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Il Baku nell’acqua di Carletto LeclercLeo Turrini - 27 aprile 2019
  1. Riflessioni sparse sul caso del sabato del villaggio.
    Charles Leclerc.
    Quando gentilmente dalla Ferrari mi informarono che avevano deciso di puntare sul ragazzo, salutando il mio idolo KR7, io mi dissi d’accordo.
    Non ho cambiato opinione.
    Non la cambierò.
    Che Leclerc, all’ombra della fortezza di Baku, abbia commesso un grossolano errore, beh, non è in discussione.
    È stata, per usare un francesismo, una solenne puttanata.
    Ma sapete, io ho un’eta’.
    Ho visto le sciocchezze di Villeneuve padre. Ho notato gli svarioni di Senna. Ho visto il Rookie Hamilton perdere un campionato in maniera incredibile.
    Ovviamente io non so dire se Leclerc si ergerà ai livelli dei personaggi che ho citato.
    Ci spero e glielo auguro.
    Di sicuro (e anche questo sospetto di averlo già scritto) a Charles non giova l’atmosfera vagamente messianica dalla quale viene circondato. Con nemmeno trenta Gp sul groppone, si ha il diritto di imparare sbagliando. Se hai attorno un coro che ti proclama Eroe quando tutto è ancora da fare, sorry, il coro è stonato.
    Di più.
    Anche la fresca mania della equazione predefinita (Vettel bollito, Leclerc fenomeno) non ci porta, da ferraristi, da nessuna parte. In qualifica stiamo 3-1 per Seb e ci sta, per le cose che narravo sopra.
    L’equilibrio nel giudizio un tempo era una virtù. Ora temo non sia più così, purtroppo.
    Temo anche che non ci sia nulla di casuale nel fatto che su ogni tipo di circuito la Mercedes riesca sempre a trovare la quadra.
    John Elkann, visto che a Baku, su questo dovrebbe ragionare.
    Poi vediamo cosa succede tra Bottas e Hamilton, vediamo se Vettel ha qualcosa in tasca, vediamo come si riscatta Carletto e quanto vale la Red Bull di Verstappen (un altro che di puttanate adolescenziali mica ne ha fatte poche).
    Molto bravo è stato Giovinazxi con la seconda vettura del KR7 Racing Team. Peccato sia costretto a partire da dietro.