Coronavirus, perché Bergamo non è ancora zona rossa?

Un funerale ogni mezz’ora, è la provincia con più contagiati dal Coronavirus. L’ira dei sindaci: " Dal governo nessun ascolto"

Nel comune di Alzano Lombardo vivono 13.700 abitanti: in 15 giorni cinquanta i decessi

Nel comune di Alzano Lombardo vivono 13.700 abitanti: in 15 giorni cinquanta i decessi

Bergamo, 15 marzo 2020 - Resta drammatica l’emergenza Coronavirus nella Bergamasca, la provincia italiana che conta più morti e contagiati d’Italia e che ogni giorno sforna numeri da bollettino di guerra. L’ultima vittima è un operatore tecnico di 47 anni del 118, in servizio alla centrale operativa dell’ospedale Papa Giovanni XXIII, morto nella notte tra venerdì e ieri dopo essere stato contagiato dal Covid-19. Già alcune notti fa la centrale era stata chiusa e sanificata, anche perché altri operatori avevano accusato sintomi ed erano rimasti a casa (le chiamate erano state dirottate ad altre strutture lombarde). 

Caro Fontana, faccia come nel Lodigiano - di Marina Terragni

Per rendere meglio l’idea della drammaticità della situazione nella Bergamasca, basta pensare che nella sola giornata di venerdì si sono registrati 232 casi positivi al Coronavirus, per un totale di 2.368 infettati. Insomma, il virus continua a circolare a ritmo costante. Come dimostrano i casi di Nembro, 12mila abitanti, e di Alzano, 13.700, i due comuni della Media Valle Seriana per giorni al centro delle cronache perché qui sono scoppiati i primi focolai di Covid-19 della Bergamasca: nel primo paese, in 12 giorni sono decedute 70 persone, ad Alzano, invece, in 15 giorni si sono registrati 50 morti.

"Stiamo vivendo un vero e proprio incubo - rivela Camillo Bertocchi, 44 anni, sindaco leghista di Alzano Lombardo, da giorni in trincea –. Venerdì ci sono stati sei decessi, solo stamattina (ieri, ndr) ne abbiamo registrati cinque. L’unico modo per sconfiggere il virus è di rispettare le regole imposte dal governo". Contro il quale alcuni giorni fa il primo cittadino lumbard di Alzano aveva indirizzato alcune critiche. "Era il periodo in cui potevamo diventare ‘zona rossa’ – rivela Bertocchi –. L’incertezza di quei giorni ha creato una grande confusione e secondo me il governo avrebbe dovuto interpellarci, visto che siamo nati e viviamo qui e conosciamo il tessuto territoriale e le sue esigenze". 

Una fotografia drammatica della situazione la dà Giorgio Gori, primo cittadino del capoluogo: "È stato necessario riaprire la camera mortuaria e la chiesa perché le vittime sono troppe, 200 negli ultimi cinque giorni, e nelle camere ardenti degli ospedali non c’è più posto. Il forno crematorio funziona a ciclo continuo – sottolinea –, i funerali non vengono celebrati e facciamo una sepoltura ogni mezz’ora. Qualcosa di inimmaginabile". E che la situazione sia davvero drammatica lo prova anche il fatto che il quotidiano locale, L’Eco di Bergamo , ogni giorno pubblica undici pagine di necrologi. Otto, quando il ’bollettino di guerra‘ è più clemente.

Un altro grave problema nella lotta al Covid-19 è dato dalla carenza di posti letto negli ospedali della provincia, saturi di pazienti, tanto che i consiglieri regionali bergamaschi Niccolò Carretta (Lombardi Civici Europeisti) e Monica Mazzoleni (Lega) hanno avanzato una proposta bipartisan: valutare l’utilizzo di qualche padiglione non ancora ristrutturato negli ex Ospedali Riuniti di Bergamo. Servono infatti strutture attrezzate per la Terapia intensiva o che fungano da filtro rispetto alle cure a domicilio.

L’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera si è detto disponibile a valutare la proposta e interloquire con Guardia di Finanza, Ats e Cassa Depositi e Prestiti per valutare la fattibilità della proposta. Negli ospedali, intanto, sono decuplicati i consumi di ossigeno, destinato ai malati per la ventilazione. E a livello territoriale, cioè nelle case degli ammalati. All’ospedale Papa Giovanni XXIII, tanto per fare un esempio, vengono utilizzate fino a 160 bombole al giorno per il triage. Federfarma e Ats hanno provveduto a sbloccare la procedura per la richiesta delle bombole: ora basta la cosiddetta ricetta rossa del medico di base. A proposito di medici di base. Il Coronavirus ha avuto effetti nefasti anche su di loro, visto che sono ben 70 i dottori contagiati.