{{IMG_SX}}New York, 9 febbraio 2008 -  JOHN "Jackie Nose" D’Amico (nella foto), prima di diventare il capo della famiglia Gambino nel 1990, proteggeva John Gotti dalla pioggia col suo ombrello. Il "bravo soldato" diventato boss, ieri a 71 anni ha gettato la spugna. Braccato dall’Fbi, "rientrato dalle ferie", si è consegnato alla polizia di Manhattan. Ha capito che non gli avrebbero dato tregua e che forse la sua latitanza poteva danneggiare ancora di più le sorti della famiglia Gambino decapitata dall’operazione Old Bridge Palermo-New York e ha preferito dare le ultime istruzioni ai suoi luogotenenti per poi rispondere alla giutizia.


Chissà se com’è già successo nella sceneggiatura dei Sopranos e nel film di De Niro, anche i veri capi di Cosa nostra ricorreranno alle cure psichiatriche per reggere lo stress in un mondo del crimine che ormai viene sopraffatto nei profitti da quelli delle grandi coporation, i cui super manager non rischiano la galera e diventato lecitamente miliardari.

D’Amico, Corozzo, il killer Frank Carneglia, Domenico Cefalù, tutti in età da pensione (tranne "Franky Boy", ovvero Frank Calì) hanno tentato invece di rimettere le mani su Manhattan alla vecchia maniera.

DA ANNI minacciavano almeno 40 società di costruzioni, esigevano il pizzo sul cemento e sui trasporti dei calcestruzzi, imponevano squadre di lavoratori nei cantieri, ma poi li depredavano dei fondi sindacali destinati alle pensioni. I progetti di Ground Zero, tunnel e trafori autostradali, la pista di Nacsar progettata a Staten island e le costruzioni nel porto del New Jersey, erano stati tutti infiltrati dalla Gambino. Almeno tra grandi società addette al trasporto della terra e dei residui delle demolizioni sono finite sotto sequestro. E centiaia di camion si sono visti revocare la licenza.

CON LA grande retata di giovedì, la Grande Mela tira un sospiro di sollievo, ma nessuno si illude che le decine di grattacieli in costruzione, che costano decine di miliardi di dollari, siano stati risparmiati dalla lunga mano della mafia americana. Il mercato immobiliare, dei condomini e degli affitti, vorticosi giri d’investimenti con capitali stranieri, la rinascita di interi quartieri dopo l’11 settembre e il calo della microcriminalità, sono la prova di una diversificazione degli interessi mafiosi meno concentrati sullo spaccio della droga in America e molto di più sulla "legalizzazione" delle loro fortune.

NON È DIFFICILE immaginare che nella grande crisi dei mutui, costruttori pragmatici e spesso con pochi scrupoli possano essere entrati in contatto con gli uomini delle famiglie Gambino e Genovese e si siano assicurati protezione e servizi, semplicemente assicurando loro qualche appartamento nei lussuosi condomini, una volta terminati nei tempi previsti.


Benton Campbell, il procuratore di Brooklyn, e Andrew Cuomo sono stati molto chiari nel dire che nonostante il grande colpo inferto alla cosca dei Gambino la mafia a New York ha rialzato la testa e continuerà a operare. Tra i 90 capi d’imputazione ci sono anche sette omicidi e molti altri casi irrisolti.

L’unica anomalia di quella che è sembrata una vecchia cartolina riguarda John Gotti jr, il figlio e l’erede designato del famoso padrino morto in carcere. Lui però questa volta sembra fuori dalle accuse. Era in carcere mentre gli altri operavano nei cantieri. Jo-Jo Corozzo, uno dei luogotenenti della Gambino ancora latitante, per anni era stato il suo autista; poi le strade si sono divise.

LA FIGLIA del padrino è diventata una famosa scrittirice di gialli. E Gotti jr potrebbe seguire le orme della sorella con le sue memorie. Chi sta parlando molto invece è Joseph Vollaro, il titolare della Andrews Tricking Company che ha registrato le conversazioni tra i mafiosi per conto dell’Fbi. Anche lui come Corozzo è scomparso, ma molti pensano che sia entrato in un "Witness protection program" insieme con tutta la sua famiglia, considerando la sua vita più preziosa dei suoi camion