Covid, Crisanti: "Virus può essere lasciato correre. Quarta dose? Non è la soluzione"

Il professore ordinario di Microbiologia all’università di Padova sui 7 milioni di italiani fermi alla seconda iniezione: "Sfiducia nei vaccini? Il Paese è esausto"

Covid, una somministrazione del vaccino anti-Covid

Covid, una somministrazione del vaccino anti-Covid

"Sfiducia nei vaccini? No, ci hanno salvato nel contesto della pandemia, ma la gente accusa la fatica psicologica di questi lunghi mesi ed è scettica. La dose annuale non è la soluzione, serve una politica sanitaria più strutturata per gestire il virus, ma finora il ministro non è stato consigliato bene". Andrea Crisanti, professore ordinario di Microbiologia all’università di Padova, ragiona sugli scenari possibili post stato d’emergenza.

Il bollettino del 14 marzo su contagi, morti e ricoveri

Professore, il virus rialza la testa nonostante la maxi campagna di vaccinazione. Sempre più persone criticano i vaccini. "I vaccini ci hanno salvato e ci dovranno ancora salvare, non c’è dubbio. Ma da soli non bastano. I rialzi delle infezioni e delle ospedalizzazioni erano prevedibili: se lasci circolare il virus, allo stesso tempo devi proteggere i fragili. Da un lato si dà un effetto boost – più forte del vaccino – alla popolazione, dall’altro si espongono i soggetti deboli. Questi ultimi vanno aiutati consentendo loro lo smart working e fornendogli un bonus per i tamponi molecolari".

Sette milioni di italiani si sono fermati alla seconda dose, rinunciando al booster. Molti di questi si sono infettati, nell’attesa di finire il ciclo, ma gli altri hanno scelto di non proseguire la campagna vaccinale. Un segnale che la fiducia nei vaccini è crollata definitivamente? "Si tratta di un fenomeno conosciuto come ’fatica psicologica’. Dopo tanto tempo è difficile tenere alta la tensione, come nella massima emergenza. In più, sono stati emanati provvedimenti contradditori, come quello di non riconoscere lo stesso status biologico tra vaccinati con terza dose e guariti con due dosi. Due categorie che hanno la stessa dignità: entrambi hanno gli anticorpi. Nella gestione della pandemia c’è stata un’approssimazione giornaliera che ha minato la fiducia delle persone nella scienza. E con il web questo è un problema, perché le informazioni circolano più velocemente e fioccano le fake news".

L’efficacia contro l’infezione cala già dopo due mesi, con la terza dose. "Una persona sana e vaccinata non avrà conseguenze se si infetta. Anzi, un certo livello di circolazione del virus aumenta le difese immunitarie della popolazione. Ma questa diffusione è incompatibile con le difese dei fragili".

Tra meno di tre settimane finisce lo stato d’emergenza, come molte delle restrizioni. Il virus inizierà a circolare in modo ancora più massiccio. "Bloccando ora la circolazione virale, fra sei mesi potremmo trovarci come Hong Kong, totalmente vulnerabili. Loro hanno optato per la doppia vaccinazione, poi hanno riaperto e ora hanno un’ondata da paura. Noi – con 20mila iniezioni al giorno – stiamo tentando la strada dell’immunità naturale, ma se la si sceglie, bisogna proteggere i fragili".

Cosa dobbiamo aspettarci in autunno? La quarta dose aggiornata diventerà obbligatoria o sarà dedicata ai fragili? "Non dobbiamo seguire gli interessi della Pfizer o delle altre case farmaceutiche e impuntarci sui vaccini. La svolta arriva con una politica sanitaria che coinvolga tutta la popolazione. Paradossalmente si ha una protezione maggiore e naturale con l’infezione".

La copertura dopo quattro dosi di vaccini quanto durerà? "Se dopo 3 dosi le difese scendono al terzo mese, quanto mai potrà durare la quarta dose?".

L’arrivo dei profughi di guerra che scenario epidemiologico possono scatenare in Italia? "Gli ucraini ci portano il virus? Una balla colossale. Ragioniamo insieme. Supponiamo, esagerando, che arrivino 50mila profughi dei quali, sempre esagerando, il 10% infetti: significano 5mila casi in più. Rispetto ai 60mila contagi giornalieri attuali, avrebbero zero impatto".