Influenza aviaria, 14 milioni di capi abbattuti tra Veneto e Lombardia

Unaitalia: "Un'ondata così forte non si vedeva da vent'anni". Coldiretti lancia l'allarme sui rifornimenti di carne di tacchino

Focolai di aviaria anche in Danimarca

Focolai di aviaria anche in Danimarca

Padova, 20 gennaio 2022 - Influenza aviaria, la Coldiretti fa i conti. Dopo 306 focolai e 14 milioni di capi abbattuti da ottobre, il responsabile zootecnia dell’associazione, Giorgio Apostoli, elenca: “Sono almeno 2.500 gli allevamenti coinvolti, in sostanza la metà di quelli italiani. Mezzo miliardo di danni, perché nel conto vanno considerate anche le conseguenze delle misure di protezione e sorveglianza, che in certe zone hanno provocato il blocco totale degli accasamenti di pulcini”. Ma prevede problemi di rifornimento nei supermercati? “Il rischio è concreto - ragiona l’esperto di Coldiretti –. E riguarda prima di tutto i tacchini, che vengono prodotti proprio nelle zone al centro dei focolai”. Parliamo di Veneto e Lombardia, ricorda Apostoli, “poi c’è stato qualcosa in Friuli Venezia Giulia  e un episodio nel Lazio”.

Potrebbero esserci problemi di rifornimento anche per uova e pollo. “Ma per fortuna – avvisa il responsabile zootecnia di Coldiretti – già da qualche giorno non vediamo più casi. Insomma sembra che siamo arrivati alla fine del tunnel. Anche se l’inverno è ancora lungo...”.

I produttori

Unaitalia, l’associazione di categoria che rappresenta oltre il 90% dell’intera filiera avicunicola nazionale, conferma che potrebbero esserci problemi per il rifornimento delle carni di tacchino, "anche se è possibile che una quota parte possa arrivare da altri paesi europei", è la previsione della direttrice Lara Sanfrancesco. Osserva: "Erano almeno vent'anni che non si vedeva un'ondata così forte di aviaria.  Si tratta di un virus particolarmente aggressivo, che si trasmette per via aerea. Il nostro Paese è sempre stato autosufficiente per le carni bianche. Anzi di più, siamo al 107%, quindi c'è anche una quota di esportazione". Complessivamente gli allevamenti, se mettiamo nel conto anche quelli piccoli e rurali, arrivano a quota 18.500. Con un fatturato di tutto rispetto: "Solo di carne siamo a 4,2 miliardi, con le uova superiamo i 5", ricorda la direttrice di Unaitalia.  

 

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I conti

Il report dell’Istituto Sperimentale Zooprofilattico delle Venezie, aggiornato all’11 gennaio, chiarisce che la maggior parte dei virus sono stati identificati come appartenenti al sottotipo H5N1. Le province interessate sono soprattutto Verona e Mantova - quelle con la maggiore concentrazione di allevamenti di pollame - con casi sporadici nel Bresciano e nel Rodigino.

Migration

Per fermare il propagarsi dell’epidemia gli allevatori sono stati costretti ad abbattere tutti i capi, un numero compreso tra 13 e 14 milioni di volatili. Alla data del 10 gennaio, tutti i focolai censiti sono stati ritenuti estinti. L’aviaria è stata riscontrata dall’IzsV anche in alcune specie selvatiche: si tratta solo di 17 casi, in diverse zone d’Italia, l’ultimo dei quali censito il 31 dicembre scorso. Tra questi casi, anche un gufo reale, che potrebbe aver contratto il virus nutrendosi di parti di carcasse di animali già ammalati.  "La malattia parte dagli animali selvatici - ricorda Apostoli -. In particolare, partono dal Nord Europa e infettano gli animali domestici. L'Italia ha avuto i danni maggiori rispetto ad altri Paesi".