Roma, 12 aprile 2014 - Rogo nella notte all’ospedale San Martino di Genova. Le fiamme sono divampate alle 3 in una stanza di oncologia al Dimi, il Dipartimento di Medicina Interna e, secondo la ricostruzione dei carabinieri, un malato terminale di 63 anni si sarebbe tolto la vita.

L’uomo era collegato con le bombole d’ossigeno e le fiamme lo hanno avvolto così rapidamente che la moglie, che ha cercato invano di salvarlo, è rimasta gravemente ustionata.

L’allarme è scattato immediatamente ma i vigili del fuoco non hanno potuto che constatare il decesso dell’uomo mentre sua moglie, che ha riportato ustioni di secondo e terzo grado su corpo, mani e gambe, è stata portata al reparto Grandi ustionati di Villa Scassi. Nonostante il rogo sia rimasto circoscritto a un’unica stanza, 24 pazienti del Dimi sono stati trasferiti in un altro reparto del nosocomio.

Ma l’infermiera che ha chiuso la porta della camera in fiamme ha di fatto salvato tutti e i 25 pazienti ricoverati. Tutti le hanno fatto i complimenti: dai vigili del fuoco all’assessore regionale alla salute Montaldo fino alla direzione sanitaria ma lei non ne vuol sapere di sentirsi chiamare ‘eroina’.

“Ho visto la signora corrermi incontro urlando, aveva la poltrona fusa addosso e stava bruciando - ha raccontato l'infermiera -. Sì, faceva paura. Ma grazie all’aiuto di una collega abbiamo spento le fiamme con una coperta come dice la procedura poi sono corsa nella stanza di Tessier e ho visto il corpo che bruciava a terra, le fiamme. Era tutto nero. Allora ho chiuso la porta, sperando di interrompere la corsa del fuoco”. Un gesto che ha impedito all’incendio di propagarsi per tutto il reparto, un gesto che ha salvato 25 vite.