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Quelle tribune piene a SilverstoneLeo Turrini - 12 luglio 2019

Temo che la storia del week end di Silverstone non sarà diversa da altre che malinconicamente abbiamo già visto e vissuto in questa stagione.
Il luogo, però, rimane unico. Sebbene le correzioni apportate nel tempo al circuito abbiano sottratto alla pista qualcosa del suo fascino.
Eppure, non importa.
Silverstone è un posto in cui per decenni mi sono dannato l’anima per entrare.
Le code.
I parcheggi che un improvviso temporale trasformava in palude.
E quel senso di respirare l’atmosfera insana ma meravigliosa del motorsport.
Lì ho visto guidare Senna e Prost, Schumi e Kimi, Alonso e Hamilton, Vettel e Patrese.
Ma nessuno a Silverstone valeva Mansell.
Mansell a Silverstone si trasfigurava. Era come se fosse posseduto da una divinità pagana.
Un pazzo fantastico.
Tutto questo la gente lo intuiva, lo coglieva. Forse hanno anche compreso che quel Lando Norris forse non sarà solo una meteora.
Gli inglesi non hanno troppa simpatia per noi italiani e il sentimento credo sia reciproco.
Eppure, il loro amore per le corse me li rende vicini, quasi fratelli.
Oggi guardavo quelle tribune piene, per un giorno in fondo di scarso valore assoluto, erano prove libere.
Ma a Silverstone ci credono ancora, in quella suggestione che mi ha riempito un angolo di cuore e un pezzetto di vita.