C’è qualcosa che stona, nei più recenti atteggiamenti assunti da Hamilton nei confronti di Rosberg, delle sue pole e delle sue vittorie.
Mi spiego, con un caveat (ah, aver studiato il latino!)
Chi ha la bontà di frequentare questo luogo ameno, sa della mia ammirazione per il Nero.
Scrivo di lui dal 2007 e sono sempre stato convinto del suo enorme talento.
Un predestinato, ecco.
Si merita quello che ha ottenuto.
Ma trovo sgradevole il modo in cui Lewis cerca platealmente di sminuire la (temporanea? favorita dal team? Boh) riscossa di Nico.
Io so quanto Senna detestasse Prost, sul piano umano (almeno finchè Alain non disse basta a fine’93, c’è un racconto fantastico del Professore francese su una loro cena a inizio 1994: sembravano quasi fratelli, disse il transalpino, ora che il brasiliano sapeva che non se lo sarebbe più ritrovato tra i piedi in pista).
Ebbene, nonostante la feroce contrapposizione, Ayrton non parlò mai male del Prost pilota. Anzi, lo considerava un fuoriclasse assoluto. E lo diceva, pubblicamente.
Idem Mansell con Piquet padre, sebbene il Leone desiderasse ardentemente malmenare Nelson.
Persino Schumi, che era un tipetto molto border line, rispettava Hakkinen.
Hamilton non si rende conto che, con il suo modo di fare, si rifila martellate sui coglioni.
Se ha vinto gli ultimi due mondiali battendo una pippa, il primo a rimetterci, in termini di reputazione, è lui.
Lo stesso errore facevano certi babbei tifosi di Vettel, sempre pronti a infamare Alonso quando Seb guidava la Red Bull. E guarda caso Vettel del pilota Fernando ha sempre parlato con grande attenzione e stima.
Una volta intervistai Nils Liedholm, glorioso allenatore di calcio.
Gli chiesi: ma perchè lei a fine partita parla sempre benissimo della squadra avversaria, anche se ha fatto schifo?
Mi rispose: se ho vinto, faccio notare che ho battuto un rivale forte. Se ho pareggiato o perso, non deprimo l’autostima del mio gruppo.
Tutto questo evidentemente Hamilton non lo afferra.
E infatti non è Senna.