Coronavirus, Massimo Galli: "A scuola 6 ore con la mascherina? Utopia"

L'infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano: "Il distanziamento si può tentare, ma per un bambino di 8 anni è difficile". Sulla stagione invernale in arrivo: "Più test, meno plexiglass"

Scuola, preparativi a Roma in vista della riapertura (Ansa)

Scuola, preparativi a Roma in vista della riapertura (Ansa)

Roma, 25 agosto 2020 - Massimo Galli, infettivologo dell'ospedale Sacco e dell'università degli Studi di Milano, è intervenuto questa mattina ad 'Agorà estate' su Rai3. Sulle misure di prevenzione della diffusione del Coronavirus nelle scuole ha osservato che "soprattutto per i più piccoli, 5 o 6 ore in classe con la mascherina sono francamente utopia. Se vogliamo essere onesti intellettualmente, dobbiamo dire che il distanziamento si può tentare, ma per un bambino di 8 anni è difficile". E ancora: "E' una questione di ovvio buonsenso: tenere la mascherina per tante ore, pur con degli intervalli, secondo me non è sostenibile". Galli ha aggiunto: "Mi sarebbe piaciuto anche, se non possiamo parlare della luna nel pozzo con questi tempi brevi, che a scuola ci fossero seri presidi sanitari che potessero più facilmente controllare la situazione nel suo evolvere" .

Bambini, genitori e febbre

La misurazione della febbre delegata ai genitori? "Le cose da rivedere sono molte - ha risposto - ma se uno deve fare una sorveglianza epidemiologica non la può scaricare sulle spalle dei cittadini". Sempre in merito alla rilevazione della temperatura corporea - che secondo le raccomandazioni diffuse nei giorni scorsi all'Istituto superiore di sanità (Iss) sarebbe compito delle famiglie - Galli fa inoltre notare come, "se un bimbo ha la febbre la sera e il mattino dopo non ce l'ha più e te lo mandano a scuola lo stesso, c'è qualcosa che non va. Come tutti ben sappiamo, infatti, è possibile che nelle prime ore del mattino la febbre sia scesa pur essendoci un processo infettivo in atto". "Le cose da rivedere sono molte", sostiene l'esperto che riflette anche su un altro punto: "Un termometro per ogni casa di solito c'è, però se ci sono 3, 4, 5 bimbi diventa un pochino complicato gestire tutto a livello domiciliare".

Più tamponi per limitare i danni

Pensando poi alla stagione invernale e a tutti virus che circoleranno oltre al Sars-CoV-2, Galli insiste sulla necessità di "sviluppare dei protocolli e delle attenzioni: più test e meno plexiglass", invoca il medico. "Più test e meno banchi, più intervento sanitario nella scuola - ripete - perché la totale garanzia che l'infezione non entri non ce l'abbiamo e non ce l'avremo mai. Il punto è riuscire a identificarla in maniera precoce e limitare il più rapidamente possibile i danni", ricordando che per la Covid in particolare "abbiamo una forte percentuale, oltre il 30% e forse addirittura di più nei giovanissimi, di persone che si infettano e rimangono del tutto asintomatiche".

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"L'errore del 20 febbraio"

"Il più grosso errore che io abbia mai fatto è stato quello di illudermi o di cominciare ad illudermi intorno al 20 febbraio che l'avevamo scampata", ha ammesso l'infettivologo. "Era una situazione nuova, della Sars avevamo avuto solo 4 casi e il ricovero dei due turisti cinesi allo Spallanzani non sembrava aver lasciato conseguenze - ha ricordato Galli -, ma non immaginavamo che in realtà ci fossero già migliaia e migliaia di infezioni in due aree della Lombardia. Ora dobbiamo evitare che il virus torni a circolare per settimane in alcune zone senza accorgercene: se accadesse dovremmo fronteggiare di nuovo centinaia di casi, ci troveremmo ad avere persone anziane e fragili nelle rianimazioni e saremmo costretti a nuove chiusure. E' una lezione che dovremmo avere imparato".

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Il vaccino anti Covid

"Siamo abbastanza lontani dalle certezze su un vaccino contro il Covid", sostiene Galli. I "progetti di vaccino sono una ventina in giro per il mondo", ma nessuno è giunto al punto da farci dire che "siamo a un passo da poterlo distribuire alla più ampia fetta possibile della popolazione mondiale". Lo champagne che l'esperto aveva detto di conservare per brindare alla fine della pandemia "fatalmente resterà in ghiaccio", ha detto con ironia, anche "perché per fare un vaccino, come per poter portare sul mercato un farmaco, è necessario passare per tutta una serie di fasi". Passaggi che, "in condizioni di emergenza, possono essere anche accorciati, ma non eliminati". Prima di arrivare alla distribuzione su vasta scala di una soluzione preventiva o di cura contro il Coronavirus, dunque, "c'è molto da fare e da lavorare". "Benissimo", ha concluso lo specialista, "il progetto partito allo Spallanzani che è in fase I, la fase iniziale della sperimentazione sull'uomo. Molto è importante avere già alcuni vaccini in fase III". Ma solo "quando avremo veramente dati concreti e veri su cui poter ragionare lo faremo". E infine "distribuire questo vaccino, somministrarlo su larghissima scala, quando ci sarà, non sarà esattamente una passeggiata da un punto di vista organizzativo", ha concluso Galli.