{{IMG_SX}}Como, 2 aprile 2008 -"E' stato l'Olindo". Con un filo di voce Mario Frigerio, unico sopravvissuto alla strage di Erba, ricostruisce al pm Simone Pizzotti, quattro giorni dopo il massacro, la sua verità sui fatti dell'11 dicembre 2006. Su decisione della Corte la frase è stata fatta ascoltare nell'udienza di oggi. Il colloquio con il magistrato era già stato oggetto di una consulenza e di una perizia, e secondo gli avvocati difensori degli imputati in quella testimonianza il sopravvissuto forniva una descrizione del killer che non corrispondeva con quella di Olindo Romano. Parlando degli imputati, Frigerio affermava anche: "Erano dentro, li ho visti benissimo", parole che secondo il presidente della Corte d'assise Alessandro Bianchi rendono "inutili ulteriori perizie".

 

E' stato probabilmente questo il momento più importante dell'udienza odierna del processo per la strage di Erba, conclusasi intorno alle 12.30 di oggi. Il processo è stato ora sospeso e riprenderà il 28 maggio in attesa che la Corte Costituzionale si esprima sull'istanza di trasferimento del dibattimento ad altra sede avanzata dalla difesa. Se entro quella data la Suprema Corte non avrà deciso, il processo sarà ulteriormente rinviato.

 

Un altro passaggio significativo dell'udienza odierna ha riguardato la macchia di sangue di Valeria Cherubini rinvenuta sull'auto dei coniugi Romano che ha "un profilo di Dna di alta qualità" e "non presenta segni di degradazione". Lo ha sostenuto nell'aula del tribunale di Como il consulente dell'accusa Carlo Previderè per spiegare che difficilmente quel sangue poteva essere portato sulla Seat Arosa nei giorni successivi alla mattanza, come invece sostenuto nei giorni scorsi dai periti della difesa degli imputati.

Dopo di lui ha deposto Giovanni Scola, che eseguì l'autopsia sulle vittime dell'eccidio su mandato della Procura, che ha ribadito in aula che secondo le sue conclusioni gli aggressori sarebbero stati due e che avrebbero colpito le vittime con armi diverse. Poi Scola ha replicato indirettamente alle tesi esposte nelle scorse udienze dai consulenti della difesa, confermando che secondo lui la tenda dell'appartamento di Valeria Cherubini sarebbe strappata e non tagliata, riproponendo quindi la ricostruzione in cui la Cherubini viene uccisa sul pianerottolo delle scale e non all'interno della sua casa.

 

Intanto Carlo Castagna, parente di tre delle vittime della mattanza dell'11 dicembre scorso, si è dichiarato pentito di aver insultato gli imputati durante l'udienza del 27 marzo scorso. "Mi assumo la responsabilità - ha affermato Castagna - di aver attirato lo sguardo di Olindo con un colpo di tosse e di avergli detto 'assassini' scatenando la sua reazione, ma ero molto provato anche per le fotografie dell'autopsia che avevamo visto".
Infine Castagna ha replicato alla richiesta dei Romano di avere una cella matrimoniale dicendo "voglio che rimangano separati, per loro nessuna suite" e poi ha criticato l'atteggiamento del consulente della difesa Carlo Torre per "aver trattato il consulente Scola come uno scolaretto", "a pesci in faccia", "esiste un'etica da rispettare".