Gianluca Vacchi, la replica dei fedelissimi: "Falsità da quella colf, non è cattivo"

Otto dipendenti di Mr Enjoy smontano la denuncia dell’ex collega filippina. "Siamo una famiglia, lui sa essere gentile e generoso"

A sinistra, il personale domestico riunitosi per difendere Gianluca Vacchi, 54 anni

A sinistra, il personale domestico riunitosi per difendere Gianluca Vacchi, 54 anni

La reputazione social di Gianluca Vacchi, ammaccata dalla denuncia dell’ex colf filippina Laluna Maricris Bantugon, ritrova spunto con un filmato di segno lealista firmato da otto fedelissimi di Mr Enjoy. Un video girato "a sua insaputa", giura Laura Siazzu, unica italiana attorno al tavolo dell’influencer, dove la speaker delle virtù vacchiane e altre sette dipendenti asiatici attaccano l’ex collega rivoltasi al giudice del lavoro per 70mila euro di straordinari e tfr non pagati nonostante orari estremi per feste e trasferte.

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Nel video, per certi versi esilarante ma per altri totalmente trasparente nel testimoniare il culto del capo che si respira nella proprietà dell’influencer, la dipendente in primo piano (a sua volta licenziata nel 2020 ma poi reintegrata) bolla come una plateale bugia l’asserzione che Vacchi "non paga gli straordinari". "Non è vero, noi siamo pagati", è il pubblico giuramento, con anatema alla detestata denunciante "che, purtroppo per lei, non ha più l’onore di stare in mezzo a questo team".

Uno dei video con i domestici

Perché chi resta in livrea al servizio del tatuato e mesciato re dei social difende con forza il proprio posto di lavoro: "Noi siamo incavolati per quello che abbiamo visto e sentito. Noi lavoriamo per una bellissima famiglia". Il tavolo si anima. Tutti i dipendenti partecipano alla difesa. Chi annuendo, chi sorridendo, chi sottolineando la normalità – quasi la banalità – del Gianluca di casa. "Un normale datore di lavoro che si arrabbia se non vengono fatte le cose come dice lui", è l’esempio tratto dalla quotidianità: Mr Enjoy al livello di un’irosa borghesuccia che si spazientisce per la polvere sulla credenzina.

E le feste a ritmo insostenibile lamentate dalla collega fuoriuscita? Così come "le bestemmie, le parolacce, gli scatti d’ira"? O i video in livrea a beneficio dei social? "A noi nessuno ci obbliga a fare un TikTok o a indossare la divisa", è la dichiarazione che depotenzia l’immagina di Vacchi con la giugulare in tensione per coreografie improvvisate oppure per bagagli incompleti prima di una trasferta chissà dove. Vacchi, per i suoi dipendenti, è più di una busta paga al netto di periodiche sfuriate. Lo staff certifica: "La nostra vita non trascorre tra una frustata e un insulto. Il dottore ha anche umiltà: chiede le cose per favore e, se alza la voce, poi dice: “Ragazzi, vi chiedo scusa“". Ah, ecco. Per tutto il resto, salvo conciliazione, ballerà il giudice del lavoro.