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Quando Schumi correva sul faxLeo Turrini - 23 marzo 2020

Spero tutti bene.
Grazie a quanti idealmente mi e si tengono compagnia passando di qua.
Riprendo la narrazione degli eventi del più rocambolesco mondiale cui mi sia capitato di scrivere, in tema di Formula Uno.
Il 1999!
All’inizio di agosto, dopo l’uno-due di Irvine tra Austria e Germania, mi erano assolutamente chiare le verità del momento.
Hakkinen era molto più forte di Eddie.
Hakkinen avrebbe potuto perdere quel campionato solo in presenza di un cumulo clamoroso di circostanze negative.
E sullo sfondo si stagliava il fantasma del palcoscenico.
All’indomani di Hockenheim, prese a circolare la voce che Schumi stava accelerando i tempi della convalescenza.
Si sussurrava che presto, molto presto!, avrebbe tentato un test sulla Rossa.
E in effetti un giorno d’agosto la Ferrari sollevò le serrande dei garage del Mugello.
A noi giornalisti venne concesso di sistemarci sulla tribuna di fronte ai box.
La sala stampa era chiusa ma da quella postazione qualcosa vedevi. Mi ero tirato dietro il co fondatore di questo Clog, il prode Otelma.
Otelma è il più grande tifoso di Schumi mai apparso sulla faccia della terra.
Ricordo che dalla tribuna scorgeva l’incedere zoppicante del suo idolo e piangeva.
Bisogna sempre avere rispetto di chi nutre passioni autentiche. Un tifoso sano è l’esatto opposto di un odiatore in servizio permanente effettivo.
Nei tempi moderni gli odiatori sono andati al potere, soprattutto per colpa del web. Ma sono così dementi che svaniranno, avendo il mondo dolorosamente imparato che ci sono cose più serie nella vita di quei poveri citrulli nascosti dietro lo scudo dell’anonimato (presunto, li conosciamo tutti, Yes).
Dicevo che Otelma, per la commozione, piangeva.
Io a mia volta ero emozionato. Coglievo la sofferenza fisica di Michael. Si capiva che, nonostante la buona volontà, non era pronto. Anche se sperava di correre addirittura in Ungheria, a ferragosto.
A Budapest invece gareggiò Salo e tornò ad andare piano. Le McLaren stavano di nuovo davanti.
Irvine faceva quello che poteva.
A questo punto, riprese il tam tam.
Schumi sarebbe rientrato. A Spa, sulla pista che amava di più.
Niente di ufficiale, ma dalla Germania filtravano indiscrezioni spiazzanti.
Finché.
Finché una sera squilla il telefono di casa mia. Stava per accadere un’altra cosa folle.
Dall’altra parte del filo, c’era un tizio che non conoscevo. Un artigiano di Fiorano. Mi disse: Turrini mi scusi, io la leggo sempre sul giornale ma la chiamo perché ho una cosa da mostrarle, posso passare da lei dopo cena per un bicchiere di lambrusco?
Il lambrusco non si nega mai.
Dunque arriva questo signore ed estrae un fax.
C’erano ancora i fax!
Senta, borbotta l’artigiano, questo documento è arrivato certamente per errore nel mio ufficio. È scritto in inglese e io in inglese so dire solo thank you. Ma nel testo appare ripetutamente il nome di Michael Schumacher. Ho pensato che forse le interessa.
Mi interessa?!?
Scorro il fax. Era la relazione del professor Saillant, luminare della medicina francese, indirizzata a Montezemolo e Todt.
Spiegava per filo e per segno le condizioni di salute di Schumi, che da Saillant era seguito quotidianamente nella procedura di riabilitazione fisica.
Bum!
Il documento chiariva perfettamente che Michael, contrariamente a quello che si mormorava, non sarebbe stato in grado di disputare un Gran Premio almeno fino a settembre inoltrato.
Scattai in cantina a prendere la migliore bottiglia che avevo. È il mio ringraziamento, dissi all’artigiano.
Il fax era arrivato a lui per un numero sbagliato dalla segreteria di Saillant.
Chiamai il giornale e in una scena alla Walther Matthau nel film “Prima pagina” mi misi a gridare: fermate le rotative!
Scoop da paura.
Il giorno dopo, mentre tutti scrivevano ancora che Schumi era a posto per Spa, io invece raccontavo che la gamba ancora non era guarita e che per un po’ accanto a Irvine sarebbe rimasto Salo.
La mattina della pubblicazione Claudio Berro, meraviglioso pierre del reparto corse, mi avvisa bruscamente: Todt è furibondo, le tue informazioni sono false, dirameremo una smentita ufficiale, peccato perché mi stai simpatico.
Anche tu mi stai simpatico, ribatto. Ma prima di smentire invitami a pranzo, c’è una cosa che devi vedere.
Ubbidì.
A tavola gli mostrai il fax di Saillant.
Berro diventò prima bianco e poi rosso.
Non diventarmi anche verde, mi raccomandai.
Fate un cazziatone alla segreteria di Saillant, aggiunsi. E guardatevi bene dallo smentire.
Berro chiama Todt, io intanto ordino una vodka.
La sto scolando quando Berro fa: Todt ti ringrazia e Dio solo sa quanto gli costi. Non smentiremo niente, diremo che tu hai le tue fonti e che noi rispettiamo la libertà di stampa.
Yes, Sir.
A sera si fece vivo il manager di Irvine per parlare della faccenda.
Ma lo sai, mi disse, che a noi nessuno sta dicendo niente, Eddie sta lottando per il mondiale con la Rossa e non lo tengono al corrente di quando e se Michael potrà tornare a dargli una mano?
Che fantastica storia è la vita!
(3. Continua)