{{IMG_SX}}Roma, 7 settembre 2008 - "Guardando indietro a mente fredda, mi sono chiesto quale sia stata la causa che ha scatenato tutto, che cosa abbia portato un gruppo di ragazzi con la passione per la musica heavy metal a diventare assassini nel nome di Satana. La risposta è terribilmente banale. Tutto è nato quasi per caso. Da un gruppo di amici come tanti, adolescenti con la voglia di trasgredire, di sfidare il mondo, di ribellarsi". A parlare è Andrea Volpe, uno dei capi della setta delle Bestie di Satana, condannato a 20 anni di reclusione con il rito abbreviato, in un'intervista al settimanale 'Gente' che verrà pubblicata in due puntate a partire dal numero in edicola lunedì 8 settembre.

 

Volpe, che con la sua confessione consentì alla polizia di sgominare la setta, racconta la nascita delle Bestie di Satana: "Quel nome era il nostro marchio di fabbrica, il nostro ideale: bestie feroci nel nome del diavolo. Con il mio arrivo, le Bestie diventarono un vero e proprio gruppo: io fui l`ultimo a essere accettato come nuovo membro. Prima c`era un periodo di osservazione - racconta - in cui l`aspirante membro veniva tenuto sotto controllo dagli altri. Poi, per entrare a far parte delle Bestie bisognava affrontare tre prove di iniziazione".

 

"Una prova d`umiliazione: al nuovo membro della setta veniva chiesto di umiliarsi in pubblico davanti a tutti gli altri. C`era poi una prova di fedeltà alla setta, in cui bisognava dimostrare di essere disposti a rischiare la vita. Poteva capitare - prosegue nel ricordo Volpe - che all`aspirante adepto venisse chiesto di correre attraverso una strada molto trafficata mentre passavano le auto. L`ultima era una prova di coraggio nella quale si doveva, per esempio, procurarsi dei tagli con una lama sul corpo per dimostrare di saper controllare il dolore".

 

Volpe si sofferma anche sull'uso di droga fatto dal gruppo: "Sarebbe facile dare tutta la colpa alle droghe - dice - dire che abbiamo fatto quello che abbiamo fatto perché eravamo incapaci di intendere e di volere. In fondo sarebbe un bell`alibi dire 'abbiamo ucciso perché eravamo strafatti e non capivamo più nulla'. Ma credo che le droghe abbiano influito solo in minima parte sulle nostre azioni. Eravamo convinti di quello che stavamo facendo". Volpe, che sostiene di aver raccontato tutto, si è convertito in carcere alla fede e sostiene: "La mia conversione in Gesù Cristo mi sta aiutando molto, anche se all'inizio è stata molto travagliata e sofferta. Sono felice, però, perché è stato come rinascere. Come dare un taglio netto al passato. Ora posso finalmente dire che nella mia vita non c`è più nessuno spazio per Satana".