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La Ferrari e il senso di identitàLeo Turrini - 23 giugno 2021

Sono giorni di meditazioni, in attesa degli eventi agonistici della Stiria.

Petrolhead, l’autore del testo che ospito sotto, ha contribuito in prima persona alla storia dell’automobilismo. Usa un nickname perché è sempre attivo nel mondo dei motori.

Ecco cosa mi ha scritto.

“Caro Leo io temo che dobbiamo tutti prendere atto della dura realtà.
Entro il 2030, se non prima, i motori a combustione interna non verranno più deliberati su nuovi modelli. Chi può si riconverte ed affronta la sfida del futuro da subito.
L’attuale proprietà del Cavallino (non credo anche Piero, ma purtroppo lui è più vicino agli ottanta che ai settanta) non ha interesse, se non generico e di facciata, ad intraprendere strade nuove e almeno per Ferrari preferisce puntare sulla forza del marchio per far passare altri contenuti lasciando l’auto visibile ma in posizione di assai minore prominenza.
La Formula 1, finché esisterà, sarà un contenuto collateral da vendere comunicativamente al meglio e indipendentemente dai risultati.
In questa logica ci sarà si qualche sforzo di miglioramento e magari perfino qualche episodico risultato appena migliore dell’attuale mediocritá, ma non di più.
Non facciamoci illusioni.
Anzi, io non mi faccio illusioni perché tu tutte queste cose le hai già capite ben prima di me.
Io a casa ho alla parete l’immagine della Papera di Barnard.
Importante è far vivere le cose belle (al pari delle persone care) nella memoria”.