La corsa al tampone paralizza l’Italia. Ecco quando va fatto (e quando no)

Il molecolare l’unico affidabile. Il test è superfluo se non ci sono stati contatti prolungati e ravvicinati

I timori di contagiare i parenti ma anche l’aumento vertiginoso dei casi ha fatto impennare le prenotazioni di tamponi rapidi: 700mila al giorno, il 20% in più rispetto ai giorni prima delle festività. Sono cresciute a livelli esponenziali le richieste di esami (dalle indagini di laboratorio più sofisticate ai kit fai-da-te) mandando in affanno ambulatori, drive-in e gazebo. Ai primi sintomi di malessere, o nel dubbio dopo un contatto ravvicinato con un Covid-19, tutti si precipitano a fare un tampone, vaccinati e no. Ma quando è opportuno fare gli accertamenti? Lasciamo agli specialisti il compito di decidere.

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Contatto sospetto, cosa devo fare?

In presenza di sintomi sospetti (febbre, segni respiratori, quadri di tipo influenzale), per accertare la natura del malessere, chiedete al medico. "I casi sospetti – ha spiegato Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale (Simg) – vanno muniti di mascherina filtrante tipo Ffp2, e una volta isolati, si dovrà effettuare un’indagine epidemiologica sui contatti degli ultimi giorni, richiedendo un tampone molecolare laddove ritenuto opportuno".

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Cena da partenti, ha senso un test prima?

Migliaia di persone in Italia si sono sottoposte in questi giorni a un test estemporaneo, prima di riunirsi a tavola con parenti o amici. Sono comportamenti ispirati al principio di precauzione. "Un momento conviviale, senza un eccessivo numero di persone è ammissibile, dobbiamo però ricordare che anche tra i vaccinati un margine di rischio c’è, quindi magari non dispiacerebbe un test antigenico prima di andare a trovare il nonno, per essere tutti più sereni", ha dichiarato Carlo Signorelli, past president della Società italiana di igiene (Siti).

Incontro un positivo, sono a rischio?

In caso di contatto sporadico a basso rischio, pochi minuti (sotto ai 15) al cospetto di una persona poi risultata positiva al Covid-19, possiamo stare abbastanza tranquilli, niente quarantena. In caso di contatto stretto prolungato e ravvicinato è necessario allertare il medico, anche se non compaiono sintomi nei giorni successivi all’incontro occasionale.

Il sierologico è un'alternativa?

Occorre distinguere tra i soggetti che hanno avuto il Covid, nei quali l’esame sierologico depone per un’infezione pregressa, e la diagnosi con tampone molecolare che identifica con precisione superiore al 99% la presenza del virus Sars-Cov2 nelle secrezioni raccolte dalle fosse nasali o dalla mucosa del cavo orale e della faringe.

Tamponi fai da te o self-test salivari?

"I tamponi fai-da-te possono aiutare – ha spiegato Fabrizio Pregliasco, virologo della Statale di Milano, in merito all’attendibilità dei self test – ma è chiaro che qualche positivo potrebbe sfuggire". Quanto al tampone salivare, anche qui serve attenzione: nel raccogliere i campioni si può perdere una quota di carica virale. Però alcuni test salivari possono dare un contributo: funzionano come una rete a maglie larghe, quindi con qualche problema di falsi negativi". Fra i test rapidi "il self test salivare – precisa Pregliasco – è quello con minore sensibilità. Un livello medio di sensibilità invece per i test fai-da-te con tampone nasale: con una maggiore affidabilità e correttezza di esecuzione per quelli fatti in farmacia".

Come incrementare i livelli di sicurezza?

Mascherine, igienizzazione delle mani e vaccini sono sempre fondamentali, ma risulta nondimeno importante rilevare regolarmente la temperatura corporea, stare distanziati anche più di due metri in presenza di estranei, allontanarsi dagli assembramenti, aerare i locali e trattenersi all’interno il minimo indispensabile se gli ambienti sono frequentati da più persone.

Covid Italia, il bollettino del 28 dicembre