Roma, 30 giugno 2014 - QUASI tutto pronto, persino la dieta spaziale. Quinoa e sgombri, impacchettati per lei, la prima donna astronauta italiana dell’Agenzia Spaziale Europea che a novembre partirà per la missione Futura, la seconda di lunga durata dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) per raggiungere la Stazione internazionale. Il capitano dell’Aeronautica Militare Samantha Cristoforetti ha 37 anni, due lauree e parla cinque lingue. Pilota i Cessna, è arrivata fra i sei migliori candidati, su 8.500 aspiranti astronauti. Ha sognato questo lancio tutta la vita, lei milanese cresciuta fra le cime delle Dolomiti trentine, la prima astronauta italiana si addestra alla sua missione da più di due anni. Tanta teoria e tantissima pratica: sulla navicella bisogna saper fare di tutto, dalle passeggiate senza gravità agli interventi da elettricista. Vive fra il Centro di Colonia dell’Agenzia spaziale europea e le basi russe, americane, cinesi, con lunghe soste nel cosmodromo di Baiknur in Kazakistan, da dove a novembre partirà la Soyuz. Sei mesi nello spazio, a 400 chilometri dalla terra, il tempo per "imparare una nuova vita", racconta Cristoforetti da Colonia.

Capitano Cristoforetti,come immagina la sua prima missione nello spazio?
"Ho sognato questo momento tutta la vita, ho lavorato tantissimo per questo obiettivo. Sarà anche l’inizio di una nuova avventura: vivere nello spazio sei mesi è un privilegio, un tempo abbastanza lungo per imparare una nuova vita, come i bambini".

Quanti sarete sulla Soyuz?
"In tre. Poi, nella stazione saremo in sei".

Duro l’addestramento?
"Impegnativo e lungo. Più di due anni e mezzo. Nei primi 8 mesi ho studiato teoria, come a scuola: un astronauta deve conoscere il funzionamento dei sistemi di bordo. Dobbiamo saper intervenire per salvare la nostra vita, quella dei compagni e l’astronave".

Poi la pratica, simulatori, voli parabolici. Che cosa ha imparato?
"Si simula routine ed emergenza, come salvare un equipaggio, risolvere le avarie sia nella stazione spaziale sia del veicolo. Vivremo lì sei mesi, dobbiamo saper fare tutto".

Lancio e rientro sono la parte più difficile della missione?
"La Soyuz dal lancio in 8 minuti arriva a 400 km di quota e 27.000 km all’ora di velocità. Una grande energia, che poi si deve dissipare al rientro, altra fase molto delicata. Solo questi due momenti richiedono un anno intero di addestramento".

E lei che ruolo avrà?
"Durante la permanenza nella stazione svolgerò un po’ tutti i compiti, di semplice manutenzione, di gestione dei rifornimenti logistici, che arriveranno con veicoli cargo. Ma il mio ruolo principale è quello di eseguire una serie di esperimenti scientifici. Otto di questi sono italiani. Studierò materiali, combustibili e farò una serie di test di fisiologia umana, testandoli su di me. Lo spazio permette di osservare fenomeni e processi senza la gravità terrestre".

Quali caratteristiche deve avere un astronauta?
"Saper reggere la lunghezza del percorso di addestramento. È come una maratona, richiede un livello di concentrazione e un impegno costanti".

È stata studiata una dieta appositamente per lei. Che cosa mangerà?
"Principalmente quinoa, sgombri, ma anche verdura. È un programma speciale sulla nutrizione, sul rapporto fra cibo e salute".

Routine nello spazio. Abiti, lingua, camera da letto, relax...
"Abbiamo stanze, tipo le vecchie cabine telefoniche, dove dormiamo nel sacco a pelo appeso alla parete. Ci stanno pochi abiti, un computer, qualche foto e scorte minime. Ma, rispetto al passato, queste camere sono un lusso. Ventilate e sempre al buio. Poi, durante il giorno, stiamo vestiti in maglietta e pantaloni. Fra noi parliamo russo e inglese, a volte un misto. E poi ginnastica tutti i giorni. Non possiamo non essere in forma".

Le tute sono ingombranti?
"Dipende. Quella per il lancio, pressurizzata, è comoda e morbida. Quella per le passeggiate spaziali è rigida perché bisogna lanciarsi nel vuoto. L’addestramento per indossarle si fa in piscina, serve molto sforzo".

Ma un astronauta deve essere forte o un cervellone?
"Deve essere determinato, avere grinta, saper lavorare in squadra, se si pensa solo a se stessi si grippa l’ingranaggio. Non serve essere super eccellenti, ma nessuno può essere del tutto incapace in qualcosa. Uno scienziato preparatissimo che non sappia il russo o non sia un po’ atletico non può fare l’astronauta".

di Gaia Giorgetti