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La Ferrari, il simulatore e l’AmericaLeo Turrini - 30 luglio 2020

Tutto, pur di ignorare Silverstone.
Scrivo di visioni, giusto per tenermi su.
Un nuovo simulatore per tornare a vincere in Formula Uno. Insieme ad una tentazione americana che non sarebbe comunque in contraddizione con l’impegno nei Gran Premi.
Mi spiego.
Da parte dei vertici della azienda si scommette sul futuro rifiutando l’isteria. L’amministratore delegato Camilleri è consapevole che sul reparto corse bisogna investire. Spendere meglio, ecco. Metterci soldi freschi, per modernizzare le infrastrutture e nel frattempo garantire stabilità all’area tecnica. Premessa, la stabilità, indispensabile per favorire l’arrivo in Italia di ingegneri di qualità, spaventati dal frenetico turn over dell’era Marchionne (e anche dell’ultima fase di Montezemolo, in verità). Per dirla con Piero Ferrari, che è il secondo azionista, non è bello sapere che Allison, Sassi e Tortora, allontanati da Maranello, lavorano e vincono in Mercedes…
I SOLDI. Quando Mattia Binotto, il team principal, provo’ a dire a Sergio Marchionne che serviva un nuovo simulatore, il mega impianto che per le monoposto sostituisce i test su strada, si sentì rispondere: costa troppo, possiamo vincere anche senza.
Così la Ferrari è rimasta indietro, alle prese con la consueta, dannata mancanza di correlazione tra i dati teorici e la risposta della pista.
A gennaio arriverà questo benedetto nuovo simulatore, alloggiato in una torretta all’interno del reparto corse.
Meglio tardi che mai, cosa volete che vi dica.
L’AMERICA. Sullo sfondo, c’è la suggestione a stelle e strisce. Non alternativa alla F1, conviene ribadirlo.
Da Indianapolis è arrivata la proposta. Dal 2022 gli americani sono disposti a cambiare le regole, per permettere la partecipazione di una monoposto interamente “Made in Ferrari” alle loro gare, dalla 500 Miglia di Indy in giù. La vettura verrebbe poi gestita in loco da un team Usa. L’impatto promozionale sarebbe straordinario. E inoltre consentirebbe di non intaccare la forza lavoro a Maranello, alla luce dei tagli post Covid concordati tra le squadre iscritte al mondiale di F1. Decisamente meno probabile, invece, un impegno diretto sulla 24 Ore di Le Mans, altro pezzo di storia nobile delle competizioni a quattro ruote.
Lo so, lo so. Vi ho parlato del l’avvenire in Rosso perché il presente mette tristezza. Ma è proprio quando le cose vanno male che bisogna dotarsi di una visione…