Guerra in Ucraina. "Mio figlio al fronte circondato dai russi. Non si arrenderà"

Il dramma dell’italo-ucraino Pavel Quaglia, 24 anni. Il padre: "Il suo battaglione ormai è allo stremo"

Pavel Quaglia in un hangar ucraino

Pavel Quaglia in un hangar ucraino

«Mio figlio non si arrenderà mai". Sono giorni interminabili quelli di Claudio Quaglia, interprete senigalliese che vive con il cellulare in mano in attesa di avere notizie del figlio Pavel (mamma ucraina), 24 anni, ingegnere aeronautico, che dopo aver concluso l’accademia militare è in prima linea a poca distanza da Odessa, una delle città assediate dai russi. "Sono trascorsi quattro giorni dall’ultima volta che ci siamo parlati – spiega –, riesco ad avere sue notizie attraverso altri canali. Sono stati accerchiati, hanno chiesto loro di arrendersi, ma so che mio figlio non lo farà mai". Quaglia ora vive in Friuli Venezia Giulia, mentre l’ex compagna, assieme a Pavel è rimasta in Ucraina dove aveva conosciuto il papà del ragazzo: "Siamo in costante contatto – prosegue – è terrorizzata. Vive nascosta, riesce a mandarmi qualche video. I filorussi entrano nelle case e rubano tutto, dal cibo ai medicinali. C’è bisogno di aiuti umanitari, sto cercando di organizzarmi assieme alla Croce Rossa per raccogliere cibo e medicine".

Ci sono giovani che imbracciano il fucile e cercano di difendere il loro Paese: "Sono ovunque – afferma – la gente ha paura, non ci si può difendere. Arrivano dal mare, dal cielo e come barbari non guardano in faccia a nessuno. Mio figlio è assieme ad altre centinaia di giovani, alcuni esperti, altri meno, ma tutti con l’obiettivo di difendere la loro terra, il loro popolo. Da aerei ed elicotteri russi sono piovuti biglietti, con l’invito ad arrendersi".

Il telefono di Claudio Quaglia, nato a Resia nel 1961 ma trasferitosi a Senigallia subito dopo, squilla continuamente. Ha sei fratelli che vengono aggiornati via social continuamente. Tutti, parenti e amici, si preoccupano per le sorti di Pavel, un giovane eroe che, come migliaia di altri coetanei, rischia la vita per il suo Paese. "Sappiamo che è vivo – spiega il padre –. Vivo giorno e notte con il telefono in mano, la situazione cambia repentinamente. Il gruppo di Pavel ha subìto diverse perdite, inutile dire che sono sempre in apprensione. Voglio fare qualcosa, devo farlo. Per questo mi sto organizzando per cercare di andare assieme alla Croce Rossa a portare generi di prima necessità. A Kiev stanno rubando tutto, anche il cibo. Rendono le persone non autosufficienti, quella è terra di conquista e come tale va occupata".

I carri armati che dall’Italia vediamo in Tv, sono gli stessi che entrano nelle zone più calde del combattimento. "Stanno mettendo a ferro e fuoco il Nord Est, mio figlio è in una delle zone più calde – conclude il padre – per questo sui social ho chiesto di pregare per lui". Tanti i messaggi di solidarietà ricevuti da Claudio Quaglia in queste ore, molte anche le persone già pronte ad aiutarlo per quella missione umanitaria che sta cercando di organizzare per raggiungere suo figlio, per aiutare come lui il popolo ucraino con una vicinanza tangibile.