Covid Calabria, in campo Gino Strada. Gaudio: "Il mio nome? fuga di notizie"

Auguri al fondatore di Emergency dall'infettivologo Galli: "Compagni di università"

Gino Strada, da oggi scende in campo in Calabria (Ansa)

Gino Strada, da oggi scende in campo in Calabria (Ansa)

Roma, 18 novembre 2020 - Sul caos Coronavirus in Calabria - tre commissari in pochi giorni - da oggi scende in campo Gino Strada con la sua Emergency, che fornirà supporto nei Covid hotel e nei triage degli ospedali e si occuperà della gestione dei nosocomi da campo.  Quanto all'ultimo commissario, Eugenio Gaudio spiega la sua marcia indietro con una fuga di notizie:  "Ho chiesto tempo per rifletterci - racconta - Sono stato tutta la giornata in ateneo e la sera quando sono tornato a casa ne abbiamo parlato. E abbiamo deciso di no". Quindi il suo nome è uscito prima della risposta negativa.

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Boccia: Emergency patrimonio italia

"Emergency è un patrimonio di tutto il Paese - dice Francesco Boccia nel corso di una audizione alla Camera - quella rete non può che rafforzare la capacità di intervento con la Protezione civile sui luoghi dove siamo più sofferenti". Insomma, l'accordo con Gino Strada "permetterà alla Calabria di sfruttare nel modo migliore le qualità di Strada e di dare un sostegno reale alla Regione e anche al Paese, perché con lo stesso modello potremo intervenire per assistere persone in difficoltà in altre aree del Paese".

Gli auguri di Galli a Strada

Ad Agorà su Raitre Massimo Galli, direttore dell'Istituto di Malattie Infettive dell'Ospedale Sacco di Milano, dice che rispetto alla Calabria, "sono state fatte una serie di scelte discutibili, che si sono ritorte sulla capacità di gestire le cose. Faccio i migliori auguri mio amico e compagno di università Gino Strada, che ha un grande coraggio a mettersi in questa situazione".  E commentando il netto rifiuto del nome di Strada da parte del presidente della Regione Calabria Spirlì, Galli continua: "Già il trasportare e trasferire l'esperienza dell'organizzazione Emergency a questo tipo di intervento è un lavoro molto difficile. A questo si aggiunge il fatto che invece di vedere il suo lavoro universalmente apprezzato, Gino si trova a essere tra incudine e martello, come spesso accade a tecnici chiamati a lavorare in contesti politici. Se una persona viene chiamata a salvare una situazione e si trova ad avere mille opposizioni preconcette, ci vuole veramente un gran coraggio ad accettare".

Spirlì: noi, schiavi di un algoritmo

Dal canto suo Nino Spirlì legge così la situazione in Calabria: "Non si può essere schiavi di un algoritmo freddo e cinico", dice a Sky Tg 24 Start. E continua: "21 punti da analizzare sono davvero una tombola. Devono ammettere di essersi sbagliati. Se dobbiamo monitorare la situazione dei territori in maniera agile e veloce, abbiamo bisogno di 3-4-5 punti al massimo, che sono quelli che fotografano all'istante quello che sta accadendo. Sarebbe una cosa saggia ammettere l'errore di queste settimane, un errore che però è costato dal punto di vista sociale l'ira di Dio alla gente. Perché la Calabria si è ribellata alla zona rossa tout court? Perché - ha evidenziato il presidente della Regione - io avevo già deciso, con un'ordinanza, monitorando il territorio, di stabilire quale fosse il Comune rosso o il Comune arancione, e si chiudevano quelle piccole zone".

Gaudio: fuga di notizie

Spiega al Corsera l'ex rettore della Sapienza: "Io ho parlato lunedì mattina con il presidente Conte e il ministro Speranza: mi hanno trasmesso la loro stima per come ho guidato la Sapienza, mi hanno detto che tra l'altro era importante il mio essere calabrese per un incarico come quello di commissario ad acta per la Sanità". Poi "ho chiesto tempo per rifletterci. Sono stato tutta la giornata in ateneo e la sera quando sono tornato a casa ne abbiamo parlato. E abbiamo deciso di no". Su questa scelta insiste: "Sono questioni che riguardano l'intimità di una famiglia: io mi sarei trasferito a Catanzaro per lavorare 14 ore al giorno come sono abituato, avrei preso l'impegno sul serio. Mi sarei applicato in modo analitico, con me ci sarebbero stati dei consulenti". E aggiunge: "Non ho detto di 'no' per via della questione di Catania (dove risultava indagato per un concorso universitario, ndr ) perché nel pomeriggio il mio avvocato mi ha comunicato che il procuratore ha depositato la richiesta di archiviazione nei miei confronti. Dai tabulati risultava del resto la mia estraneità alla vicenda".