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L’ultima intervista con ForghieriLeo Turrini - 13 gennaio 2023

Oggi, 13 gennaio, Mauro Forghieri avrebbe compiuto 88 anni.
Ho già raccontato che per me era come uno zio. Tra noi era nata una amicizia meravigliosa: giusto un anno fa toccò a me tenere il discorso ufficiale quando il Comune di Modena gli conferì la cittadinanza onoraria (per gli interessati, su YouTube si trova il video della cerimonia).
Lo scorso ottobre ci siamo parlati per una intervista che doveva essere utilizzata per una iniziativa scolastica a Bologna.
La sua scomparsa ha cambiato per sempre i nostri programmi.
Pubblico qui il testo inedito della conversazione: erano i giorni in cui io già sapevo che a Maranello l’era Binotto era agli sgoccioli e da lì inevitabilmente parti’ il nostro dialogo.
Buon compleanno, amico mio, ovunque tu sia.
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Caro Mauro, dove credi abbia sbagliato Binotto?
“All’inizio!”
In che senso?
“Ti spiego. Io non posso dire di conoscere bene Mattia, apparteniamo a generazioni diverse. Ma quando è capitato di scambiare qualche parola mi ha fatto una eccellente impressione. È preparato ed è innamorato della Ferrari, proprio come me”.
E allora che cosa non va?
“Lui ha commesso un errore accettando il doppio ruolo. Era già direttore tecnico, quando fu nominato team principal…”
Non va bene?
“No e parlo per esperienza diretta”.
Traduci.
“Debbo fare un salto indietro di mezzo secolo ma so che puoi capirmi. Fino al 1973, più o meno, in Ferrari sulle corse facevo tutto io. Ovviamente il Vecchio mi copriva le spalle, ma Enzo non veniva alle gare. Quindi il sottoscritto si occupava della tecnica, dei piloti, dei regolamenti, dei rapporti con la stampa, ogni cosa”.
Però non te la cavavi male.
“Aspetta, aspetta. Non funzionava, ero oppresso dalle incombenze e quando Ferrari mi disse che aveva trovato un giovane per sgravarmi da certi compiti, beh, mi rese felice”.
Il giovane era Montezemolo.
“Lui. Uno di Luca può dire quello che vuole, ma sul lavoro era perfetto. Dopo il suo arrivo come diesse, allora si diceva così, io ho potuto dedicarmi alla macchina, alla tecnologia, agli sviluppi”.
E (ri)nacque il mito.
“Eh, gli anni di Lauda, di Gilles, di Jody sono stati formidabili”.
Riassumo: Binotto ha sbagliato a voler concentrare tutto il potere nelle mani sue.
“Secondo me sì. Forse non gli hanno lasciato alternative, o così o niente. Ma è stato un errore. Tra l’altro da fuori nessuno ha mai capito bene cosa non abbia funzionato tra lui e Arrivabene, che a me non dispiaceva. Ma Diventando capo del reparto corse, beh, Binotto avrebbe immediatamente dovuto nominare un direttore tecnico”.
Uno come Mauro Forghieri.
“Beh, io non c’entro, sono un dinosauro”.
Tra un po’ ci sarà una Ferrari senza Binotto…
“Me lo dici tu e ti credo. L’importante è che non sia mai una Ferrari senza passione”.
Tra gli assi del volante del passato, a chi avvicineresti Leclerc?
“Charles è molto veloce, forse sul giro secco oggi è il più veloce di tutti. Mi sembra però debba ancora crescere nella gestione della gara. Lì ancora non è perfetto”.
In materia a chi dovrebbe ispirarsi?
“A Lauda. Di tutti quelli che hanno lavorato con me in Formula Uno, decisamente Niki è stato il migliore, il più completo”.