Roma, 23 aprile 2014 - Non accenna a calare la rabbia degli studenti dopo i risultati dei test d'ingresso a Medicina, con punteggi mai così bassi e dopo il sospetto di truffa per i 'troppo bravi' di Bari. E oggi gli studenti sono tornati in piazza a Roma e in altre 16 città d'Italia.

Alla mobilitazione, riferiscono da Rete studenti e Udu, “hanno partecipato cittadini, genitori, medici e studenti” a dimostrazione che “il numero chiuso non danneggia solamente gli studenti ma la società tutta. Le tante e gravi irregolarità che ogni anno si verificano e le graduatorie uscite ieri, i cui punteggi sono molto più bassi rispetto a quelli dello scorso anno, mostrano quanto questo sistema sia iniquo e ingiusto”.

“Dopo le centinaia di volti arrivati in adesione alla campagna ‘#stopaltest Io ci Metto la Faccia' - ha spiegato Alberto Irone, portavoce della Rete degli Studenti Medi - indirizzati direttamente al ministro Giannini e a Matteo Renzi e la loro indifferenza al problema, abbiamo deciso di scendere in piazza perché, dopo le ennesime ingiustizie non é più possibile tacere”.

Con la protesta gli studenti vogliono ribadire che il sistema del numero chiuso “non fa parte dell’idea di università che vogliamo e che abbiamo diritto di avere”, continua Irone. Per Gianluca Scuccimarra, coordinatore Unione degli universitari, “considerate le migliaia di irregolarità a partire dal caso di Bari, gravissimo per cui riteniamo il test falsato e annullabile” il ministro dell’Istruzione Giannini “non puo’ tacere e chiudere gli occhi ancora una volta, deve prendersi le responsabilità del suo ministero e affrontare i problemi e le iniquità causate dai test e dal numero chiuso. Oggi siamo davanti agli ospedali di tutta Italia per dire #stopaltest, per chiedere a gran voce che l’attuale sistema d’accesso venga superato, che il diritto allo studio sia garantito, che le nostre università siano aperte a tutti: questo é possibile investendo, non di certo tagliando; partendo da un confronto diretto con gli studenti ricercando la soluzione, non di certo fingendosi ciechi di fronte ai problemi e alle ingiustizie”.