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Se non altro nel Wec la Ferrari arriva secondaLeo Turrini - 16 aprile 2023

Oggi sono stato a lungo al telefono con Stefano Domenicali e con Piero Ferrari.

Mentre guardavamo la 6 Ore di Portimao del Wec.

Io di ruote coperte ci capisco poco ma a occhio solo la Toyota sta davanti ai nostri eroi di Maranello.

Facciamo che in F1 ci faremmo la firma.

Ma sulla materia vi lascio alle analisi del prodigo e prodigioso Emi Emi.

Ps. Il Dom è dispiaciuto per le critiche di alcuni tra voi.

EMI EMI SCRIPSIT

 

Così è se vi pare, avrebbe detto Pirandello.
Così è che fin dalla mattina ( anzi dal “sabbato sera” nella lingua del presidentissimo RicRis) mi ritrovi il telefono pieno di foto e filmati. Ore 10.00. L’Orango paventa i suoi occhiali da sole sul mio smatphone, io il mio bel faccione. Lui ha caldo, io sono in giacca a vento, mentre il presidentissimo invia filmati dalla corsia box in totale libertà, mentre da due giorni si posa fiero davanti alle varie biposto (10 persone per la Porsche, 8 per la Peugeot, 12 per la Cadillac, MA PER LA FERRARI 50…parola di Ric).
Motor race can be different. Come una salace (e irripetibile) battuta dell’Uomo sul Bidone mi ha fatto correttamente notare, tra hotel a cinque stelle e una possibile ma sperduta zona industriale.
Colore e immaginazione.
Ma la gara è un altro film giapponense alla Kurosawa, notissimo “ingegnere” giapponese della pellicola. Tra una Ferrari, la 51, che con Calado al via prova a sparigliare le carte, rispetto a una Toyota la quale vorrebbe essere nient’altro che la Toyota. Bella e assassina. Andarsene e vincere in beata solitudine, come sembra avvenire nell’arco di pochi minuti subito dopo. Uno, due, come a Sebring. Il teorema della solitudine giapponese applicato alle corse. Pienamente dimostrato, a parte un sensore che decide di non funzionare più, obbligando la vettura di Kobayashi-Lopez-Conway a una sosta prolungata. 6 giri. Si apre quella finestra che pone virtualmente due Ferrari sul podio, mentre Calado trova il tempo per litigare col proprio ingegnere di pista sulla condotta di gara (avete presente il “faster tha you” a Massa in Germania? Roba per educande) e per Gioviniazzi (stesso equipaggio) di litigare invece coi freni della propria 499. Secondi e terzi. Orca che polca… Se Toyota ha un problema Ferrari c’è. Mi viene la pelle d’oca. Non mi emozionavo così da tempo. Nielesen, Molina e Fuoco mettono in ghiaccio il posto d’onore. Calado-Giovinazzi-Pier Guidi lottano per il gradino più basso. Due Ferrari sul podio. Quest’anno a Maranello non si è ancora visto, in F1 non succede da Singapore. Mi viene la pelle d’oca e metto una mano tra le gambe. Potete ben immaginare dove… I freni non mollano Giovinazzi. “Non so come sia possibile ma stai recuperando, continua così.” Altro che is faster than you. L’uomo, nel WEC il pilota, pare ancora poter fare la differenza a prescindere dal cognome in dotazione. Pier Guidi prova a fare il resto. A rendere possibile ciò che di fattibile sulla carta sembra non avere proprio nulla. Oltre la Safety innescata dalla Vanwall di Villeneuve e un disco freno che letteralmente esplode. Penso che Ale se la possa giocare, ma quella pinza era solo il segno premonitore di un destino beffardo. Il fatalismo rassegnato di un qualsiasi scrittore sudamericano. Esplode un altro disco freno sulla Ferrari di Pier Guidi. Sesto posto finale.
Pierguidi come Leclerc. Penso. No, non è la stessa cosa. A Sebring i giri di distacco erano due, qui uno soltanto. Non è motivo di consolazione. Ma la 499P cammina. L’Orango e l’Uomo sul Bidone sono insieme a Mr. Glickenhaus. Pelle rossa bruciata dal sole. Ampio sorriso. Il WEC è un’altra cosa.
La Toyota ha vinto ancora.
Ma questa se é possibile, é davvero un’altra Ferrari.
Formula 1 permettendo.