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La Rossa e il mistero della Pantera RosaLeo Turrini - 18 luglio 2020
  1. Beh, lo ammetto dolorosamente.
    Mi sono ridotto a salutare con un sospiro la presenza di entrambe le Ferrari nel Q3.
    Sarebbe facile aggiungere, con piglio trucido: e chi ha reso possibile tutto questo sarà chiamato a risponderne. Forca e farina! Doppio giro di chiglia! Piume sulla pece!
    Quando ero bambino spopolava in tv un Carosello ideato dal mio amico geniale Guido De Maria, ferrarista perso pure lui.
    “Capitano, lo posso torturare?”
    Sì, ma poi?
    Poiché Hamilton sarà presto a quota 100 (e qui Salvini non c’entra)pole e sperando che a Leclerc non vada giù di nuovo la
    catena perché Fra Sebastiano è davanti, passo ora all’audace colpo della Pantera Rosa.
    Se non altro, per sollevarmi lo spirito.
    Ipotesi A. In Racing Point c’è stata una clamorosa esplosione di genialità creativa. Una roba che non accadeva dai giorni di Leonardo Da Vinci e le sue invenzioni.
    Ipotesi B. C’entra qualcosa James Bond, che guida notoriamente Aston Martin, futuro nome della Pantera Rosa, e che di segreti notoriamente se ne intende.
    Ipotesi C. Le talpe non vivono solo a Maranello.
    Ipotesi D. Come sosteneva un noto ingegnere di origini romane, a pensar male si fa peccato e però talvolta ci si azzecca.
    Detto questo, io sono un povero cristo, non ho prove per denunciare un presunto imbroglio, ho apprezzato l’iniziativa della Renault e attendo lumi dalle competenti autorità. E attenzione: dovessi accettare l’idea (non nuova, ho un cugino tipo canzone di Elio che me lo ripete da una vita) che in F1 tutto è truccato, insomma, l’ho già scritto, smetterei immediatamente di occuparmene, per mia fortuna ho altri interessi nella vita.
    Detto tutto ciò, a me rompe l’anima che la Ferrari, a Budapest, becchi più di un secondo al giro dalla Freccia Nera e nemmeno a parità di gomme.
    Buona domenica