Divorzio veloce, il pollice verso di Bernardini De Pace: "Se succede offro la cena"

La matrimonialista più famosa: la riforma è un disastro, i giudici non riusciranno mai a rispettare i tempi

L'avvocato Anna Maria Bernardini De Pace

L'avvocato Anna Maria Bernardini De Pace

Da breve a "lampo". Nella riforma del processo civile, anticipata di mesi, si tentano di accorciare ulteriormente i tempi di separazione e divorzio grazie all’uniformità del rito e del giudice. Anna Maria Bernardini De Pace ha costruito un impero sulle coppie che scoppiano. Con tenacia, con empatia, soprattutto con uno sguardo ai figli. E non è per niente contenta della novità.

Divorzio veloce. Meno burocrazia, l’addio per sempre sarà più semplice

Perché, avvocato?

"Perché hanno fatto un disastro. C’è lo zampino di chi ha grande conoscenza del diritto in termini teorici ma ignora cosa succede nei tribunali e negli studi legali. Noi l’abbiamo saputo prima di Natale e i miei ragazzi stanno facendo corsi on line per capirci qualcosa. Quanto ai giudici, voglio vederli: non decideranno mai entro tre mesi. I termini non sono perentori ma solo ordinatori, quindi i tempi possono non essere rispettati. Le pago una cena se succede".

Restiamo in linea teorica. Non è meglio uno strappo e via?

"È fondamentale, niente di più brutto di due persone che si odiano e restano insieme. Il divorzio è una bonifica dei sentimenti. Serve a fare pulizia, come un intervento chirurgico. Ma quello lampo è un’illusione, immediato solo sulla carta. La riforma complica tutto e mi sembra francamente assurda. C’è più lavoro per gli avvocati, che saranno costretti a scrivere 5 atti anziché uno. E si sa, più si scrive più si litiga. Le parcelle aumenteranno. E magari di fronte alla prospettiva di pagare di più la gente ci penserà due volte".

Così sarà contento monsignor Nunzio Galantino, per il quale il divorzio breve non è stata una conquista storica ma una deriva culturale che indebolisce il matrimonio e la famiglia.

"Guardi che la fine di un amore angoscia anche me. Io mi intristisco tutti i giorni su questa scrivania che riceve dolore liquido da 40 anni. È un pezzo di Magistretti, un tavolo da pranzo mai messo in produzione unico al mondo e ha ricevuto più lacrime delle madonne. Ma io vengo dopo, quando la separazione è l’unica strada possibile. Sono stata definita il medico legale degli amori morti. Faccio l’autopsia delle storie finite".

Alda Merini diceva: "A volte si va via per riflettere, altre volte perché si è riflettuto". La separazione serve a pensarci su e magari a cambiare idea, perché tanta fretta?

"Le coppie impiegano comunque un sacco di tempo per lasciarsi anche prima di andare da un avvocato. E nel frattempo si picchiano, si derubano a vicenda, si uccidono. Bisognerebbe lasciarsi ai primi segnali di una situazione irreparabile per non accumulare cattiveria, rancore, desiderio di vendetta. Tutte cose che allungano le cause all’infinito. Poi certo, una pausa di riflessione può essere utile a tornare indietro. Ho visto tanta gente risposarsi dopo il divorzio. A volte sono io a prendere tempo e a mandare i miei clienti dai terapisti di coppia. Dico di aspettare, di farsi una vacanza. A certe donne ho consigliato anche di farsi un amante, così magari cambiano idea"

Perché la riforma non la convince?

"Perché è un’illusione. Secondo quello che dicono, i processi che durano in media 3 anni dovrebbero restringersi a metà della metà. Non è possibile. Per come funzionano i tribunali, con tutti i problemi tecnici di cancelleria. Siamo 60 milioni con 10mila giudici, troppo pochi. Continueranno a decidere con i loro tempi, escludo che si mettano a leggere in un lampo cinque atti più gli estratti conto e le dichiarazioni dei redditi. Già oggi non ne leggono nemmeno uno, hanno troppo da fare".

Anche gli studi legali sono stati spiazzati.

"Io sono una dei 250 mila avvocati, ho 200 cause di diritto di famiglia all’anno tra pagate e non pagate perché mi piace Robin Hood, mi accanisco sui ricchi per dare ai poveri. Dovrò lavorare cinque volte tanto e come dicevo sarò costretta ad alzare le parcelle. Resta invariato il fatto che l’accordo va trovato prima del processo perché se si hanno sorprese in aula la lotta diventa feroce e ci rimettono i bambini.

Oltre a lei e alla Chiesa, a chi può non piacere il divorzio lampo?

"Saranno disperate le mogli di uomini ricchi, e viceversa, perché usciranno prima dell’asse ereditario. Il problema alla fine sono sempre i soldi. Brutto a dirsi ma l’ha detto bene un mio amico: si comincia con gli odori e si finisce con i valori. Per tranquillizzare una cliente ho fatto durare la causa 9 anni. Se uno vuole tirare in lungo il modo c’è".

E ci sarà qualcosa di buono anche nella riforma.

"Sì, il tribunale competente diventa quello della residenza dei figli mentre prima era l’ultima residenza comune dei coniugi: è giusto che i bambini abbiano il loro giudice naturale. Mi piace il piano genitoriale che mamma e papà devono allegare, con ben specificate tutte le attività quotidiane della prole. E mi piace anche che l’ascolto del minore debba essere fatto dal giudice e non dallo psicologo o dai servizi sociali. Non sopporto gli ausiliari".

Viene raccomandata la sintesi, anche questa è una bella cosa.

"Ma come si fa a raccontare una vita in sintesi. E poi quale sintesi? Vanno allegate le dichiarazioni dei redditi degli ultimi tre anni e tutti gli estratti conto mentre oggi basta un atto notorio".

Le persone si sposano sempre meno e divorziano sempre più spesso. Non è ancora stanca di stare in mezzo al terremoto?

"Me lo domandano in tanti. Fra tre mesi compio 75 anni e rispondo: col cavolo. Morirò oltre i 90, possibilmente in tribunale".