgimentale memoria è concetto ancora attuale. Di sicuro chi non paga le tasse si sente molto furbo. Ma se poi non passa il bus non si lamenti. E poi manca il senso dello Stato. Tutti pronti a dare la colpa agli altri…. Rileggiamo Pasquale Villari sulla Terza guerra di indipendenza".

Troppa informazione incontrollata?

"Ambè, direi. Io vorrei il bollino di qualità. Ma senza rischiare la censura del Grande Fratello!".