{{IMG_SX}}Roma, 16 giugno 2008 - Via dalla magistratura l'ex giudice di Gela Edi Pinatto, oggi Pm a Milano. Lo ha deciso la sezione disciplinare del Csm, applicando al magistrato la sanzione più pesante: rimozione dall'ordine giudiziario.

A carico di Pinatto l'accusa di un ritardo ingiustificabile, avendo impiegato otto anni prima di depositare una sentenza, ritardo che aveva portato alla scarcerazione di diversi boss del clan Madonia condannati anche a pene pesanti.

A  chiedere la rimozione dalla magistratura di Pinatto era stato lo stesso rappresentante dell'accusa, il sostituto pg della Cassazione, Eduardo Scardaccione: il ritardo nel deposito delle motivazioni della sentenza è "gravissimo e ingiustificato", aveva sostenuto davanti ai giudici di Palazzo dei Marescialli, evidenziando anche che con il suo comportamento l'ex giudice di Gela aveva provocato "danni irreversibili" e "violato l'essenza stessa della funzione giudiziaria".

Accuse alle quali aveva replicato il difensore di Pinatto, il presidente di sezione della Cassazione, Mario Fantacchiotti: il problema è che "non ha saputo organizzare il suo lavoro" ed è "andato nel pallone" quando si è trovato a dover far fronte al nuovo carico di lavoro in Procura a Milano dovendo anche smaltire l'arretrato lasciato al Tribunale di Gela. Ragioni alle quali si era appellato lo stesso Pinatto, prendendo brevemente la parola all'inizio dell'udienza davanti alla sezione disciplinare.
 

La sentenza a carico di Pinatto non è comunque immediatamente esecutiva: ora il relatore, Giuseppe Maria Berruti, dovrà depositare le motivazioni del pesante 'verdetto' emesso entro trenta giorni, poi il magistrato avrà da quella data altri novanta giorni di tempo per decidere se impugnare davanti alle sezioni unite della Cassazione il provvedimento.