Roma, 16 agosto 2011 - La sentenza n. 6884/2011 del Tar Lazio è chiara: sono nulle 3/4 delle nomine dirigenziale dell'Agenzia delle Entrate. La sentenza riconosce l'assenza di un adeguato concorso per molte di esse. Il dato residuo è significativo: il Tar Lazio ha portato alla luce che solo 376 posti dirigenziali su 1.143 dislocati su tutto il territorio nazionale non sono nulli.

A tal proposito pubblichiamo la lettera di Pietro Paolo Boiano, segretario nazionale della Dirstat che ha tanto lottato per questa causa.

 

" La sentenza del TAR LAZIO n.6884/2011 non è una pronuncia storica nel senso che non vi sarebbe stata ragione alcuna di scomodare la giustizia amministrativa se non fosse accaduto che un Organo della P.A. si macchiasse dell’abuso di violazione di legge.

 

L’Organo in questione è il Comitato di Gestione dell’Agenzia delle Entrate che con propria delibera n.55 del 2.12.2009 ha confermato in sostanza l’antica ricetta della reggenza che l’ A.F. ha sempre  voluto affidare al tempo,perché fosse il tempo ad istituzionalizzarla.L’unica  variante è che mentre negli ultimi decenni del secolo scorso il ruolo del  Personale era quasi un tabù ed erano perciò possibili comodi voli pindarici, oggidì quella prassi è vietata da norme stringenti e perciò non aggirabili con procedure metagiuridiche che alla verifica si rivelano essere soltanto scadenti arzigogoli.

 

Pesa quindi sull’A.F. il retaggio di un passato di immobilismo che dal lontano 1972,quando fu istituita la dirigenza dello Stato,ha impedito la formazione dinamica del ruolo dei dirigenti da implementare nel tempo onde poter far fronte ad ogni imprevisto,non escluso il ricambio generazionale. L’Agenzia delle Entrate avrebbe dovuto riparare lo sconcio ed invece vi si è adagiata,per giunta rifiutando,senza spiegarne la ratio,lo scorrimento delle graduatorie degli idonei di precedenti concorsi dirigenziali.

 

La DIRSTAT si è battuta, e continuerà a farlo, contro il dilagare delle reggenze, denunciandone la illegalità, perché fuori dal quadro normativo, ed investendo  della cosa i vertici dell’Agenzia, il ministro delle Finanze e da ultimo anche la Corte dei Conti. Ne ha ottenuto una risposta impropria e perciò lacunosa dal Direttore dell’ Agenzia Befera che la ha affidata al SOLE 24ORE lo scorso mese di maggio. L’alto dirigente ha ribadito la legittimità delle scelte compiute che a suo dire rientrerebbero nell’ambito dell’autonomia gestionale di cui godono le Agenzie Fiscali.

 

Pur tuttavia Befera riconosce “obiettivamente atipica” (divertente l’eufemismo!) la situazione che si è venuta a creare, che vede un numero di reggenti straripante rispetto ai dirigenti,senza però spiegare la ragione per cui fu necessario che il decreto Milleproroghe n.255/2010 cancellasse l’art.4 che – guarda caso – prevedeva la proroga dei termini di scadenza delle graduatorie.

 

Peccato però che la maliziosa soppressione dell’art.4 non soddisfi la bisogna per cui è stata voluta e ci si deve quindi rassegnare al rigoroso rispetto delle norme che regolano l’accesso alla dirigenza. E’ questo il portato della sentenza del TAR con cui il giudice amministrativo ha stabilito che la figura del dirigente è soltanto quella riconosciuta dalla fonte normativa e che l’istituto della reggenza non può che avere il carattere della eccezionalità ed impone al la P.A. di rimuoverne le cause nei modi e termini fissati dalla legge. Quanto deciso dal Tar Lazio è un punto di orgoglio per la DIRSTAT che da sempre sostiene battaglie per la legalità e quindi per la difesa dei diritti dei pubblici dipendenti.

 

Resta ora l’auspicio che l’Agenzia delle Entrate,e al di sopra di essa il ministro dell’Economia e delle Finanze,facciano ammenda degli errori fin qui commessi e li riparino sollecitamente con atti concreti,sempre che non prevalga la tentazione di impugnare la sentenza del TAR dinanzi al Consiglio di Stato. In ogni caso la DIRSTAT farà la sua parte con l’impegno di sempre ".