New York, 23 ottobre 2012 - Continuano le polemiche per la sentenza contro i sette membri della Grandi Rischi per il terremoto dell’Aquila. Dagli Stati Uniti al Giappone: la scienza si schiera a favore degli esperti italiani. E mentre l'ufficio di presidenza della Commissione si è dimesso in toto, gli avvocati difensori dei sette scienziati hanno previsto la fissazione del processo d’appello tra l’autunno e la fine del 2013. Intanto, il sostituto procuratore della Repubblica dell’Aquila, Stefano Gallo, dice: "Non abbiamo nulla da replicare nei confronti di alcuno. Parliamo con il lavoro, per noi parlano gli atti. Noi non parliamo al di fuori”.

COMMISSIONE GRANDI RISCHI SI DIMETTE - L’ufficio di presidenza della Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi - formato dal presidente, Luciano Maiani, dal presidente emerito, Giuseppe Zamberletti, e dal vicepresidente, Mauro Rosi - ha rassegnato le dimissioni al presidente del Consiglio dei ministri. A renderlo noto è il dipartimento della Protezione civile. Anche Roberto Vinci, direttore dell’Istituto per le tecnologie della costruzione del Cnr e componente della Commissione Grandi Rischi, ha comunicato le proprie dimissioni. Maiani ha deciso di dimettersi per "l’impossibilità che la commissione Grandi Rischi possa lavorare serenamente e offrire pareri di alta consulenza scientifica allo Stato in condizioni così complesse".

PROTEZIONE CIVILE: RISCHIAMO DI REGREDIRE A OLTRE 20 ANNI FA - Dopo la condanna emessa ieri dal Tribunale dell’Aquila si profila una “paralisi delle attività di previsione e prevenzione”. E’ quanto scrive la Protezione civile in una nota. “Il Dipartimento della Protezione civile - si legge nella nota - sente l’obbligo di tracciare il quadro delle conseguenze che si stanno già ripercuotendo sul Servizio Nazionale della Protezione civile a seguito della sentenze di condanna emessa ieri dal Tribunale de L’Aquila”, e “la prima conseguenza riguarda le dimissioni formalmente presentate al presidente del Consiglio dei ministri da parte dei componenti della Commissione Grandi Rischi nominata il 23 dicembre 2011, oltre a quelle del Professor Mauro Dolce, direttore dell’Ufficio rischio sismico e vulcanico del Dipartimento”.

La seconda “porta alla paralisi delle attività di previsione e prevenzione, poiché è facile immaginare l’impatto di questa vicenda su tutti coloro che sono chiamati ad assumersi delle responsabilità in questi settori considerati i pilastri di una moderna Protezione civile. Il rischio è che si regredisca a oltre vent’anni fa, quando la protezione civile era solo soccorso e assistenza a emergenza avvenuta". "Oppure -prosegue la nota- che chi è incaricato di valutare finisca per alzare l’allerta al massimo livello ogni qualvolta i modelli previsionali forniscano scenari diversificati, generando una crescita esponenziale di allarmi che provocheranno assoluta sfiducia nei confronti di chi li emette o situazioni di panico diffuso tra la popolazione”.

In entrambi i casi, ragiona la Protezione civile, le istituzioni e “primi fra tutti i sindaci, che per legge hanno l’obbligo di pianificare e prendere decisioni a tutela dei propri cittadini, lo dovranno fare senza il fondamentale supporto di coloro che fino a ieri, avendo le necessarie competenze ed esperienze, fornivano valutazioni e interpretazioni sui molteplici rischi che interessano il territorio italiano e che da oggi non si sentono più tutelati dal Paese per cui prestano servizio”. “In terzo luogo non si puo’ dimenticare quanti siano i temi, drammaticamente attuali, su cui il Dipartimento della Protezione Civile rischia di perdere interlocutori essenziali: ad esempio lo sciame sismico in corso da quasi due anni nell’area del Pollino, o gli scenari di riferimento per l’aggiornamento dei piani nazionali di emergenza per i vulcani napoletani”.

Secondo il Dipartimento la sentenza non tocca solo il mondo scientifico ma “pesantemente” anche altre realtà “cardine, a partire dalle centinaia di tecnici dei Centri Funzionali e dei Centri di competenza che ogni giorno si occupano di monitorare, sorvegliare e valutare i fenomeni naturali al fine dell’allertamento delle amministrazioni e delle strutture operative; ma anche i moltissimi professionisti dei numerosi Ordini che gratuitamente e volontariamente mettono a disposizione il proprio tempo e la propria esperienza in emergenza”, e l’ultimo esempio è stato in Emilia. La Protezione civile, infine, garantisce di “svolgere al meglio i propri compiti”, ma “auspica che le istituzioni del paese trovino il modo per restituire serenità ed efficienza all’intero sistema nello svolgimento delle proprie attività”.

LA CONDANNA USA -  Una dura condanna arriva dagli scienziati Usa della Union of Concerned Scientists, una influente Ong statunitense. Si tratta di una decisione “assurda e pericolosa”, si legge in un comunicato: “Il presidente Napolitano dovrebbe” intervenire. “Dopo che l’Aquila è stata investita da terremoti di piccola intensità, gli scienziati hanno affermato che un sisma di grande potenza era improbabile ma possibile, sottolineando l’incertezza in questo campo”, si legge in un comunicato sul sito della Ong.

“Quando il forte sisma ha colpito, causando vittime, gli scienziati sono stati messi sotto processo. In quell’occasione l’American Geophysical Union ha messo in guardia sul fatto che le accuse potevano mettere in crisi gli sforzi internazionali per capire i disastri naturali, perchè il rischio di un contenzioso scoraggia gli scienziati e i funzionari dall’avvisare il proprio governo o anche lavorare nel campo della previsioni rischi in sismologia”.

“Immaginate se il governo accusasse di reati criminali il metereologo che non è stato in grado di prevedere l’esatta rotta di un tornado. O un epidemiologo per non aver previsto gli effetti pericolosi di un virus. O mettere in carcere un biologo perché non è stato in grado di prevedere l’attacco di un orso. Gli scienziati devono avere il diritto di condividere ciò che sanno e ciò che non sanno senza la paura di essere giudicati criminalmente responsabili se le proprie previsioni non si avverano”, continua il testo. “Ciò arriva dalla terra natale di Galileo. Crediamo che alcune cose non cambieranno mai”, è la polemica conclusione.

DUBBI ANCHE DAL GIAPPONE - ‘’Se fossi stato io lì avrei detto le stesse cose perché non è possibile stabilire quando può verificarsi una forte scossa sismica’’. Shinichi Sakai, professore associato dell’Earthquake Research Institute di Tokyo, non nasconde i dubbi per la condanna degli scienziati italiani.

La notizia ha avuto, come comprensibile, grande rilievo sulla stampa nipponica, visto il ricordo ancora vivo del sisma/tsunami dell’11 marzo 2011 che ha devastato il nordest del Paese: Sakai rileva che ‘’non è chiaro se la sentenza debba essere imputata ai componenti del comitato perché avevano la responsabilità di dare informazioni su provvedimenti e misure da prendere o perché i componenti sono colpevoli di valutazioni sbagliate come scienziati’’. Resta il fatto che ‘’in Giappone (che registra annualmente il 20% delle scosse pari e superiori a magnitudo 6 in tutto il mondo, ndr) non ci sono mai stati processi simili’’. La previsioni dei terremoti, conclude, ‘’sono considerate attualmente molto difficili, come ha del resto ribadito l’ultima e recente riunione della Seismological Society of Japan (Nihon jishin Gakkai, ndr)’’.

CSM, VIETTI: SENTENZA ESEMPLARE - Una “sentenza esemplare da un punto di vista della pena. Ora dovremo attendere gli altri gradi di giudizio per vedere se la valutazione espressa ieri dai giudici terrà anche in seguito”. Così il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, intervenendo a Radio anch’io.

GASPARRI: - “Di fronte a morte e distruzione, la gente può pensare che c’è la questione di un documento firmato con superficialità, ma questo non giustifica una condanna a sei anni”. E la conseguenza, prevede Maurizio Gasparri, sarà quella che “tutte le persone che hanno incarichi del genere li abbandoneranno oppure che prevarrà l’allarmismo, come è successo Roma con le polemiche tra Comune e Protezione civile sulla neve”, dice il capogruppo Pdl al Senato ad Agorà su Rai Tre.