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La panchina di BinottoLeo Turrini - 16 luglio 2020

D’accordo.
Non mi sottraggo al tema.
Sento anche io le voci. Navigo sul web. Leggo la carta.
Domanda.
La panchina di Mattia Binotto è in bilico?
Risposta.
Sì.
I vertici aziendali, qualunque sia l’opinione sul loro conto, sono molto delusi.
Frustrati forse è il termine più corretto.
Premessa.
Quando a gennaio del 2019 Binotto vinse il suo braccio di ferro con Iron Mauri Arrivabene, beh, io mi permisi comunque di scrivere che era un errore (di hubrys?) non separare immediatamente il ruolo di team principal da quello di direttore tecnico.
Non già per scaricare su altra figura eventuali delusioni tecnologiche, ma proprio perché nella F1 moderna i due ruoli non sono sommabili.
Moderna, la F1, per modo di dire: già negli anni Settanta il Vecchio tolse a Forghieri le incombenze della politica, con Montezemolo prima e con Piccinini poi.
E per stare al presente, Horner non è mai stato il dt della Red Bull e Wolff non lo è della Mercedes.
Non mi diede retta nessuno. Todos zerbinados, as usual.
Mi direte: ma questa è lana caprina, che ce ne frega a noi?
No, invece.
L’uomo solo al comando funziona nella narrazione dei cronisti sciocchi, non pochi. Non nella realtà.
Todt senza Ross Brawn non andava da nessuna parte. E viceversa.
Questo Binotto non lo ha compreso e la cosa mi sorprese in tempo reale, avendo Mattia partecipato, con responsabilità non secondarie, a quella epopea.
Così, eccoci qua.
È tutta colpa sua?
Io preferisco credere sia anche colpa sua.
Risolveremo i problemi cacciandolo?
Fortemente ne dubito.
È dal 2011 (Costa) che in Ferrari si usa il machete.
Risultati?
Ditemelo voi.
Coletta, il candidato interno alla successione, sta in azienda da oltre vent’anni.
Lo conosco un poco. Si è occupato di Gran Turismo. È preparato, appassionato.
Con il francese Mekies e con il popolarissimo Luca Colajanni, oggi brand manager del reparto corse, formerebbe una squadra competente. Esclusa l’area tecnica, ovviamente.
Ma poi?
Siamo sicuri che questa sia la via d’uscita?
Che credibilità hanno i padroni della baracca?
Chi garantirà continuità ad un progetto tecnico da rifondare?
Mandando via Costa/Domenicali/Mattiacci/Allison/Sassi/Arrivabene siamo andati
avanti?