Scuola e quarantena: ecco quando scatta. Le nuove regole

Cambia tutto ancora una volta, anche in vista di un possibile proseguimento dello stato di emergenza

Il tracciamento riguarderà anche professori e famiglie degli studenti

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Dalla Dad alla presenza. Ma – forse – di nuovo ancora in Dad, dipenderà dai contagi. La scuola non ha pace. Ancora una volta cambia tutto. Entro la settimana arriverà il via libera alle indicazioni per la gestione del Covid nelle scuole anche in vista di un possibile proseguimento dello stato di emergenza (probabilmente prorogato fino al 31 marzo) senza il quale la Dad verrebbe meno. Intanto, ecco le nuove indicazioni: niente Dad se c’è un solo positivo; se sono due, quarantena "selettiva" a seconda si sia vaccinati o meno; tutti a casa se i casi sono almeno tre.

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Le nuove indicazioni per la gestione dei contagi in classe, redatte dall’Istituto superiore di sanità dall’Istruzione con il contributo delle Regioni, mirano a salvaguardare il più possibile l’anno scolastico in presenza, ma in caso di contagi, il ricorso alla didattica a distanza verrà calibrato, e si darà peso a test e tracciamento: valgono il molecolare, quello rapido, o con prelievo salivare e analisi molecolare, da effettuarsi il prima possibile e dopo cinque giorni, oltre che al termine dell’eventuale quarantena.

Nel dettaglio. Nel momento in cui si verifica un contagio e la Asl non possa intervenire, sarà sempre compito del dirigente scolastico, "in via eccezionale ed urgente", sospendere in modo temporaneo le attività didattiche e avviare le misure del protocollo. Il provvedimento riguarda gli insegnanti e le famiglie degli alunni che sono stati a contatto con il caso confermato 48 ore prima della comparsa dei sintomi o dell’esecuzione del test, qualora si tratti di un soggetto asintomatico. Solo in un secondo momento interverrà la Asl, alla quale toccherà l’ultima parola in fatto di individuazione dei contatti stretti e non. Le indicazioni prevedono due tamponi, oltre a quelli già utilizzati in caso di quarantena. Uno è il ’T0’, che va eseguito appena si verifica un caso positivo, l’altro è il ’T5’, da effettuare dopo cinque giorni. Le regole valgono per tutte le scuole, dalle elementari in su, ma non si sa ancora da quando scatterà effettivamente questo nuovo "vademecum" perchè la circolare non c’è ancora.

Per il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, il nuovo protocollo rappresenta un passo avanti, ma – avverte – le scuole non dovranno fare tutto da sole. Infatti, c’è anche il nodo privacy da sciogliere; i dirigenti scolastici non possono sapere se i dipendenti o gli alunni siano o meno vaccinati e da quanto. Già, perché c’è anche la questione della terza dose per gli insegnanti, tra le prime categorie ad essere state vaccinate l’anno scorso e che dunque ora più di altri avranno bisogno di un richiamo prima possibile. Monte Regioni – come il Lazio e Toscana – si dicono pronte alla creazione di una corsia preferenziale per gli insegnanti invocata anche dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi: c’è bisogno di una "priorità alta" visto l’avvicinarsi dell’inverno e la didattica in presenza e anche il sottosegretario, Pierpaolo Sileri, è d’accordo: "È stato fatto per i sanitari e come loro docenti e operatori delle scuole lavorano in ambienti a rischio, a contatto con i giovani che sotto i 12 anni non sono immunizzati in quanto non è ancora disponibile il vaccino per la loro età". Quindi, spiega Sileri, aggiungerebbe i dipendenti della scuola fra le categorie ad alta priorità sempre rispettando però i sei mesi che devono intercorrere tra la seconda e la terza dose". I richiami da qui alle prossime tre settimane potrebbero interessare una platea potenziale di 300-350mila docenti perchè tanti erano al 21 maggio, secondo il report del governo, i lavoratori della scuola immunizzati (molti con Astrazeneca), su circa 1,4 milioni.

Intanto, riguardo al nuovo protocollo, questo sarà diverso a seconda della fascia d’età degli alunni, tenuto conto che sotto 12 anni non esiste al momento vaccino, e che per i più piccoli, fino a sei anni, non è prevista nemmeno la mascherina in classe. Un caso ancora diverso è quello dei servizi dell’infanzia: per i più piccoli (0-6 anni) è prevista una quarantena di dieci giorni, al termine dalla quale dovranno effettuare un test.