Delinquenti non per caso

Dunque, è stato un caso. Ancora peggio. Per carità, il risultato, tragico, è lo stesso: Manuel, anni 19, non potrà più nuotare e camminare. Non avrà più una vita normale, quella che il padre gli ha promesso dicendogli la verità sul suo stato. Ma sarà difficile che in questo ragazzo non resti una rabbia legittima per quanto gli è accaduto. Paralizzato per caso. Terribile. Non per una vendetta, una gelosia, l’odio di qualcuno che si arma e spara. Già difficile da digerire, ovvio. No, tu resti su una carrozzella perché due balordi si sono sbagliati e ti hanno sparato. Bum, bum, due colpi in una tranquilla strada di Roma, non in un vicolo del Bronx. E’ terribile l’epilogo di questa vicenda. Per quello che è successo a Manuel, in primo luogo. Un atleta, tante speranze, un avvenire. Lo avrà comunque, ovvio, e anzi come tutti gli sportivi saprà dare un senso positivo a questa sua invalidità e ai tanti anni che gli restano da vivere. Un po’ meno belli, purtroppo. E terribile per ognuno di noi, perché Manuel può essere nostro figlio, possiamo essere noi. Può essere chiunque incappi in due balordi che girano armati e che ti sparano. Per sbaglio. Può succedere ovunque, a Roma, come a Milano, a Treviso, a Palermo. «Era buio», hanno detto. Capita. Il che dovrebbe indurre a ulteriore cautela, non a premere il grilletto a casaccio. Non c’è difesa contro il caso. E neppure contro i delinquenti. Che saranno certamente pentiti, che sconteranno certamente una pena. Sperando che la casualità del loro gesto non sia ritenuta una attenuante. Anzi. Di sicuro, questa pena sarà inferiore a quella di Manuel. Non ci sarà mai proporzione tra l’azione e le conseguenze. Tra l’ergastolo alla inabilità di uno, e qualche anno di galera per gli altri. Il film è già scritto. Con la speranza che questo ragazzo possa vivere una vita il più normale possibile. Che non si pretenda da lui la «gioia dell’invalidità» che a volte è richiesta a queste persone, magari per dare coraggio ad altri. Non c’è bisogno che Manuel diventi un campione paralimpico per riscattare una carriera ‘normale’ stroncata su un marciapiede. L’augurio è che possa vivere una vita serena, in cui le gioie siano superiori alla rabbia per una bella corsa finita male. Per caso.