{{IMG_SX}}Roma,29 novembre 2007- Lo scorso fine settimana si è svolto a Roma il secondo concistoro indetto da papa Benedetto XVI. La nomina di 23 nuovi cardinali è stata una grande festa per tutta la chiesa cattolica. Un programma pienissimo per i nuovi eletti, segnato da un curato cerimoniale, momenti di folclore popolare e molto affetto comunitario.

Le immagini delle splendide cerimonie per l’imposizione della berretta rossa e la santa messa con il dono dell’anello da parte del Papa ai neo cardinali hanno fatto il giro del mondo e ci hanno portato indietro nel tempo. Per molti sembrerà forse anacronistico che la Chiesa continui a celebrare degli appuntamenti fondamentali, come ad esempio un concistoro, con tanta cura dei dettagli. Alcuni potranno invece interrogarsi sull’utilità di proporre ai tempi di internet un rituale così solenne e antico. Altri ancora invece avranno apprezzato il gusto e il senso profondo di tanti simboli tenuti vivi nei secoli grazie ad una continuità nella tradizione per la cura della liturgia.

Tra i vari appuntamenti che segnavano l’agenda vaticana il più singolare si è svolto nel pomeriggio di sabato 24 novembre. Sempre secondo un’antica consuetudine il Palazzo Apostolico ha aperto il pesantissimo Portone di Bronzo ("la porta della casa del Papa" come lo stesso Benedetto XVI l’ha chiamata) per accogliere migliaia di fedeli desiderosi di salutare i nuovi porporati. Sono le così dette "visite di calore" o "visite di cortesia" interpretate di volta in volta secondo la dinamica del cuore, dell’affetto e dell’improvvisazione.

Da una parte i nuovi cardinali con il loro nuovissimi abiti rosso luccicante, disposti ognuno in una stanza diversa con a disposizione una poltrona, un tavolino con una bottiglia d’acqua e alcuni bicchieri di plastica. Dall’altra i fedeli, gli amici i familiari che dalle prime ore del pomeriggio già premono per varcare la soglia dei cancelli. Una situazione unica dove si può ascoltare la banda della Gendarmeria Vaticana, vedere i polacchi di Zakopene in costume, i brasiliani indossare gli abiti delle diverse confraternite, gli ambasciatori e i prelati aggirarsi affannosamente tra i saloni per non perdere il ritmo incessante dei saluti. Così nella grande Sala delle Benedizioni si trovano vicini tra loro il Patriarca di Bagdad, il nuovo cardinale di Bombay, quello di Dakar, il giovane brasiliano di San Paolo e quello del Texas, l’arcivescovo di Nairobi e l’emerito primate d’Argentina. Basta un occhiata generale per avere subito un chiaro, veloce e limpido assaggio dell’universalità della chiesa cattolica. Un affollamento di pastori e fedeli dove gli abiti tradizionali africani si mischiano con i sari indiani, gli stivali argentini con le cappe arabe.

Tra gli splendidi saloni si respira un’atmosfera euforica e frizzante paragonabile a quella di un backstage da concerto rock dove i fan si ritrovano per avere l’autografo dei cantanti. I cardinali sorridono, salutano e posano per le fotografie di rito, poi distribuiscono con naturalezza la loro immaginetta ricordo, ognuno lo fa secondo il proprio stile e carisma. Per un pomeriggio la festa popolare diventa parte integrante di un antica tradizione.

Nelle sontuose, inaccessibili e silenziose sale del Palazzo Apostolico si vedono zainetti per terra, signore che trascinano dei pesantissimi trolley con dentro regali e souvenir, bambini che corrono gioiosi qua e là. Sono scene di vita che ci ricordano che la Chiesa, malgrado le difficoltà e le contraddizioni, è viva e rimarrà tale finché ci sarà un popolo al seguito dell’unico vero Signore regnante, Gesù Cristo. Ma ciò che forse più resterà impresso nei cuori dei presenti sono le parole pronunciate dal Papa nel ricordare quale sia il vero compito dei nuovi "principi della Chiesa": niente arrivismo ma servizio e umiltà "perché la vera grandezza cristiana non consiste nel dominare ma nel servire".
Un compito difficile ma non impossibile.